Le scuole pubbliche e i famigerati contributi volontari obbligatori

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Ancora di recente è tornata in auge la notizia relativa alle scuole che richiedono in sostanza un coerentissimo “contributo volontario obbligatorio” (qui una notizia tratta da corriere.it), ossimoro vivente che perseguita i genitori e le poche certezze che posavano sulla logica, la quale ci dice che ciò che è volontario non è obbligatorio.

Avendo un certo numero di figli mi è capitato di incorrere in stralunate (ma che dico?) incredibili – nel senso di non credibili – lettere di dirigenti scolastici che arrampicandosi sugli specchi con ventose poco aderenti scivolavano giù giù, lontani (appunto) dalla logica e dal senso comune per il solo fine di raccattare un po’ di soldi.

Avete presente Cip e Ciop sulla montagna innevata che lasciano cadere una pallina di neve che a poco a poco si trasforma in valanga e prende in pieno la casa di Paperino?

Ecco: è quello che succede con casi di questo tipo. Seguitemi un attimo.

Le scuole hanno problemi di soldi (oltre a mille altri problemi) e pertanto ne chiedono ai partecipanti.

Tutto ciò farebbe supporre che realizzino piccole campagne di fundraising: ed invece no! Invece di chiedere, pretendono! Chiamiamoli geni!

Più volte il Ministero ha detto (pagg 20 e succ) e ripetuto che “La scuola dell’obbligo è gratuita, pertanto alle scuole non è consentito richiedere alle famiglie contributi obbligatori di qualsiasi genere per svolgere le attività curriculari e quelle connesse all’assolvimento dell’obbligo scolastico (fotocopie, materiale didattico o altro), …”.

Tutto ciò lo dice correttamente il MIUR sulla base della Costituzione e di alcune leggi. Lo ha spiegato anno per anno con Circolari. Lo ha ribadito in documenti e guide. Ma niente! Non si riesce a togliere questo malvezzo delle scuole di chiedere i famigerati “contributi volontari obbligatori”.

Ma, dicevamo, Cip e Ciop, la pallina di neve, la valanga …

Il Ministero, in una pubblicazione anche ben fatta, affermando che non devono essere chiesti contributi, afferma che è ammissibile “il caso in cui si tratti di rimborsi delle spese sostenute per conto delle famiglie (ad esempio, assicurazione individuale degli studenti per Responsabilità Civile e infortuni, libretto delle assenze, gite scolastiche, etc.)”. E qui inizia a far confusione. Il buon senso ci dice che è giusto che ogni famiglia si paghi la gita scolastica, prevedendo magari il modo per integrare la somma per le famiglie meno abbienti. Ma l’assicurazione? Ma siamo matti? Quando mai assicurare i nostri ragazzi significa per la scuola sostenere spese per conto delle famiglie? E’ un tuo obbligo, scuola! Le organizzazioni di volontariato sono obbligate per legge ad assicurare i propri volontari attivi in relazione alla responsabilità civile, infortuni e malattie. Nel 99% dei casi i responsabili delle organizzazioni non chiedono ai volontari di pagare l’associazione. Perché le scuole lo chiedono?

E il libretto delle assenze? Ma se apriamo al libretto delle assenze, perché non ammettere che anche la sedia sulla quale i nostri figli siedono è una spesa sostenuta per conto della famiglia?

Ed ancora, Cip e Ciop, la pallina di neve: la valanga si sta avvicinando pericolosamente alla casa di Paperino.

Ammettiamo che la scuola possa chiedere dei rimborsi delle spese (a mio avviso non l’assicurazione né il libretto scolastico), il Ministero saggiamente aggiunge che non possono chiedersi dei rimborsi per fotocopie ecc (cosa che ovviamente le scuole fanno).

Poi afferma (qui)

“Eventuali contributi possono dunque essere richiesti solo ed esclusivamente quali contribuzioni volontarie con cui le famiglie, con spirito collaborativo e nella massima trasparenza, partecipano per al miglioramento e all’ampliamento dell’offerta formativa degli alunni, per raggiungere livelli qualitativi più elevati. E’ pertanto illegittimo e si configura come una violazione del dovere d’ufficio, subordinare l’iscrizione degli alunni al preventivo versamento del contributo.” Bravo, bene! Gliele hai cantate chiare … ma poi ..
“I contributi scolastici sono deliberati dai Consigli di Istituto.”

Ma che stai a ddì? Cosa vuol dire questa frase? Le richieste di contributo devono essere richieste, non imposte. Se i contributi scolastici sono deliberati dal Consiglio di istituto vuol dire che sono imposti, o no? Ma possibile che questa gente non sappia scrivere in italiano?

Bastava dire:

“Le scuole possono chiedere l’obbligatorietà del versamento alle famiglie di quelle spese che per legge la scuola assume su di sé in via anticipata”. E qui una legge dovrebbe prevedere quali spese.

Poi dovrebbe proseguire. “Le scuole attivano politiche di raccolta fondi al fine di migliorare l’offerta formativa: i finanziamenti del POF, della carta igienica, della sicurezza nella struttura sono assicurati dallo Stato.”

E invece non è così. Ormai Paperino ha aperto la porta e si vede preso in pieno dalla valanga.

Il Ministero afferma che le tasse di iscrizione (over 16 anni) sono detraibili, e poi aggiunge: “Tutti gli altri contributi versati alle scuole – anche dell’obbligo – figurano come “Erogazioni liberali” e cioè come contributi volontari. Le persone fisiche possono detrarre il contributo nella misura del 19%.”

Basta intendersi: non è che se io chiamo Ferrari la mia Fiat 500, allora l’utilitaria diventa una Ferrari. Non funziona così!

Sono erogazioni liberali quelle contribuzioni assolutamente volontarie, non obbligatorie, erogate – anche su invito della scuola – dai genitori o altri simpatizzanti della scuola. Le erogazioni coprono costi individuati, progetti precisi oppure

Se noi paghiamo la scuola (rimborsiamo) il costo del libretto delle assenze e l’assicurazione, e senza il nostro rimborso non ci viene consegnato il primo e nostro figlio non è assicurato, concordiamo il valore delle parole e affermiamo, senza tema di essere smentiti, che quelle non sono erogazioni liberali, in quanto di liberalità (e neppure di liberalità d’uso) non hanno un cavolo.

Ed è falso che Tutti gli altri contributi versati alle scuole – anche dell’obbligo – figurano come Erogazioni liberali”. Se questa gente prendesse in mano la legge!

Afferma la legge (art 15, c 1, lett i-octies, DPR 917/86) che sono detraibili (al 19%)

i-octies) le erogazioni liberali a favore degli istituti
scolastici di ogni ordine e grado, statali e paritari senza scopo di
lucro appartenenti al sistema nazionale di istruzione di cui alla
legge 10 marzo 2000, n. 62, e successive modificazioni, nonche’ a
favore delle istituzioni dell’alta formazione artistica, musicale e
coreutica e delle universita’, finalizzate all’innovazione
tecnologica, all’edilizia scolastica e universitaria e
all’ampliamento dell’offerta formativa; la detrazione spetta a
condizione che il versamento di tali erogazioni sia eseguito tramite
banca o ufficio postale ovvero mediante gli altri sistemi di
pagamento previsti dall’articolo 23 del decreto legislativo 9 luglio
1997, n. 241.

Quindi non sono detraibili le erogazioni liberali che non sono erogazioni liberali (vedi imposizione di contributo per libretto assenze e assicurazioni).

Non sono detraibili le erogazioni liberali utilizzate per comprare carta igienica o fare fotocopie.

Sono detraibili le erogazioni richieste (non imposte) per l’acquisto di LIM (lavagne interattive): non quelle utilizzate per comprare i pennarelli, non sono detraibili quelle per soddisfare le richieste minime del POF; sono detraibili quelle per l’insegnante di arabo se l’arabo non è presente nel POF. E così via.

E’ così difficile capirlo?

E pensare che sono Presidi di scuole e Ministero dell’istruzione!

Ma a chi affidiamo i nostri ragazzi?

Carlo Mazzini

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