Su pressione dell’Istituto della Donazione lo IAP fa rimuovere da Quinonprofit la pronuncia del Giurì

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Qui le cose si fanno spesse, e pertanto vi chiedo pochi minuti di attenzione.

Come sapete, nelle scorse settimane ho pubblicato sul mio sito la Pronuncia 54 del 2010 del Giurì dello IAP (Istituto di autoregolamentazione pubblicitaria). La pronuncia riteneva ingannevole una piccola pubblicità dell’IID.

Avevo avuto notizia della pronuncia da amici avvocati e poi ne avevo letto sui blog di Ferrara e del Prof MelandriA quel punto ho chiesto formalmente allo IAP il testo della pronuncia, dichiarando fin dall’inizio la volontà di pubblicarla. Dopo pochissimi giorni, una volta che hanno visionato il mio sito ritenendolo evidentemente “serio”, mi hanno inviato il testo in .pdf esponendomi alcune regole di pubblicazione.

Il giorno dopo la pubblicazione sul mio sito, l’IID ha emanato un comunicato sulle ragioni del suo silenzio, comunicato che io ho commentato.

Questa mattina mi è arrivata una lettera dello IAP (indirizzata a me e all’avvocato dell’IID) dove in premessa, si legge che “riscontriamo la comunicazione dello Studio (omissis) a firma dell’Avv. (omissis) del 14 luglio 2010 con la quale, nell’interesse del proprio cliente Istituto Italiano della Donazione, si chiedono allo IAP chiarimenti riguardo alla pubblicazione della pronuncia del Giurì n. 54/10 sul sito www.quinonprofit.it (omissis)”.

Lo IAP prosegue scrivendo che in generale la pubblicazione delle pronunce risponde ad una logica di trasparenza, al fine di tutelare i consumatori ecc. ecc.

Lo IAP nel caso specifico però constata che “(omissis) la pubblicazione della citata decisione del Giurì nel sito www.quinonprofit.it sta dando luogo a polemiche anche a motivo delle note e dei commenti che la corredano, che farebbero venir meno la finalità di mera “neutralità informativa” sulla base della quale l’Istituto acconsente alla pubblicazione di singole decisioni. L’Istituto pertanto si vede costretto a chiedere che la Pronuncia del Giurì n. 54/10 venga rimossa senza indugio dal sito www.quinonprofit.it. E’ comunque possibile reperire una sintesi della decisione sul sito istituzionale dello IAP www.iap.it, così come la copia cartacea della versione integrale è disponibile per chiunque ne faccia richiesta.

Con viva raccomandazione al dott. Mazzini di ottemperare in tempi brevi a quanto richiesto, porgiamo ad entrambi i destinatari le nostre cordialità.”

Andiamo per punti.

1. Comportamento dello IAP. Mi chiedono di rimuovere ed io rimuovo (andate pure a controllare). In fondo, lo IAP ha acconsentito di darmi una sua pronuncia (ho inviato una email, ho fatto presente che l’avrei pubblicata sul mio sito, loro hanno visitato il mio sito e mi hanno inviato il testo); appena c’è stata un pò di “maretta” lo IAP ritiene che venga meno “la finalità di mera “neutralità informativa” sulla base della quale l’Istituto acconsente alla pubblicazione di singole decisioni”. Ignoro in cosa consista la “neutralità informativa”, dato che – magari ancora per poco – è ancora vigente il diritto di dare una notizia riportando fatti oggettivi e commentarla con commenti “soggettivi”, sempre che non sia riscontrabile la fattispecie della diffamazione.

Come afferma lo IAP, qui trovate l’estratto della sentenza.

2. Comportamento dell’IID. Danno in mano la pratica ad un primario studio internazionale (quelli con nomi chilometrici, per intenderci) che fa il suo mestiere. Mi chiedo: IID non aveva altro modo di controbattere alle argomentazioni (non “accuse”, qui non si accusa nessuno) che chiedere per interposta persona la rimozione del testo? Peraltro, come ho detto e ribadito più volte:

a. che la pronuncia potesse non andar loro bene, è posizione più che legittima.

b. il problema che ho sollevato risiedeva non nella pronuncia (tutti facciamo errori) ma nel fatto che un ente che basa la credibilità degli enti non profit nel concetto di “trasparenza” deve essere trasparente e pertanto mi sarei aspettato dall’IID la pubblicazione della notizia (avvenuta solo dopo il mio articolo) e della sentenza con un bel commento da parte loro, magari critico verso la pronuncia, come era giusto fare.

Invece, nulla di tutto questo e, anzi, la richiesta – che potevano farmi direttamente, non ho la peste – di togliere la pronuncia dal mio sito.

Caro IID, finiamola qui. Tengo famiglia e non ho voglia né tempo per ulteriori querelle che io ho cercato di tenere sulla base di argomentazioni. Di certo avete perso un’ottima occasione per rilanciare un marchio che voi giustamente volete prestigioso e credibile. Sarà per un’altra volta, ma nel frattempo domandatevi in coscienza se questo tipo di azioni sono “da ente non profit”.

Carlo Mazzini

PS: E se volete imparare qualcosa su come si gestisce una crisi, andate a vedere come si è comportata una multinazionale – ma la casistica è numerosa – in un caso ben più oneroso, dove il CEO si è esposto in prima persona e ha detto parole significative.

Antennagate – link e commento di una esperta in comunicazione

PS 2: a chi intende commentare questa notizia, attenetevi ai fatti e commentate con un occhio di riguardo verso chi – io – vi dà la possibilità di informarvi. Cestinerò i commenti che mi appaiano eccessivi. E tenete conto che finora – grazie a voi – non l’ho mai dovuto fare!

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8 commenti

  1. La cosa si commenta da sola. Ognuno si farà la propria opinione, i blog nascono anche per creare cultura, farsi un’opinione e questo blog credo che serva proprio a questo, cioè la qualità dei post crea cultura nel nonprofit (perchè è quello che manca nel nonprofit, c’è tanta ideologia e buonismo ma poca cultura). Che questo episodio serva agli operatori del fundraising e del nonprofit per farsi la propria opinione e fare le scelte conseguenti.

  2. Caro Carlo,
    non posso che dire che l’IID ha sprecato una grande occasione per affrontare questa piccola crisi come un’opportunità. Poteva essere un momento di riflessione pacata e tutti avevamo sottolineato il ruolo che l’IID, un altro IID, poteva svolgere per la promozione del terzo settore italiano.

    L’IID (ma qui mi chiedo chi: l’organo assembleare, i suoi amministratori, la dirigenza…) ha scelto una strada diversa, una strada che da comunicatore avrei vivacemente sconsigliato a qualsiasi mio datore di lavoro.

    La conseguenza diretta è stata quella di ingigantire il caso, di dargli una visibilità che probabilmente non avrebbe mai avuto, di mettere a nudo (al di là degli intenti di chi ne aveva scritto) tutte ma proprio tutte le contraddizioni dell’IID, di svalutare agli occhi di molti, anche di chi ci aveva creduto, il marchio dell’IID (“deprezzando” l’investimento dei suoi stessi soci).

    Oggi mi chiedo solo (ma è una domanda retorica) se proprio non si poteva fare diversamente e se i soci IID sono contenti di questa gestione. Io rimango una persona ottimista e quindi spero davvero in un cambio di rotta a beneficio di tutto il settore.

    A te, intanto, esprimo tutta la mia solidarietà, evitando ogni commento che potrebbe causare ulteriori polemiche.

    Un caro saluto

  3. Premessa d’obbligo: faccio mie le tue stesse parole a commento della sentenza in questione, pubblicata nei giorni scorsi sul tuo blog:
    “Dico subito che tifo per persone ed enti, come l’IID, che nel non profit – e in generale nella società – hanno queste finalità; nel non profit vi è una grande necessità di questi profili, di queste funzioni che non sono moraleggianti ma “morali”.”
    Ciò premesso, sono sconcertato per la piega che ha preso la vicenda e per quello che considero un plateale autogoal da parte dell’IID. Molto meglio sarebbe stato ammettere l’errore, peraltro sanzionato dall’Istituto per l’Autodisciplina, scusarsi, aprire una riflessione critica su contenuti ed effetti di una comunicazione sbaglaita, ritirandola immediatamente e modificandola. Mai come in questo caso vale il detto “errare umanum est, perseverare…diabolicum”. Per la verità mi stupisce anche il comportamento dell’Istituto per l’Autodisciplina, che prima ti autorizza e poi, su evidente insistenza della parte in causa, ti chiede la cancellazione della tua pubblicazione, accampando motivazioni per me discutibili, legate ai tuoi commenti e ai rumors che ne sono scaturiti. Le sentenze e i pronunciamenti, siano essi della magistratura o di una authority vanno accettati, e ritengo sia lecito, ed anzi auspicabile, commentarli favorevolmente e/o criticarli. Vai avanti con il tuo lavoro, puntuale e prezioso, molto apprezzato da me, per quanto possa contare, dai fundraiser, dalle Associazioni, da ASSIF, di cui, come sai, sono Consigliere. Beppe Cacòpardo

  4. Sono un assiduo lettore/navigatore di “Qui non profit” e sono rimasto sinceramente sconcertato dalla querelle con l’IID.
    Questo blog ha il merito di aprire spunti di riflessione in modo serio e pacato con quel pizzico di ironia che serve per rendere piacevole anche la lettura di notizie di natura ministerial-burocratica.
    Oltre al fatto, che apprezzo molto, di fornire notizie affidabili e aggiornate su un settore, quello del non profit, che vive troppo di pressapochismo e autoreferenzialità.
    Chiuso il capitolo IID….continuate così.

  5. Caro Carlo,

    Commentatori molto più autorevoli di me hanno già fatto il loro dovere nell’esprimerti la loro solidarietà.
    Ritengo, peraltro, che la “medesima” si commenti da sola … anche per quel filino di ironia e (forse) di ridicolo (lascio ad altri l’ardua sentenza!) insito nella notizia stessa (la realtà è meravigliosa e piena di stranezze) e che tu esprimi in modo perfetto e quotidiano nel tuo blog.
    Inutile dire, quindi, di andare avanti…il tuo lavoro e la tua professionalità sono importanti per il nostro lavoro (complicato…anzi complicatissimo!).
    Un caro saluto
    Michelangelo

  6. Sono un ragioniere abituato a ragionare per cifre. Scusate se mi intrometto in questa discussione. Rilevo che fondato nel 2004 (sei anni fa) dei 260.000 enti non profit che operano in italia si sono certificati a questo istituto in 53, lo 0,020%. Rivelo soprattutto che i donatori italiani continuano a donare soprattutto alle sigle NON certificate a questo istituto.
    Vabbè che in Italia un carrozzone in più non fà la differenza, ma se si fosse seri forse visti questi numeri si dovrebbe ristrutturare/rifondare, mandare in pensione chi lo dirige e a casa chi è ancora in età lavorativa.

  7. Caro Carlo, mi sono persa un po’ di comunicazioni dei giorni scorsi e mi spiace arrivare in ritardo ad esprimerti il mio dispiacere nell’ assistere agli ultimi eventi. Non sia mai che tu smetta di farci arrivare quinonprofit con tutte le utilissime informazioni,i tuoi commenti sempre esatti, saggi ed equilibrati, spesso con un filo di ironia che li rende ancora più piacevoli . Tratti temi davvero sofisticati e spesso difficili rendendoli semplici per molti di noi, e di questo ti sono sempre grata!
    Il nonprofit ha bisogno di persone di valore: tu sei una di queste. Anche se ogni tanto si viene presi da un po’ di scoramento a causa di fatti che ci coinvolgono e coninvolgono il nostro settore credo che l’unica cosa giusta da fare sia andare avanti col nostro lavoro, con le nostre convinzioni e molta pazienza e resistenza. mi raccomando conto (e credo che in molti contiamo) su di te!
    continua a darci il tuo punto di vista che è sempre valid e gradito. grazie!
    Bea

  8. Pingback: Si può prendere in giro una campagna di cause related marketing? | Internet per il fundraising

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