Un sospiro di sollievo, un sollievo generale, e in fondo un dubbio amletico.
Anche se non siamo ancora riusciti a trovare il testo dell’emendamento presentato dai relatori nella V Commissione della Camera (commissione referente sul disegno di legge 5534-bis, legge di stabilità), abbiamo la certezza – avendolo letto da giorni e oggi sui diversi quotidiani, non ultimo il Sole – che sono saltate sia la franchigia su deduzioni e detrazioni, sia il tetto sulle detrazioni.
Baretta e Brunetta – i relatori – hanno quindi trovato la quadra con i tecnici del Ministero per evitare quello che sarebbe stato un aumento dell’imposizione (dato che diminuivano i risparmi fiscali) con effetti devastanti su una serie di attività, non ultime quelle del non profit. La spinta a donare sarebbe stata meno forte con un risparmio fiscale il più delle volte azzerato.
Tutto bene ciò che finisce bene, quindi?
Primo, non cantare vittoria, la strada è ancora lunga.
L’emendamento – non ancora pubblicato sul lentissimo sito della Camera – sarà discusso nei prossimi giorni in Commissione, poi tutta la legge passerà all’assemblea della Camera; lì verranno ripresentati una serie di emendamenti (alcune migliaia, probabilmente) tra cui quelli che preferiamo, del tipo l’introduzione tra i beneficiari del 5 per mille delle Pontificie Università (per fortuna non passata) o la possibilità per le sportive dilettantistiche di dedursi 400 € per ogni cavallo utilizzato dal maneggio per attività agonistica. Una volta passati cavilli e cavalli – vi ricordate il mitico Notting Hill con la rivista “Cavalli e segugi”? – si arriva in Senato dove nuovamente passerà le forche caudine di Commissione e di Assemblea. Ad un certo punto metteranno la fiducia e la questione andrà più spedita; comunque vigiliamo.
Secondo. Ed il non profit cosa ha fatto?
Qualche organizzazione di certo ha scritto a proprie conoscenze in Commissione. Altri (pochi) hanno protestato pubblicamente. La questione dei fondi per la SLA – che nel 2011 avevano pensato bene di andare a recuperare dal 5 per mille – è stata sulle prime pagine dei giornali grazie alle organizzazioni di settore. Il Forum è andato all’audizione con qualche centrale delle cooperative e altri rappresentanti di questo mondo, dicendo cose condivisibili su donazioni e altri problemi, argomentazioni purtroppo affogate nel mare magnum delle considerazioni su IVA delle cooperative, ecc.
Diciamo che non si è fatto fronte unito nè unico. Non ci sono state parole o slogan da ricordare e da far ricordare. Gli esodati – che non sono organizzati come il non profit – si sono fatti sentire molto di più. Un non profit disorganizzato, che non ha voce per una ragione fondamentale: non apre bocca come un coro, ma cincischia frasi stereotipate prese in prestito dai sindacati e frasi che si accavallano le une con le altre.
Terzo. E che dire dei tecnici?
Per loro era importante il risultato contabile finale. Se in mezzo c’era la castrazione del non profit e l’azzeramento delle convenienze fiscali generali a loro non importava, che equivaleva a dire che castrazione e azzeramento non avrebbero avuto effetti sull’economia e sulla tassazione degli anni successivi.
Diciamo che l’errore è stato grossolano.
E sale sempre più alta la domanda: ma dove ha studiato questa gente?
Alla Scuola Radio Elettra con Bossi?
E come è riuscita a passare gli esami?
Carlo Mazzini
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