Lo school bonus: le ragioni di un flop spiegate a Firenze

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Oggi sono stato a Firenze, invitato a parlare dall’Istituto Agrario della città in occasione di un incontro con almeno altri 40 istituti fiorentini (tutti pubblici, statali).
Il tema era quello dello school bonus, che presenta alcune affinità con l’Art Bonus ma che è partito fin troppo in sordina se è vero come riporta il Corriere nella edizione locale di Brescia che nel 2016 si sono contate “27 erogazioni in tutto il territorio nazionale (4 aziende e 23 privati) per un totale di 58.000 euro” (link)
Anche Vita ne parla con l’illuminato parere di Massimo Coen Cagli, il quale, detto per inciso e per gratitudine, è colui che ha dato il mio nome all’istituto fiorentino.
Qui trovate le mie slide che iniziano con lo school bonus e poi riportano anche per un confronto le altre disposizioni fiscali a vantaggio dei donatori.

Ma perché non sta funzionando lo SB? Ricordo che in merito allo SB e sulla novità recente che vede avvantaggiate le paritarie – a danno delle statali – ho parlato qui. In brevis, i donatori delle statali devono erogare ad un fondo statale e le scuole devono aspettare l’erogazione ulteriore dello Stato a favore loro, con un gioco dei quattro cantoni che non ha ragion d’essere. Le paritarie invece dal 2017 possono ricevere direttamente le donazioni.
In sostanza ci troviamo con una norma che è un pò come una macchina uscita dalla fabbrica con le ruote di pietra (ricordate il fumetto BC?) e il produttore si chiede “come mai non va?” e se lo chiedono anche molti acquirenti che non guardano le gomme di pietra.
Da una linea di produzione parallela si fanno uscire le stesse macchine con ruote finalmente di gomma: uscite dalla fabbrica, queste macchine vanno bene, procedono. Se il guidatore è capace di premere sull’acceleratore il veicolo va, se il guidatore sta a rimirare il prodigio della tecnica e non innesta neppure la marcia, il veicolo non avanza.
Questa è la differenza tra lo school bonus per le statali e la stessa norma per le paritarie.
Comunque sia abbiamo una condizione oggettiva (ruote di pietra) e una soggettiva (capacità di farsi delle domande, di utilizzare uno strumento).
Su quella oggettiva possiamo fare movimenti di pressione, di opinione e poco altro; detto che – proprio come nell’esempio – non era difficile immaginare che una macchina con le ruote di pietra non facesse tanta strada.
Su quella soggettiva dipende da presidi / direttori agire di conseguenza. Informarsi, non dare nulla per scontato, comprendere che il fundraising è cosa diversa dal chiedere i contributi volontari obbligatori (ne vogliamo parlare???).
Leggano libri, partecipino a corsi, si informino: non è solo tecnica, è soprattutto mentalità.
Ed è la cosa più difficile da cambiare.
Oggi a Firenze ho scorto buona volontà e coscienza che si debba procedere quanto meno ad un cambio gomme.

Carlo Mazzini

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