#riformaterzosettore: avanti piano per colpa di chi …

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In tema di Riforma del terzo Settore, mi sono a lungo chiesto come spiegare ai 4 affezionati frequentatori di questo blog il gran casino di queste settimane estive.
E’ bene raccontare ciò che è successo o approfondire il perché è successo e chi ha responsabilità dell’accaduto?
E’ meglio stringere l’obiettivo sul particolare o usare il grandangolo?
Iniziamo il racconto e vediamo dove arriviamo.

C’era una volta un Codice del terzo settore che venne pubblicato il 2 agosto 2017 in Gazzetta Ufficiale e che comprendeva molte norme rivoluzionarie, tante buone notizie, qualche errore, alcuni indizi di grave fraintendimento su questioni importanti.
Come dire: era uno spaccato di ciò che una certa classe dirigente capisce del non profit.
In forza della legge delega (quella del 2016), il Governo avrebbe potuto correggere il Codice entro un anno dalla sua entrata in vigore solo attraverso “disposizioni integrative e correttive dei decreti medesimi, tenuto conto delle evidenze attuative nel frattempo emerse”.
Sempre in agosto (2017), alla lettura del Codice (oltre che delle altre leggi sul III settore) con Valentina Melis (Il Sole 24 Ore) ci venne in mente di contare le disposizioni (decreti ministeriali, autorizzazioni, linee guida) alle quali questi decreti legislativi rimandavano per rendere davvero vigenti le norme.
Contammo circa 40 provvedimenti e lo scrivemmo sul Sole 24 Ore.
L’articolo non piacque ai piani alti del Ministero, dato che fu detto dal “fu” Bobba in diversi convegni che i 40 provvedimenti non erano tutti necessari o urgenti (l’avevamo scritto) e che alcuni potevano essere accorpati (e chissenefrega, la sostanza è che devi scriverli).
Quello che mi sorprese fu la sicumera con la quale furono dette queste cose, e l’offesa facile che palesarono (e non era la prima volta) solo perché un’ottima giornalista e un umile spalatore di norme scrivevano ciò che era evidente.
Fu un indizio utile, anche per la nostra storia.
Nell’autunno 2017, si iniziò a scrivere i decreti correttivi e i decreti ministeriali oltre a qualche linea guida.
A cosa dare priorità? Ai temi prioritari, direte voi!
Certo, miei banalotti; ma le priorità cambiano a seconda delle scelte, dei sistemi dei valori ecc.
Almeno all’inizio ci si mosse bene con il decreto sul registro unico, nel senso che fecero un gruppo di lavoro per coordinare le diverse esigenze di raccordo tra i registri esistenti. Io non so come siano andate le cose, a parte l’immobilità totale delle Prefetture. So che ad oggi il decreto sul Registro unico non c’è. Quindi qualcosa non ha funzionato.
L’altra priorità era l’autorizzazione da chiedere alla Commissione Europea sul tema fiscale / commerciale del Codice del Terzo Settore, in modo da avere la certezza che la norma non violasse il tema degli aiuti di Stato. Ci fu assicurato nell’autunno scorso che era stata mandata la richiesta. Un mese fa, a fine luglio, Valentina Melis pubblica un articolo nel quale rivela che la Commissione europea non ha MAI ricevuto alcuna richiesta da parte del Governo italiano.
Parbleu! Poffarbacco! Questa è bella, davvero. Vuoi dire che sono andati in giro un anno a contarci la balla che loro il compitino l’avevano fatto?
Yes!
Qual è la conseguenza della mancata uscita del decreto sul Registro unico e della mancata autorizzazione – perchè deficitava di domanda – della Commissione europea? La conseguenza è che il regime di favore sulla materia commerciale / non commerciale (art 79 e dintorni, regimi fiscali) non partirà nel 2019, ma, speriamo, nel 2020, sempre che le due condizioni si verifichino il prossimo anno.
Ciò vuol dire che tutti i dubbi sul regime transitorio, invece di evaporare a fine di questo anno, si prolungano di 12 mesi!
Vuole anche dire che chi si apprestava a realizzare attività commerciali (attività diverse ex art 6) spogliandosi a fine anno della veste Onlus deve mantenere questa qualifica (in ampia disgrazia) ancora un anno.
Ma non è finita qui.
Mancano davvero tanti decreti e due in particolare ci interessano. Uno è quello sulla definizione – più quantitativa che qualitativa – delle attività diverse; l’altro è quello sulle donazioni di beni.
Entrambi i decreti sarebbero pronti da alcuni mesi ma non si capisce perché non escano.
E poi, perché c’è sempre un poi.
Torniamo al Codice del Terzo settore che, come detto, il governo precedente ha avuto tutto il tempo di correggere con ulteriore decreto legislativo (quindi con iter semplificato).
Avendo tutto il tempo, ha sprecato il tempo, se è vero che solo a elezioni avvenute (21.3) ha licenziato in bozza il testo del decreto.
E così facendo ha rimesso al nuovo parlamento e al nuovo governo (formato solo ai primi di giugno) il compito di valutare il testo del decreto correttivo. Vi ricordo che un decreto legislativo dopo essere uscito dal Consiglio dei ministri va alla Conferenza Stato Regioni (dove si è preso un’ulteriore clamorosa trombata e per la seconda volta non si è raggiunta l’intesa); in contemporanea viene sottoposto all’esame del Consiglio di Stato. Se il decreto del 2017 era stato sonoramente criticato dai giudici di Palazzo Spada, il correttivo ha subito lo stesso destino (almeno in prima battuta, non so se poi il Consiglio sia tornato sui suoi passi). Finalmente è arrivato alle Commissioni parlamentari competenti e lì si è assistito ad un balletto di dichiarazioni e contro dichiarazioni. Il centro sinistra (CS), passato in minoranza, con sicumera degna di migliore occasione (in quanto è stato il CS a ritardare l’adozione del decreto correttivo quando aveva avuto tutto il tempo di licenziarlo), ha iniziato a declamare che la maggioranza giallo-verde (Brasile?) e il Governo sarebbero stati irresponsabili a non votare sic et simpliciter il bellissimo testo che il CS stesso non aveva voluto portare in parlamento e far votare dalla sua maggioranza nei precedenti 6 mesi!
Il Brasile, ehm, la maggioranza giallo-verde ha paventato la possibilità di prolungare la delega di alcuni mesi per avere il tempo di capire qualcosa di una norma sulla quale nella precedente legislatura avevano espresso voto contrario.
Alla fin fine, il giorno prima della scadenza della delega (2.8), il Governo brasilero ha licenziato in via definitiva il testo del decreto legislativo correttivo che ancora non ha visto la luce in Gazzetta Ufficiale e del quale quindi non si conoscono le specifiche disposizioni.

Morale della favola.
Abbiamo il Codice del Terzo Settore riformato, quindi definitivo.
Non abbiamo ancora i decreti attuativi più rilevanti.
Non abbiamo l’autorizzazione della Commissione europea perché il precedente governo non l’ha chiesta.
Abbiamo pochi decreti emanati (sempre dal precedente Governo) che bullonano (si può dire? l’ho detto) certe persone alle poltrone del nuovo Consiglio Nazionale del Terzo Settore e istituiscono l’ircocervo dell’Organismo nazionale del Terzo Settore (altre poltrone ad usum dei Centri di Servizio e del Forum del Terzo Settore) e poco altro.
Tutto il lavoro che molte organizzazioni hanno fatto (in primis i Centri di servizio a favore delle organizzazioni medio-piccole) rimane in stand by e tutti ma proprio tutti non sappiamo quando le disposizioni più interessanti entreranno in vigore né quando le vecchie norme (volontariato, APS, Onlus) andranno in pensione.
Abbiamo un sottosegretario – il leghista Claudio Durigon, ex sindacalista dell’UGL – con delega alla Riforma che poco o nulla sa di non profit e che farà bene informarsi evitando le sparate general generaliste; Durigon sostituisce “l’amico” del terzo settore Luigi Trombato Bobba che, alla luce dei fatti, potremmo ribattezzare il Temporeggiatore.

Sappiate però che una nuova alba è sorta per tutti noi!
E’ notizia di questi giorni che si è riformato in Parlamento l’Intergruppo della Sussidiarietà; ne fanno parte tra i tanti Lupi, Del Rio, Tunnel Gelmini, Toccafondi.
Beh, se è così, al diavolo la riforma. Il non profit è salvo!

Carlo Mazzini

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6 commenti

    • Giusto. Ma quel qualcosa è l’Impresa sociale della quale parlo il meno possibile perché pare che porti male! 😀
      A parte gli scherzi, dell’Impresa Sociale parlerò. La mia attenzione è concentrata sul Codice del Terzo Settore.
      Saluti

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