5 per mille 2006: diamo i numeri, come sempre

0

Credo sia utile iniziare a capire cosa significano i numeri pubblicati dall’Agenzia delle Entrate ieri, 12 ottobre.

Una prima curiosità è stata quella di vedere se la contribuzione media per ogni erogatore si assestava nell’intorno della previsione che facemmo alcuni mesi fa (vedi qui).

Con la sfera di cristallo a nostra disposizione, riuscimmo a prevedere 25 euro di contribuzione media, cifra confermata nella sostanza dal dato comunicato dall’AdE che ferma la cifra a € 25,7.

Poi ci chiedemmo a quanto sarebbero ammontati gli scarti per ogni settore, scarti determinati dal fatto che molti contribuenti hanno firmato uno dei tre riquadri del 5 per mille senza indicare un soggetto particolare (col codice fiscale).
I nostri calcoli erano sulle preferenze, mentre i risultati degli scarti ce li abbiamo direttamente in euro.
Noi sentenziammo
Volontariato e Onlus : aggiungere 9.38 ogni 100 preferenze
In realtà il valore medio si assesta ad una aggiunta di 7,77 euro ogni 100 incassati direttamente.
Ricerca scientifica: 76 preferenze ogni 100 espresse. Dai dati reali gli euro da aggiungere sono 66,40.
Ricerca sanitaria: prevedemmo 233 preferenze da aggiungere alle 100 guadagnate sul campo. In euro si sono tradotti in 199 euro ogni 100 incassati direttamente.

Infine, alla lettura dei lunghi elenchi di ieri, mi sono accorto che alle organizzazioni il “moltiplicatore degli scarti” risultava anche sensibilmente diverso tra enti dello stesso elenco, e mi sono chiesto il perchè.
Credo di aver scoperto l’arcano, e ve lo espongo perchè dice molto dell’attenzione che l’AdE ha posto alla questione.

L’Agenzia partiva da una serie di dati noti:
– il totale degli importi derivanti dalle scelte espresse
– il totale degli importi derivanti dalle scelte non espresse
– il numero delle scelte espresse in totale e per ogni singolo ente
Ciò che mancava era appunto la stima (e il metodo per calcolarla) dell’importo (in euro) delle scelte non espresse per singolo ente.

La prima elaborazione consisteva nel calcolo del valore pro-capite delle scelte espresse. E’ bastato dividere gli Importi delle scelte espresse per il numero delle scelte espresse; sia per il valore totale che per quello di ogni ente beneficiario.

Poi è stato calcolato il già menzionato “moltiplicatore degli scarti”, rapportando gli importi delle scelte non espresse a quelli delle omologhe espresse. In questo caso, si aveva solo un moltiplicatore per ognuna delle tre categorie, e non per tutti i singoli enti.
Infine si sono moltiplicati i due valori: valore pro-capie (A) per moltiplicatore degli scarti (B).
Si è arrivati così ad una costante (K) per cui K = A x B
Per ognuno dei partecipanti alla grande corsa del 5 per mille si è quindi trovato il personalissimo valore “B” (moltiplicatore degli scarti) applicando la seguente formula
B=K / A

Qui sotto le prove con alcune organizzazioni di due settori e la procedura di calcolo.


immagine_3.jpg

Qui oltre, invece, trovate la rappresentazione grafica tra gli importi derivanti da scelte espresse e quelli da quelle inespresse.

immagine_ripartizione.jpg

Quale significato ha applicare queste formule alla questione dei resti?
Credo significhi rendere l’erogazione più equa, riconoscendo infatti un valore “B” (moltiplicatore dei resti) più basso a chi ha registrato di fatto un valore medio pro-capite di erogazione più alto.

Carlo Mazzini

Related Posts with Thumbnails
Share.

About Author

Leave A Reply

Time limit is exhausted. Please reload CAPTCHA.

Questo sito utilizza cookie per funzioni proprie. Se continui nella navigazione o clicchi su un elemento della pagina accetti il loro utilizzo Per maggiori informazioni vai in fondo alla pagina e clicca su "Privacy Policy"

Vai in fondo alla pagina e clicca su "Privacy Policy" - Per contattarci su questioni "Privacy" scrivi a "studiouno (chiocciola) quinonprofit.it"

Chiudi