Chiamatelo Titolare Anaffettivo

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E venne il giorno che tutto evaporò.

L’8 dicembre si è saputo che il TAR del Lazio ha sospeso al fotofinish l’efficacia del decreto ministeriale che fissava nell’11 dicembre il giorno ultimo per la comunicazione del Titolare effettivo (di cui ha ben riferito qui Gianpaolo Concari).

La questione non è se il TAR abbia ragione oppure no. O se Assoservizi Fiduciari (ricorrente) abbia difeso solo gli interessi dei clienti dei suoi associati o abbia posto una questione di diritto condivisibile.

La questione non è neppure chiedersi perché il legislatore nella formazione della norma non abbia chiesto parere consultivo ai soggetti interessati o, se l’ha fatto, non abbia posto le cautele necessarie per evitare questa situazione.

Se ben ci pensiamo, la questione non è neanche chiedersi perché i ministeri interessati (Economia e Made in Italy) in due mesi non abbiano mai risposto pubblicamente ai quesiti che il Ministero del lavoro e tanti professionisti e enti gli hanno posto in merito alla questione degli ETS (Erano / Sono obbligati o no?), lasciando un numero considerevole di soggetti nel dubbio in merito all’obbligatorietà dell’adempimento.

Così come la questione non è neppure chiedersi perché nel recepire la normativa europea non si è permesso comunque ai portatori d’interesse come i giornalisti e le organizzazioni non profit di accedere al registro dei Titolari effettivi, tagliando di fatto le unghie ad uno strumento che sarebbe potuto essere davvero utile.

Non credo che la questione sia chiedersi perché il legislatore abbia considerato termini diversi di adempimento per enti non profit e aziende: le seconde più fortunate possono adempiere in una data fissa all’anno (30 giugno), il non profit come al solito è più sfigato dato che avrebbe dovuto inseguire le date mobili a seconda dei cambiamenti del T.E. effettuati l’anno precedente.

E la questione non è neppure farsi troppe domande in merito al fatto che non si applichino ben tre leggi sul divieto per la pubblica amministrazione di chiedere a cittadini o enti atti, fatti o documenti già riportati ad altra pubblica amministrazione, divieto qui bellamente ignorato.

Quindi, qual è la questione?

A me sembra plateale.

Se il legislatore ha applicato male una direttiva europea, se la burocrazia ci ha costretto al solito slalom per evitare di pestare merdoni, se il cittadino e il professionista sono stati lasciati soli nell’interpretazione delle norme, se l’obbligo è parso assolutamente ridondante rispetto alle finalità, la questione è che nella realtà alla nostra classe dirigente pubblica (politici e pubblici funzionari) non poteva frega’ de meno di dare gli strumenti alla società per trovare i titolari effettivi di una qualsiasi entità economica per ragioni di antiriciclaggio e antiterrorismo.

Potevano dircelo.

Ci avrebbero risparmiato una colossale rottura di cabbasisi!

Carlo Mazzini

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