Ecco le istruzioni (nuove) su come compilare il modello EAS

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Schermata 2009-10-30 a 02.08.21Sono uscite ieri sera le nuove istruzioni (sotto forma di Circolare 45/09) sulla compilazione del modello di cui all’articolo 30.

Le si attendeva da tempo e hanno portato una serie di novità, rispondendo a certi quesiti (a volte in modo sorprendente), non rispondendo ad altri, lasciando un dubbio atroce di fondo: ma così raffazzonata, questa dichiarazione a cosa servirà?

Per ora vi allego la documentazione comprensiva dei diversi modelli.

Modello enti associativi

Circ 12 09

Circ 45 09

Istruzioni modello enti associativi

Primo provvedimento Direttore Agenzia

Provvedimento 2 specifiche EAS

Articolo di Valentina Melis sul sito del Sole 24 Ore

Carlo Mazzini

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40 commenti

  1. Buongiorno, grazie per le comunicazioni sempre tempestive e illuminanti (nonchè argutissime).
    Chiedo, qualcuno si è accorto o è stato fatto notare alla Agenzia delle Entrate che il modello è pure sbagliato?!
    Graficamente il terzo riquadro (le dichiarazioni del legale rappresentante) ha tutte le caselline sbagliate e può portare a molti equivoci.
    Capisco che è un errorino formale ma tra tutta la confusione che già c’è, potevano risparmiarsi (o almeno correggere in seconda battuta)questo ulteriore elemento di disturbo.

    Elena

  2. Chi mi conosce, sorride della sua affermazione relativa la mia arguzia! Comunque la ringrazio 😀

    In che senso sono sbagliate? Riesce a fare una “fotografia” della parte che ritiene abbia le caselline sbagliate?
    Cari saluti
    Carlo Mazzini

  3. Un quesito.
    Una piccola associazione che magari esiste da anni ma, avendo solo quote associative e contributi, non ha MAI registrato Atto Costitutivo e Statuto.
    Ce ne sono tantissime, che magari hanno 30 o 50 soci, e come si può capire entrate assolutamente esigue.

    Per mettersi in regola e compilare il Modello EAS credo possono:
    1) fingere di fondarsi ora e registrare atto costitutivo e statuto, visto che ufficialmente non sono mai esistite;
    2) oppure convocare un’assemblea straordinaria dei soci nella quale si verbalizza che l’associazione è stata fondata nell’anno XXX e che è stato adottato uno Statuto nell’anno XXX ma che non si è mai provveduto alla registrazione in quanto ne la legge lo imponeva, ne era necessario percependo l’associazione solo quote sociali e liberi contributi.
    L’assemblea prende atto delle recenti modifiche normative
    e pertanto decidere di procedere a registrazione.
    Delega il Presidente a registrare il verbale della presente assemblea come atto costitutivo ufficiale e all’unanimità conferma lo statuto vigente che verrà pertanto integralmente allegato allo stesso atto.

    Può andare?
    Il secondo caso serve soprattutto se l’associazione aveva chiesto anni prima la Partita IVA o si era accreditata in qualche modo presso Enti Pubblici (che ne so, che non chiedevano uno statuto registrato). Ovviamente nel secondo caso all’inizio del modello EAS si metterà la vera data di inizio attività (citata nel verbale di assemblea, anche a volte per un piccolo orgoglio storico dell’associazione stessa) e in fondo al modulo EAS metterà come primo statuto registrato in regola con i vari punti necessari per la defiscalizzazione quello appena registrato.
    Va bene?

    grazie della risposta

  4. Caro Stefano
    lei dimentica di dirci se dette associazioni micro hanno richiesto a suo tempo il CF.
    E’ una questione fondamentale, in quanto se non l’hanno vuol dire che agiscono più che altro non come associazione ma come comunione. Avrebbero dovuto richiedere il CF se hanno chiesto costantemente la quota associativa e si sono comportati da associazione di fatto.
    La soluzione 1 non è una finta (non le risponderei, ovviamente). E’ previsto che si possa fare un atto ricognitivo di un qualcosa che è successo anni addietro.
    La correggo; lo statuto ce l’hanno, ma non hanno mai potuto opporre a terzi la registrazione (data certa) verso terzi.
    La registrazione dell’atto è necessaria se si chiedono ANCHE corrispettivi ai soci. Se si chiedono solo quote unitarie (non differenziate) non è necessario – anche se è utile – registrare l’atto.

    Alla base di tutto, cmq, è che queste piccole associazioni devono sempre dichiarare la verità, ma so già che lei questo lo sottintendeva.

    Cordiali saluti

    Carlo Mazzini

  5. Carissimo Carlo, la ringrazio per la sua risposta, come sempre puntuale (apprezzo molto questo suo sito, non solo per i suggerimenti pratici ma per le idee che trasmette).
    Mi scusi piuttosto, perchè nella fretta di scrivere avevo scritto “Partita IVA” mentre stavo pensando invece al Codice Fiscale.
    E’ indubbio che va dichiarata la verità ma nelle piccole associazioni informali a volte (specialmente se durano da anni e c’è stato un po’ di ricambio), per chi è arrivato dopo non c’è neppure molta traccia di cosa hanno fatto i predecessori e quindi si va un po’ “a tentoni” e si guarda per forza di cose all’attività più recente. Probabilmente lei conosce meglio di me queste piccole realtà formate da persone con tanta buona volontà di operare nel sociale, tanto senso pratico ma scarsa propensione alla burocrazia.
    Lei dice che nel caso di quote indiferrenziate (potrei aggiungere contributi privati – ovviamente indetraibili – e pubblici, o sbaglio??) non è necessaria la registrazione, però la normativa del modello EAS in realtà fa capire il contrario, cioè che è necessario essere in regola con statuto e sua registrazione anche per defiscalizzare le quote sociali. Quindi questa affermazione (che a dire il vero ho trovato anche nel manuale Ciessevi) mi lascia alquanto perplesso e dubbioso.
    Diciamo che, a scanso di ogni equivoco, consiglierei anche queste piccole associazioni di registrare atto costitutivo e statuto (in regola, anche per poter eventualmente decidere in futuro di svolgere certe attività a pagamento per i soci.

    Mi fa piacere apprendere, non lo sapevo, che si può fare una registrazione di atto ricognitivo di quanto successo anni addietro.
    Ritiene che sia indispensabile o comuqnue opportuna (in fondo indice di democraticità), come io penso, un’assemblea dei soci attuali che lo attesti e confermi, cioè proceda ad una ricognizione formale?
    Si registra poi titolandolo come atto costitutivo, e specificando solo nel verbale dell’atto stesso che è un atto ricognitivo di costituzione e statuto approvati in anni precedenti (come da me teorizzato sopra)? oppure si titola Atto di ricognizione e va formulato diversamente?
    Ho navigato in internet ma non ho trovato nessun esempio.

    Le pongo queste domande sul suo sito perchè penso possano essere utili anche per altre associazioni.

    La ringrazio e la saluto cordialmente.

  6. Caro Stefano
    le dichiarazioni 35 e 36 non devono essere redatte da chi chiede solo quote sociali.
    Chi chiede contributi – e non corrispettivi – e quote sociali è obbligato a tutto meno le 35 e 36.
    Attenzione alla differenza sostanziale tra contributi e corrispettivi, l’obbligatorietà dei secondi e la sostanziale liberalità dei primi.

    Assolutamente necessaria una delibera di assemblea (straordinaria quando modifico uno statuto) per dire “da dove veniamo”.

    Cordiali saluti
    Carlo Mazzini

  7. Le faccio presente che una piccola associazione della mia Federazione sta correndo per fare tutto entro il 15 dicembre (e per fortuna che il Presidente è in pensione e ha un po’ di tempo per farlo): ha convocato l’Assemblea Straordinaria, poi correrà a registrare lo Statuto e quidni a compilare il mod. EAS (indicando anche i punti 35 e 36).
    Ma, visto che si son sempre limitati a riscuotere le quote associative ed, in passato, hanno avuto in più solo qualche piccolo contributo dal Comune (parlo proprio di puri contributi, quelli per aiutare le associazioni, senza prestazioni), ho detto loro che, stando a quanto lei scrive (ma è scritto anche sul manuale CSV e ribadito dagli esperti dei CSV) basterebbe compilare il modulo EAS lasciando in bianco i punti 35 e 36.
    Poi il prossimo anno o più avanti, dal momento che l’associazione volesse iniziare a chiedere ai propri soci dei corrispettivi (per attività istituzionale), potrebbe allora registrare lo Statuto e ricompilare il modulo EAS in variazione nei punti 35 e 36.
    Detto questo hanno preferito “cautelarsi” e andare a chiedere lumi all’Agenzia delle Entrate. Sono stati ricevuti solertemente e cortesemente dal Direttore che ha detto loro che lo Statuto, anche nel loro caso, va assolutamente registrato e che se nel modulo EAS non si compilano i punti 35 e 36 il modulo viene respinto come non fosse stato compilato.
    Non dico ovviamente qual’è questa Agenzia delle Entrate (anche perchè non capisco più se ha torto o ragione, non so se è l’unica a pensarla così e, a questo punto, la confusione normativa è tale che diventa difficile colpevolizzare chi vi lavora).
    Però come vede regna sovrana la confusione. Altro che ministeri della semplificazione, forse per i “furbi”, a noi che facciamo volontariato nel tempo libero ci stanno massacrando di burocrazia e punto. Però almeno ci si capisse qualcosa (personalmente sono anni che studio la normativa delle associazioni ma l’articolo 30 e il modulo EAS mi hanno messo veramente in crisi).

    • Io, invece, vorrei proprio sapere quale dirigente dell’Agenzia delle Entrate afferma ciò che lei riferisce!
      Io non dico di andare a leggere le nostre Guide, i nostri contributi ecc (io sono uno degli “esperti” dei CSV, per fortuna uno dei tanti); ma almeno andassero a leggere i LORO documenti.

      Andiamo sul sito dell’Agenzia delle Entrate e a questo link troviamo (ma dovrebbero trovarle anche loro, ce l’hanno internet???) le Istruzioni al Modello pubblicate con Provvedimento 2 settembre (90 gg fa!); da chi? Ma dal Direttore dell’Agenzia delle Entrate.
      Nelle istruzioni (mannaggia la pazienza che non ho!) a pag 5 leggiamo al punto 35:
      “Il presente punto 35 ed il successivo punto 36 non vanno compilati dagli enti che non si avvalgono della normativa prevista dai commi 3, 5, 6 e 7 dell’articolo 148 del Tuir e dai commi 4, secondo periodo, e 6 dell’articolo 4 del D.P.R. n. 633 del 1972.”

      Chi è che non si avvale dei commi 3, 5, 6 e 7 del 148? Ma chi si avvale solo del primo comma, chi ha solo quote sociali!

      Almeno lasciassero scritte le cose che dicono!
      Dica al suo associato che ad oggi non vi è necessità di registrare lo statuto nè tanto meno di rispondere ai punti 35 e 36 se ricevono solo quote sociali (sempre che – ovvio – esse non “nascondino” corrispettivi).

      Carlo Mazzini

      • La ringrazio molto. Anch’io la penso come lei. Volevo solo farle notare che la confusione regna sovrana. Ha ragione ad arrabbiarsi, lo sono anch’io.

      • Signor stefano che cosa significa 1 che l’ente ha articolazioni territoriali e/ofunzionali? altro punto che non capisco bene cosa significa 2 Che l’ente l’ente svolge attività nei confronti degli associati verso corrispettivi specifici ?

        Spero potrà aiutarmi a comprendere bene.

  8. BANDASANGIULIANESE on

    BUONGIORNO
    VOLEVO PORRE UN QUESITO:
    PER STATUTO ABBIAMO 3 TIPI DI SOCI:
    ATTIVI (MUSICANTI CHE PAGANO UNA QUOTA SIMBOLICA)
    ORDINARI (QUOTA SOCIALE)
    SOSTENITORI (QUOTA LIBERA, SUPERIORE ALLA QUOTA SOCIALE)
    è REGOLARE? ALTRE ASSOCIAZIONI CI HANNO DETTO CHE LE QUOTE DEVONO ESSERE UGUALI PER TUTTI.
    AVERE QUOTE DIFFERENZIATE COMPORTA PROBLEMATICHE FISCALI?
    ESSENDO UN’ASSOCIAZIONE COSTITUITA NEL 2009, COME POSSIAMO ELENCARE DATI RELATIVI AGLI ANNI PASSATI? ( MOD EAS PUNTI 23, 24, 30, 31 )
    GRAZIE. E COMPLIMENTI PER LE SPIEGAZIONI FORNITE PER LA COMPILAZIONE DEL MODELLO.

    • Buongiorno,
      non rileva il fatto di avere tre tipi di soci con obblighi le cui differenza sono limitate al solo ammontare delle quote (senza differenziazione dei diritti o servizi offerti).
      Certo è che si dice di norma che il sostenitore è tale e non è il caso di elevarlo a socio, dandogli un’importanza (o degli obblighi) che non ha e che forse non ha alcuna intenzione di avere.
      Faccio il caso: mi siete simpatici, fate un’attività che mi va a genio e decido di donare una somma (piccola, sono genovese).
      Se mi torna indietro una lettera con la quale mi dite che sono vostro socio, vi chiamo subito e vi chiedo indietro i soldi (son genovese 2).
      Non vi bastavano i soldi? Perché mi avete voluto incastrare con la questione di farmi associato?
      Credo di essere stato chiaro. Non fate soci a iosa, non è il caso, poi si rimane invischiati nelle questioni di cui al modello EAS.
      Alla fin fine; imponete quote diverse? C’è una ragione ragionevole oppure chiamate quota sociale ciò che per il sostenitore è una donazione (erroraccio da matita blu!)?
      Il problema non è il modello EAS, ma il significato a volte bislacco che diamo alle cose, dando loro i nomi più convenzionali (comodi) anche quando hanno un che di straordinario.
      I punti 23, 24, 30 e 31, il caso degli enti appena costituiti (quelli che non hanno ancora chiuso un anno): secondo le istruzioni dell’Agenzia devono essere compilati inserendo i dati previsionali. Io vi inviterei a non farlo. Non sapete prevedere il futuro, vero? Fateglielo sapere, allora.

      CM

      PS: per la netiquette, chi scrive tutto maiuscolo sta “gridando”. Non vi siete accorti che avevate il caps lock inserito 🙂

  9. complimenti per le inidicazioni fornite, molto interessanti. un quesito: ma le semplici palestre con uno statuto non registrato, con quote annuali e mensili versate dai singoli soci, che non ricevono sovvenzioni di sorta da nessun ente pubblico, sono tenute alla compilazione nel modello eas? ovviamente sono fornite di codice fiscale e tutti gli anni redigono il bilancio consuntivo e sono affiliate ad enti riconosciuti dal coni. grazie. cordiali saluti

  10. > Giannella
    Capitolo palestre: vuole che sia sincero? Ma … sincero sincero? Le palestre sono i principali obiettivi (in generale) degli accertatori sul non profit, in quanto, a detta di diversi funzionari, nella categoria si nasconderebbero molti evsaori. Detto meglio, molte palestre sarebbero in realtà attività 1) commerciali, 2) con scopo di lucro, che si nasconderebbero dietro il paravento dell’associazionismo sportivo dilettantistico per ottenere il massimo delle entrate con il minimo di pagamento delle imposte.
    Si pensi che una delle norme recate dall’art 148, c 8 del TUIR e dal parallelo art 4 legge IVA afferma che (nello statuto) deve essere esplicitamente esclusa la temporaneità della partecipazione alla vita associativa (lett c). L’espressione è un pò criptica, ma significa che io entro in un’associazione e pago la quota sociale. Col versamento annuale vado a confermare la volontà di rimanere nel sodalizio, che io acquisti o meno servizi periodici ad esempio di formazione o di attività sportiva (ad es frequentazione mensile di palestra). Il senso del divieto di temporaneità è: godo per un periodo sufficientemente lungo di tutti i diritti di elettorato attivo e passivo e di partecipazione democratica alla gestione dell’associazione, indipendentemente che io paghi o meno un corrispettivo su eventuali servizi. La quota sociale non è un corrispettivo ma una conferma annuale di adesione all’associazione.
    Il corrispettivo – se richiesto – è per poter fruire di servizi o beni ulteriori al godimento dei diritti associativi.
    Riepilogando, se lei incassa ogni mese una quota che in realtà nasconde un corrispettivo, è chiaro che va contro (ritengo inconsapevolmente) la norma citata; inoltre lei asserisce di non aver registrato lo statuto, contravvenendo lo stessa comma 8 dell’art 148 TUIR.
    Come avrà inteso da queste pagine, chi non segue le norme citate e incassa corrispettivi da soci (senza fatturarli) è un evasore; il Modello EAS non va altro ad aggiungere un adempimento che confermi la rispondenza statutaria e fattuale delle norme.
    E’ singolare che l’ente affiliante (federazione, ente di promozione sportiva ecc) non le abbia riferito nulla, o non abbia contestato la mancanza dei requisiti di sostanza e di forma.
    Ad oggi, pertanto, lei non è propriamente in una botte di ferro; o magari sì, ma un pò alla stregua di Attilio Regolo.
    Chieda lumi alla sua federazione.
    cm

  11. daniela nedelcu on

    Salve, a

    Amministriamo un’associazione costituita ad ottobre dell’anno scorso. Non eravamo fino ad oggi a conoscenza di questo modello. Esiste la possibilità di reccuperare la situazione?
    Per esempio se un’associazione aveva fatto una previsione di attività commerciale (o altra di quelle esentate) e poi ha cambiato la previsione ed entra nella categoria di quelle che deve presentarlo, può fare la registrazione del modello EAS entro il 31 di Marzo?
    Grazie! Daniela

    • In teoria, se non dovevate farlo durante il 2009, ipotizzando che incassiate le quote sociali solo dal 2010, dovrete fare l’EAS entro il 31 marzo 2011.
      Cordiali saluti
      cm

  12. Buona sera,
    Rappresento una piccola associazione nata per aiutare una comunità in Kenya. Viviamo con le donazioni che riusciamo ad raccogliere da privati. Ci siamo costituiti a novembre 2006 con una scrittura privata registrata e successivamete iscritti nel registro delle onlus. La nostra attività è la beneficenza. Siamo 11 soci fondatori e negli anni sono entrati e usciti altri 10 soci. Ho fatto richiesta del 5×1000 dal primo anno e un mese fa è arrivato quanto di spettanza anno 2006-2007. Siamo al settimo cielo anche se i progetti urgenti li abbiamo già realizzati (molto con i nostri risparmi personali. non sapevamo se, quando e quanto ci sarebbe mai arrivato).
    Premesso che questo è il primo 5×1000 che ricevo e che la redazione di questo documento dovrà essere effettuata entro un anno dalla ricezione del contributo (quindi per me il prossimo anno??), ho letto che devo redigere un rendiconto separato (da cosa?) corredato da relazione illustrativa nel quale devo indicare in modo chiaro e trasparente quale sia stata la destinazione del 5×1000; per favore trovo un fax-simile da cui partire da qualche parte?

    Mentre cercavo notizie in merito ho letto le varie domande e risposte sul modello EAS di cui, ammetto, non ne sapevo nulla.
    Devo farlo? A cosa serve? Se non ho capito male è già scaduto? cosa succede se non lo faccio?

    Voglio solo aiutare una comunità a lavorare e i bimbi a studiare, dove prima c’era il nulla ora ci sono tre scuole, sei bungalow, un ristorante, un pozzo, pannelli solari, una barca e 28 borse di studio…..
    perchè è così complicato fare del bene??

    grazie mille per l’aiuto, ne ho proprio bisogno.
    Silvia

  13. Cara Silvia,
    due buone notizie, una considerazione generale e una correzione ortografica.
    1. non dovete (non dovevate) fare l’EAS in quanto siete Onlus e come predissi il 14 settembre in un articolo su Il Sole (pag 25) e confermato un mese dopo in una circolare dell’Agenzia, la stessa ha escluso le Onlus dall’obbligo di invio della dichiarazione EAS (detto per inciso, ogni tanto ne azzecco una!).
    2. Per le prime due annualità del 5 per mille, non vi è alcun obbligo di redigere il cd rendiconto “specifico”. Le entrate 5 x 1000 saranno da voi inserite nel rendiconto generale e sarà utile specificare nella relazione di missione l’impiego di queste somme. Se le avete utilizzate per il complesso delle spese (progetti, spese generali ecc) … avete fatto benissimo! Solo le sportive dilettantistiche sono obbligate a redigere uno specifico rendiconto 5×1000 (ne parleremo un’altra volta).

    Considerazione generale
    Lei dice “perchè è così complicato fare del bene?”
    Il fatto che lo Stato richieda una tutela particolare alla pubblica fede (e quindi un maggior sforzo a chi la sollecita) mi appare cosa buona e giusta. Il fatto che lo Stato per realizzare questa finalità condivisibile realizzi le peggiori nefandezze burocratiche (EAS, 5×1000 scriteriato ecc) è cosa che si commenta da sola.

    Correzione ortografica
    Non voglio fare il maestrino dalla penna rossa (e blu essendo genoano), ma leggere “trovo un fax-simile” fa male alle mie arterie.
    Altre volte, lo confesso, ci sono passato sopra, oppure ho corretto direttamente il quesito del gentile lettore.
    Questa volta se faccio notare l’errore non è per cattiveria ma perché credo sia bene correggerci a vicenda (a proposito, correggetemi anche voi, con tutto ciò che scrivo, chissà quante cavolate – ortografiche e non – ho riportato).
    Quindi (e qualcuno mi dirà che non si inizia una frase con il “quindi” 🙂 )
    FAX-SIMILE è sbagliato.
    Le è scappato, ma per sicurezza ribadisco che si scrive FACSIMILE, tutto attaccato.

    Carlo Mazzini

    • Ringrazio per l’aiuto, i consigli e anche per la correzione. Accetto tutto di buon grado, solo così posso crescere e migliorare. Non mi ero accorta di aver scritto fax (so bene che è sbagliato) l’unica scusante è che ero e sono solo molto stanca. GRAZIE ancora di quanto scrive a tutti noi.
      Silvia

  14. Buona sera,
    rappresento una piccola associazione no profit con CF fondata nel luglio 2008. Solo oggi scopro (mea culpa) di non aver compilato il modulo EAS. Cosa posso fare ora? Cosa accadrà?

    Grazie.

    • Cara D
      se le vs entrate dal 2008 ad oggi non hanno ricompreso quote sociali e/o corrispettivi da soci, nessun problema; siete obbligati a fare l’EAS entro 60 gg dal momento nel quale avrete deliberato di ottenere questo tipo di entrate.

      Carlo Mazzini

      • Nessuna quota sociale e/o corrispettivi dai soci, ma abbiamo ricevuto una sponsorizzazione nel 2009 da un Ente privato e nel 2010 un rimborso spese da un Ente pubblico e un’altra sponsorizzazione dallo stesso Ento privato del 2009 (di cui abbiamo tutti gli scontrini e quant’altro che testimoniano che quei soldi sono stati usati per attività previste nello statuto).
        Grazie per la sua puntuale e celere risposta.

        Daniela

        • Ottimo. Le segnalo solo che dovete capire in cosa consista ciò che lei chiama sponsorizzazione, in quanto con quel termine si indica un rapporto di corrispettività per il quale necessitereste della P Iva.
          Ma son certo che nel vs caso parliamo di un contributo senza obblighi da parte vs.
          CM

  15. Salve, siamo un Associazione Sportiva Dilettantistica che pratica Capoira, fondata nel 1999. -Ci siamo accorti solo in maggio 2010 di questo modello EAS. Nonostante siamo iscritti alla Uisp e nonostante un commercialista segua la nostra Associazione nessuno ha provveduto ad informarci, naturalmente la responsabilità è solo nostra. Abbiamo associati che versano quote e contributi associativi, facciamo una parziale attività commerciale realizzando laboratori in scuole alle quali poi emettiamo fattura, non abbiamo sponsor. Dopo dubbi e dopo aver ascoltato pareri discordanti abbiamo deciso comunque di inviare all’Ufficio delle Entrate il modello compilato anche se con ritardo e ci è pervenuta la risposta di ricevimento da parte dell’Ufficio delle Entrate. Non pensiamo di essere dei criminosi solo per un ritardo o che debba crollare l’ Associazione solo per avere inviato in ritardo un questionario di 5 domande (il nostro è il modello semplificato). Nononostante questo non ci sentiamo tranquilli, quale sarà il nostro destino…

    • Primo: complimenti al commercialista e alla sede locale dell’UISP. L’inadeguatezza a dare certi servizi non dipende dalle strutture ma dalle persone. Comunque protestate verso queste persone e chiedete lumi sul loro comportamento.
      Secondo: voi chiedete “quale sarà il ns destino”.
      E’ un pò impegnativo come quesito, non credete? 🙂 Anche se legato solo alla questione EAS!
      In teoria – in teoria – l’inadempienza sarebbe gravissima per come è stata intesa e scritta questa buffonata di legge (art 30 DL 185/08).
      Dato che siamo in Italia e la sacralità della legge deve essere temperata dai cittadini dalla inadeguatezza della burocrazia, non come scusa ma per mera sopravvivenza, possiamo richiamare l’art 10 della L 212/2000:
      Art. 10. (Tutela dell’affidamento e della buona fede. Errori del contribuente)
      “1. I rapporti tra contribuente e amministrazione finanziaria sono improntati al principio della collaborazione e della buona fede.
      2. Non sono irrogate sanzioni ne’ richiesti interessi moratori al contribuente, qualora egli si sia conformato a indicazioni contenute in atti dell’amministrazione finanziaria, ancorche’ successivamente modificate dall’amministrazione medesima, o qualora il suo comportamento risulti posto in essere a seguito di fatti direttamente conseguenti a ritardi, omissioni od errori dell’amministrazione stessa.
      3. Le sanzioni non sono comunque irrogate quando la violazione dipende da obiettive condizioni di incertezza sulla portata e sull’ambito di applicazione della norma tributaria o quando si traduce in una mera violazione formale senza alcun debito di imposta. Le violazioni di disposizioni di rilievo esclusivamente tributario non possono essere causa di nullita’ del contratto.”

      L’amministrazione finanziaria afferma che ha dato ampia pubblicità al nuovo adempimento e ha diffuso notizie su centinaia di migliaia di invii. Ho già espresso i miei dubbi.
      Comunque l’amministrazione finanziaria ha scritto 5 circolari sull’argomento e posticipato due volte il termine di invio.
      “Obiettive condizioni di incertezza” appunto …!
      E poi andate a leggervi cosa si è sentito rispondere chi è andato a chiedere lumi agli uffici delle entrate!!!

      Carlo Mazzini

  16. Ringrazio per la risposta e mi scuso per non essermi firmata nella precedente, sono Alessandra. Quindi mi pare di capire che il grande caos italiano può essere la nostra grande risorsa di difesa e che forse, come dice mio marito (brasiliano) anche questo caso si risolverà (speriamo) tutto in pizza, (in Brasile tutto in samba io replico !)
    UN DUBBIO (tra i tanti!): il fatto di avere comunque anche se in ritardo inviato il modello EAS e di aver ricevuto dall’Ufficio delle Entarte converma di ricevimento via telematica , significa che siamo dentro o siamo fuori?
    Ringrazio di nuovo, Alessandra

    • Vuol dire che dal momento in cui avete ottemperato all’obbligo voi siete dentro; ignoriamo, ad oggi, quale sia il vs destino tra il 31.12.09 e quella data.
      Dovrebbe prevalere la buona fede dimostrata proprio dal fatto che “poi” avete inviato la dichiarazione.
      Cordiali saluti

      cm

  17. salve, mi unisco al commento precedente… faccio parte di una piccola associazione(quest’anno 20 soci) registrata e con codice fiscale. Ci occupiamo di tematiche relative all’educazione e alla crescita personale. riceviamo una quota sociale di 10 euro annui e svolgiamo un attività sociale fatta di un concerto di apertura attività, 7-8 incontri tematici gratuiti durante l’anno più un paio di laboratori dove i soci danno un contributo per le spese (parliamo sempre di cifre modeste). Per nostra ignoranza non abbiamo compilato il modulo Eas e all’agenzia dell’entrate è stato molto complicato avere delle indicazioni precise. Ci domandiamo cosa fare: chiudere l’associazione ed eventualmente riaprirla ? è possibile inviare ora il modulo Eas? grazie

    • Non fate pasticci di chiudere associazioni e riaprirle subito dopo. Queste cose le vediamo fare dalle cd “cartiere”, evasori e compagnia cantando.
      Dato che non abbiamo nulla da nascondere, facciamo ora il nostro dovere; compiliamo il modello EAS facendoci aiutare – se necessario, e spesso lo è – da un Centro di Servizio per il volontariato della nostra provincia o regione, che dovrebbe saperne un bel pò.
      Ribadisco i concetti prima esposti. Buona fede, Statuto dei diritti del contribuente e – speriamo – buon senso dovrebbero essere dalla nostra parte.
      Chiudendo e aprendo una nuova associazione ci giochiamo le prime due e – tra l’altro – rimaniamo sotto scacco con la vecchia (seppur defunta) associazione. Non basta chiudere un’associazione per non temere più nulla dal fisco!
      Cordiali saluti

      Carlo Mazzini

  18. Fabrizio D'Incà on

    Buongiorno,
    non sono lo stesso Fabrizio del commento precedente.
    Le scrivo per chiedere un suo parere.
    Ho cominciato a seguire una Associazione di Promozione Sociale regolarmente affiliata all’AICS e in regime fiscale di cui alla legge 398/91.
    Questa associazione l’anno scorso non aveva presentato il modello EAS ed io, come da Lei consigliato in altri articoli, ho provveduto all’adempimento adesso.
    Ora il mio dubbio é il seguente:
    nei modelli Unico degli anni scorsi sono stati inseriti
    come proventi commerciali gli incassi, derivanti dalla somministrazione di alimenti e bevande, in occasione di una festa patronale organizzata annualmente dall’Associazione.
    E’ corretta questa interpretazione o i proventi potrebbero rientrare fra quelli esclusi dalla formazione del reddito imponibile ai sensi dell’art. 143 comma 3 lett. a TUIR.?
    La ringrazio anticipatamente per la risposta, mi complimento per la qualità del sito e per la sua competenza e Le porgo cordiali saluti.
    Fabrizio D’Incà

    • A mio avviso quelle entrate possono rientrare tra quelle previste dall’art 143, c 3, lett a del TUIR.
      Essendo una vendita (un’offerta) di beni, questi devono essere di modico valore.
      Quindi ai sovventori devono essere offerti questi beni a partire da una cifra <25 euro.
      La questione dell'occasionalità non è ad oggi definita; 2 o 3 volte all'anno dovrebbe essere una posizione difendibile.

      Cordiali saluti e grazie per i complimenti

      Carlo Mazzini

  19. Gentile Carlo Mazzini

    prima di tutto le faccio i complimenti per il modo ironico un cui tratta argomenti veramente allucinanti: come quello assurdo della burocrazia italiana!!! Penso che solo così si possano seguire…
    Comunque le scrivo perchè facendo parte di una ass di promozione sociale fondata nel 1997 e non avendo un commercialista, abbiamo saputo di questo maledetto modulo EAS solo 3 settimane fa, quindi siamo nel pallone! Dopo aver consultato 4 commercialisti discordanti, non ne siamo ancora venuti a capo! Cosa dobbiamo fare per non essere considerati a fini di lucro? Lo mandiamo lo stesso questo modulo? o mi conviene andare all’agenzia delle entrate e chiedere? o al centro servizi per il volontariato?… siamo un piccola associazione che organizza serate di sensibilizzazione di paesi terzi e un festival sul turismo responsabile! Possiamo partecipare a dei bandi in queste condizioni?
    Grazie mille del suo aiuto in anticipo…

    Sonia

    • Cara Sonia
      andate al Centro di Servizi più vicino, e di corsa!
      La buona fede a mio avviso paga, e un domani comunque potrete dire che almeno da fine ottobre – non appena avete avuto sentore dell’adempimento – avete adempiuto.
      Diversamente il rischio non è perdere l’assenza di fine di lucro ma la non commercialità (sono due concetti distinti), e trovarsi quindi a dover pagare le imposte persino per le quote associative dal 1.1.2009 in poi!!!

      Grazie per i complimenti; speriamo di essere utili!

      Carlo Mazzini

  20. Salve e grazie per il servizio che offrite.
    Noi siamo un’associazione Culturale -Musicale; al nostro interno abbiamo attivi dei corsi di musica riferiti esclusivamente ai nostri soci, a cui chiediamo dei contributi a copertura dei costi sostenuti per l’organizzazione dei corsi. sulla ricevuta che rilasciamo ai soci abbiamo scrito la seguente dicitura:
    “operazione fuori campo iva ai sensi dell’ ex articolo 4 del DPR 633/72”.
    E corretto il nostro comportamento? e noi dobbiamo compilare il campo 35 e 36 del modello EAS?
    da premettere che abbiamo anche la partita IVA e la usiamo quando facciamo dei concerti per persone o enti non associati ai quali rilasciamo regolare fattura (398/91 abbiamo adottato questo regime fiscale).
    Grazie della cortese attenzione e buon lavoro.

    • Per la prima parte
      L’operazione è fuori campo IVA se seguite veramente – anche in termini statutari – l’art 4 Legge IVA e il suo gemello art 148, cc 3 e 8 del TUIR.
      L’EAS è stato malauguratamente pensato proprio per verificare se le organizzazioni seguono su carta e nell’effettività della vita e delle pratiche reali le prescrizioni di cui alle leggi citate.
      Dovete compilare i punti 35 e 36 (dato che vendete beni / servizi ai soci)
      Bravi che adottate negli altri casi – vendita ai non soci – la L 398/91

      Cordiali saluti

      cm

  21. un’associazione culturale che incassa solo le quote associative, senza svolgere alcun tipo di atività commerciale , a marzo 2010 ha inviato il modello eas compilando i punti 35 e 36 .
    ora rileggendo la guida operativa ho notato che dice “La presente dichiarazione punto 35 e la numero 36 non devono essere compilate da chi non si avvale del regime riportato nelle dichiarazioni medesime, da chi pertanto non defiscalizza le eventuali entrate da vendita ai soci di beni o di servizi (ad esempio, da chi riceve solo quote sociali).
    mi conviene inviare nuovamente il modello eas eliminando le compilazioni riportate precedentemente ai punti 35 e 36?

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