Erogazioni alle scuole: il senso dell’innovazione tecnologica per il MIUR

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Ieri, 2 marzo, è uscita una Circolare (3/2016) a cura dell’Agenzia delle Entrate che chiarisce alcune questioni interpretative su oneri deducibili e detraibili introdotti nel corso del 2015 e che – giusto a ridosso delle dichiarazioni dei redditi – necessitano di chiarimenti.

Uno dei temi consiste nella detraibili delle erogazioni alla scuola. Nel Luglio scorso scrissi un post riassuntivo sui benefici alle scuole con le 5 casistiche previste dalla normativa: qui trovate il mio post. La Circolare si interessa di due agevolazioni che qui riporto come avevo già esposto.

Persona fisica vuole fare una donazione ad una scuola (pubblica o privata senza scopo di lucro) o a favore delle istituzioni dell’alta formazione artistica, musicale e coreutica e delle università
riferimento di legge: Art 15, c 1, lett i-octies, DPR 917/86 (persone fisiche)
ambiti: erogazioni finalizzate all’innovazione tecnologica, all’edilizia scolastica e universitaria e all’ampliamento dell’offerta formativa
come: tramite banca, posta, carta di credito, di debito
misure del beneficio: detrazione al 19% senza limite assoluto
Attenzione: chi eroga donazioni per valori superiori a 2.000 euro l’anno non può far parte del consiglio di istituto e della giunta esecutiva delle istituzioni scolastiche (DL 7/07, art 13, c 7)

Persona fisica intende ottenere un risparmio fiscale dalle spese di frequenza di scuole dell’infanzia del primo ciclo e della scuola secondaria di secondo grado
riferimento di legge: Art 15, c 1, lett e-bis), DPR 917/86
ambiti: la persona fisica deve avere fiscalmente a carico lo studente
come: tramite banca, posta, carta di credito, di debito
misure del beneficio: detrazione al 19% per un importo annuo non superiore a 400 euro per studente
Attenzione: il beneficio non è cumulabile con quello relativo alle erogazioni liberali alle scuole

Questo è ciò che scrissi, pratica banalmente compilativa, spero utile a chi si interessa di fundraising per le scuole. Tenete conto che nel primo caso si tratta di vere erogazioni, nel secondo di spese. Vedrete che più oltre il MIUR scambia i concetti.

Dato che non è banale distinguere tra le due casistiche, l’Agenzia ha chiesto proprio al MIUR (per evidenti questioni di competenza) di definire cosa sta in un ambito e cosa sta nell’altro. Leggete:

L’amministrazione interpellata (MIUR, ndr) ha precisato che, alla luce del combinato disposto delle lettere e-bis) e i-octies) dell’art. 15, “i contributi volontari consistenti in erogazioni liberali finalizzate all’innovazione tecnologica (es. acquisto di cartucce stampanti), all’edilizia scolastica (es. pagamento piccoli e urgenti lavori di manutenzione o di riparazione), all’ampliamento dell’offerta formativa (es. acquisto di fotocopie per verifiche o approfondimenti) rientrano nell’ambito di applicazione della lettera i-octies). Invece, le tasse, i contributi obbligatori, nonché i contributi volontari e le altre erogazioni liberali, deliberati dagli istituti scolastici o dai loro organi e sostenuti per la frequenza scolastica ma non per le finalità di cui alla lettera i-octes) rientrerebbero nella previsione della lettera e-bis) . Si citano, a mero titolo di esempio, la tassa di iscrizione, la tassa di frequenza e le spesa per la mensa scolastica”.

Io qui contesterei due questioni. Una questione di “senso” e una definizione di “ambito oggettivo”, altrimenti non ci capiamo più nulla.

SENSO: ho già scritto un’altra volta che se parliamo di erogazioni liberali, queste devono essere “volontarie” (cioè non ci deve essere un’obbligatorietà a versarle) e ad esse non deve corrispondere il ritorno di uno specifico servizio o bene. Quindi, quando leggo che tra le erogazioni liberali ci sarebbe anche la spesa per fotocopie per le verifiche (!) mi chiedo se stiamo perdendo il lume della ragione e mi rispondo affermativamente. Per capirci; se una scuola mi chiede 20 euro (da versare con assegno, ccp, bonifico ecc) in modo che un mio figlio possa avere le fotocopie dei testi per le verifiche, io non mi aspetto che questi miei 20 euro rappresentino un’erogazione liberale, perché è nel mio interesse che il mio figlio abbia le fotocopie, altrimenti ci rivediamo a settembre. Quindi, l’erogazione liberale non esiste in quanto il mio è un vero e proprio pagamento di un bene o servizio; se non pago, mio figlio rimane il tacco che è, se pago può avere qualche speranza che lo spazio tra le due orecchie venga riempito da pochi e confusi concetti.

Quindi ricordo nuovamente che una cosa è quando io pago alla scuola dei servizi per ottenerne un beneficio proporzionato (e queste si chiamano “spese per la frequenza di scuole …”, lettera e-bis), altro è quando intendo erogare una somma alla scuola nella speranza che tutta la comunità scolastica abbia un beneficio, mio figlio incluso (finanzio lavori di manutenzione ecc, lettera i-octies).

AMBITO OGGETTIVO: ma poi, l’avete letto bene quello che dice il MIUR riportato tra virgolette dall’Agenzia delle Entrate? Ripropongo: “i contributi volontari consistenti in erogazioni liberali finalizzate all’innovazione tecnologica (es. acquisto di cartucce stampanti) …”

BA-SI-TO! Sono basito che il Miur possa ritenere innovazione tecnologica l’acquisto delle cartucce delle stampanti. Mi avesse detto la lavagna elettronica, la stampante 3D, il tablet di classe, le applicazioni mobile scientifiche, il nuovo computer ecc.

Ma le cartucce delle stampanti! Davvero il legislatore aveva in mente le cartucce delle stampanti quando ha scritto la legge? E’ questa l’innovazione tecnologica? Non nego il fatto che le cartucce siano utili (detto che meno si stampa e meglio è), e che siano il prodotto avanzatissimo dell’innovazione tecnologica, ma … il legislatore ha pensato a questo quando ha parlato di favorire l’innovazione tecnologica? Il problema è che nelle scuole manca l’aria per respirare (e la colpa è dello Stato e del Governo di turno) e poi si va a dire (ed è lo stesso Stato a dirlo, il MIUR) che dare dei soldi alla scuola per comprarsi le cartucce della stampante equivale a favorire l’innovazione tecnologica! Ma la cartuccia è materiale di consumo, non innovazione tecnologica!

Capite perché poi si finisce con la scuola che chiede i soldi per il libretto delle assenze? Perché ognuno ora dà il senso che vuole alle parole. E questo non è un bel segnale.

Carlo Mazzini

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