Se il Governo non dà i numeri, quando dovrebbe

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Restiamo concentrati. Questo è il periodo della “vecchia” finanziaria, ora chiamata ottimisticamente legge di stabilità. Ma prima di predisporre il disegno di legge, il Governo presenta le note di aggiornamento al DEF (documento di economia e finanza). Facciamo un passo ancora indietro: il DEF è “il principale strumento della programmazione economico-finanziaria in quanto indica la strategia economica e di finanza pubblica nel medio termine. Viene proposto dal Governo e approvato dal Parlamento.” (dal sito del MEF) Questo succede ad Aprile. Torniamo a settembre / ottobre quando il DEF viene aggiornato, dato che nel frattempo succedono tante cose – di norma negative – e per formare i conti e la legge di stabilità del 2017 bisogna “aggiornare” i dati macroeconomici ad oggi previsti (alla luce di come sta andando l’economia ecc).

Capito tutto? Fate sì con la testa, dai!

Nella sostanza, il Governo dice: prima di scrivere le misure per il 2017 ti devo dire come andrà in generale, sia a livello macro che a livello di pubblica amministrazione (incassi ecc).

Quando alcuni anni fa è stato riformato il processo tecnico e legislativo, il Parlamento – che finora rimane l’organo legislativo – ha detto che il Governo deve accompagnare le Note di aggiornamento del DEF con un documento utilissimo, cioè con il rapporto programmatico sulle spese fiscali (tax expenditures). Il Governo deve quindi fare due fotografie.

La prima è come e dove vengono prelevate le tasse, il che vuol dire anche – e soprattutto – dove sono le esenzioni, quanto ci costano, chi sono i beneficiari, quanti sono i beneficiari, gli effetti finanziari ed economici delle esenzioni o riduzioni ecc.

Facciamo un caso del non profit. Tutti sappiamo che esiste la “+ dai, – versi” che consente la deducibilità con limiti percentuali e assoluti a favore di chi dona soldi e beni a Onlus e compagnia bella. 1. Quanto costa allo Stato? 2. Quanto “rende” alla società? C’è il modo di sapere i due dati? Il primo sì, in modo semplice per l’amministrazione pubblica. Il secondo è più difficile. Esistono modelli econometrici e diavolerie simili, comunque ci si può provare. E’ un argomento “ganzissimo”, perché davvero fa la differenza tra parlare per tweet e dire cose serie in modo serio.

Dicevo di due fotografie. La seconda foto è più mossa, cioè quali modifiche possono essere fatte all’attuale sistema di esenzioni o riduzioni per conciliare le questioni bilancio con i traguardi sociali e non solo. Come dire: con la seconda, avendo scattata la prima, faccio “la differenza”. Alzo una detrazione, abbasso una deduzione, aggiungo un credito d’imposta ecc.

A che punto siamo? Tragico.

Gli unici dati che abbiamo della prima foto risalgono al 2011 e sono contenuti in un rapporto chiamato “Vieri Ceriani” dal nome di un sottosegretario di alcuni anni fa che “battezzò” lo strumento. Da quel rapporto si evincono moltissime informazioni utili per i cittadini e per il Governo. Si sa – anche se i dati dovrebbero essere maggiormente “spacchettati” – quanto costano le singole agevolazioni. Un governo serio dovrebbe quindi fare questa indagine ogni anno, rendendola più “dettagliata” di anno in anno, e agire su questa o su quella agevolazione, aumentandola o diminuendola a seconda dell’andamento dell’economia e dei ritorni sociali dell’agevolazione.

Dal 2011, non è stato più redatto alcun rapporto delle attuali tax expenditures. Quindi ci manca la prima fotografia. e dato che non è stato predisposto neppure quest’anno, non può essere scattata la seconda fotografia, quella che dice (esempio): dato che la misura a favore degli agricoltori di colture idroponiche che prevede un credito d’imposta dei 40% sui nuovi investimenti di controllo della crescita delle piante ci è costata 60 milioni, ma secondo il modello econometria dei benefici “Bric a Brac” (adottato dal Governo sulla base di studi dell’Università di San Gradino, California) son soldi buttati negli stagni, THEN blocchiamo l’agevolazione.

Ho scoperto della mancata redazione del rapporto delle attuali tax expenditures leggendo il dossier di documentazione del Servizio studi del Senato che fa le pulci ai documenti che diventano leggi (ddl o pdl) o a quelli prodotti in attività non legislative.

In questo documento si legge:

“La Nota non contiene invece il rapporto programmatico sulle spese fiscali (tax expenditures) previsto dal decreto legislativo n. 160 del 24 settembre 2015 emanato in attuazione della delega fiscale. Al riguardo il Governo ritiene che nel 2016, in sede di prima applicazione, non si possa procedere alla predisposizione del rapporto programmatico, non essendo disponibile il rapporto annuale sulle spese fiscali, che sarà allegato allo stato di previsione dell’entrata, nel disegno di legge di bilancio. Tale rapporto contiene le informazioni che il Governo può utilizzare per la predisposizione del rapporto programmatico, valutando i possibili interventi.

Si segnala tuttavia che il Cronoprogramma per le riforme prevede che con il nuovo quadro regolatorio (D.Lgs .n. 160/2015), il Governo rivedrà annualmente le tax expenditures esistenti considerando il loro impatto economico e presenterà un rapporto al Parlamento insieme alla legge di bilancio.”

La chicca finale è notevole. Quando dice che il “Cronoprogramma per le riforme prevede che …” non sta parlando di una legge del passato, sta parlando di una decisione di questo Governo che dice: questo è il Cronoprogramma del nostro Governo, queste sono le cose che faremo. Il Servizio Studi del Senato coglie quindi una contraddizione del Governo che dice di non poter scattare la prima e quindi neppure la seconda fotografia, ma che aveva promesso meno di un anno fa che avrebbe – dal 2016 – scattato la prima e la seconda foto.

Capite bene che non è la contraddizione ciò che fa specie, ma i frutti della contraddizione.

Non sappiamo quanto costano le singole scelte fiscali ad oggi operanti

Non sappiamo come e in che misura potrebbero essere modificate

Non sappiamo – se le modificano – se ci sono scelte oggettive (rendono poco, servono a nulla)

Ma, state sicuri, nella prossima legge di stabilità aumenteranno e diminuiranno una serie di deduzioni, detrazioni, crediti d’imposta, misure agevolative, finanziamenti a fondo perduto ecc.

Sulla base di cosa prendono queste decisioni?

Concludo con un parallelismo. Riforma del Terzo Settore. Aumenteranno e ridurranno le agevolazioni al Terzo Settore. Sulla base di quali numeri?

E ancora. Sapete con quanta veemenza ballano il tip tap sui nostri cabbasisi con rinnovato entusiasmo quando ci parlano di misurare gli effetti sociali delle attività del non profit. La Riforma del Terzo Settore è la sagra della macinazione degli zebedei su questo tema.

Bene. Fatemi capire: col ditino alzato e severo ci ricordate che misurerete – nessuno sa come – gli effetti delle nostre attività (con la minaccia di toglierci la qualifica di ente del Terzo Settore!!!), e da parte vostra non misurate né il costo né gli effetti economici sociali delle vostre misure fiscali?

Ma fateci il piacere …

Carlo Mazzini

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