Linee guida sull’impatto: la strada verso il nulla

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Verrà il nulla e avrà le fattezze delle Linee guida sull’impatto sociale.

Non avevamo grandi dubbi, ma dopo la pubblicazione di poco tempo fa in Gazzetta Ufficiale delle Linee guida sull’Impatto sociale siamo comunque rimasti sorpresi a contemplare l’assenza di un qualsiasi pensiero strutturato che alla fine della lettura ti faccia esplodere in un “finalmente so cosa fare!”.

Come spiegarvi il contenuto di questo testo che è un ibrido tra il non-sense e l’inutile?
Provo a riportare per punti per come è diviso il testo

Introduzione e riferimenti normativi

Si riportano i riferimenti di legge, dove in passato il legislatore è stato turlupinato e indotto a scrivere dell’impatto sociale in una norma. Ridicola – leggendo il seguito – la chiusa del paragrafo: “le  presenti  linee  guida  hanno  un   valore promozionale,  ponendosi  quale  strumento  di  facilitazione della concreta realizzazione della valutazione di impatto sociale (VIS).” Tutto fanno tranne che promuovere l’impatto sociale; se è possibile, le linee guida collocano l’impatto sociale al di là del mondo delle idee e non facilitano per nulla la realizzazione della VIS.

Finalità delle linee guida sulla valutazione di impatto sociale

Si legge: “le presenti linee guida sull’impatto  sociale  sono  da intendersi come uno strumento sperimentale di valutazione finalizzato a generare un processo concettuale e al contempo misurabile nel medio e lungo termine”.

“Processo concettuale”? Horror vacui

Soggetti  tenuti  alla  realizzazione  di  sistemi   di   valutazione dell’impatto sociale

Qui si dice in sintesi che le pubbliche amministrazioni devono spingere gli ETS a fare la valutazione d’impatto sociale per capire se gli ETS fanno bene quello che fanno ecc. Che ricorda tanto la storia del bue che dà del cornuto all’asino!

La fantasia degli estensori arriva a dare cifre a caso del tipo: “la  valutazione  di  impatto  e’ applicabile ad interventi ed azioni di media e lunga  durata  (almeno diciotto mesi) e di entita’ economica superiori ad euro 1.000.000,00, se sviluppati in ambito interregionale, nazionale o internazionale”. Di grazia, per cortesia, se non è disturbo: potete dirmi da quale legge hanno estrapolato i dati dei 18 mesi? Ora, capisco che il milione di euro è legato alla redazione del Bilancio sociale (art 14 CTS). Ma il limite dei 18 mesi, dato che è riportato sulla Gazzetta Ufficiale, non sul Bollettino parrocchiale di Poggibonsi, è da intendersi prescrittivo per le pubbliche amministrazioni (devono quindi attenervisi e esigerle dagli ETS) o è un consiglio non richiesto? E poi … gli interventi, se sono sviluppati in ambito regionale, non hanno impatto sociale o il loro impatto non è considerato rilevante?

I destinatari del sistema di valutazione dell’impatto sociale. Questi li salto a pie’ pari

Processo e misurazione: elementi caratterizzanti  la  valutazione  di impatto sociale.

Inizia con “In  via  preliminare,  giova  evidenziare  che  esistono  diversi approcci per misurare l’impatto sociale, ciascuno dei quali  promuove particolari  tipi  di  logiche  attraverso  metriche  e  tecniche  di misurazione differenti: e’ facolta’ dell’ETS la scelta delle metriche per  la  valutazione  d’impatto  piu’  adeguate  alla  tipologia   di attivita’ e progetti svolti dall’ente”

Traduzione (mia): “non sappiamo che pesci pigliare!, non esiste uno standard comune che possa restituire il senso e la qualità delle attività che fate. Quindi fate come volete ma seguite, se potete, dei principi che riportiamo”.

E continuano con: “Il  sistema  di  valutazione   potra’   avere   articolazione   e complessita’ diverse a seconda della  dimensione  dell’ente  e  della forma giuridica adottata”.

Premio GAC alla carriera! (Grazie Al Cavolo).

I principi sono (tenetevi forti, eh?):

  • intenzionalità (non dire che non volevi farla ma poi ti è scappata e l’hai fatta lì, sul momento)
  • rilevanza
  • affidabilità
  • misurabilità
  • comparabilità
  • trasparenza e comunicazione

“Il sistema di valutazione dell’impatto sociale ha il fine di  far emergere e far conoscere: il valore aggiunto sociale generato; i  cambiamenti  sociali  prodotti  grazie  alle  attivita’  del progetto; la sostenibilita’ dell’azione sociale.”

E poi si prosegue dicendo che “il processo dovrà esplicitare gli elementi che compongono le seguenti dimensioni di analisi”, e dal loro modo di esprimersi comprendi o che hanno avuto un’infanzia difficile oppure che questa gente non vuole farsi capire. Ovviamente parlano di output, outcome, in un effluvio di banalità e di concetti triti e ritriti.

Vi evito “il processo per arrivare a misurare l’IS”: sarete sorpresi nel sapere che dovete analizzare il contesto, pianificare gli obiettivi, analizzare le attività e scegliere la metodologia, attribuire un valore e infine comunicare gli esiti del valore. Non ve lo aspettavate, vero?

Si finisce con il Coordinamento con il bilancio sociale, Pubblicità e diffusione (macché sei matto???), Ruolo dei soggetti esterni che sarebbero i Centri di servizio e le reti associative nazionali. Ora, pensando soltanto a come stanno messi i CSV (che non hanno quasi più lacrime per piangere) e molte reti associative nazionali (spesso non ben viste dalle sedi locali), vien da chiedersi a quale santo debbano votarsi per sperare che nessuno si ricordi che loro dovrebbero fornire supporto a migliaia di enti per la realizzazione di strumenti di valutazione. Aggiungiamo anche che se le linee guida sono per chi ha entrate > di 1 milione e per chi interviene in contesti multiregionali, i CSV e le associazioni nazionali non dovranno dare supporto quasi a nessun ente.

Qualche riflessione finale:

  • davvero si può pensare che queste linee guida possano servire a qualcosa? Sembra pensarla diversamente un membro del Consiglio nazionale del terzo settore – consesso che ha dato il via libera al testo – che ha espresso in modo chiaro le sue perplessità su Vita
  • davvero è il caso di elogiare tanto “vuoto a perdere”? C’è chi lo fa, sempre su Vita, con sprezzo del pericolo e del ridicolo
  • con il rispetto che si deve per il lavoro – persino per chi ha investito tempo nell’estensione delle Linee Guida – possiamo dire che è un testo senza capo né coda?

In sintesi; da queste linee guida non sappiamo nulla di nuovo sull’Impatto Sociale, anzi sovviene il dubbio – ormai diventato certezza – che sull’argomento non si sappia più che pesci pigliare, tanta è l’evanescenza delle metodologie, l’impossibilità della loro applicabilità universale e il palesarsi che i risultati non siano comparabili tra loro. Ne sentivamo la mancanza? No. Erano urgenti? No, infatti non bloccano nulla nell’iter della Riforma.

Ma perché lo fanno?

Albert Einstein diceva: “Due cose sono infinite: l’universo e la stupidità umana, ma riguardo l’universo ho ancora dei dubbi.”

Carlo Mazzini

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