5 per mille: anche il Corrierone si accorge che (purtroppo) esiste

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L’outing continua.
A pagina 23, il Corriere di oggi pubblica un lungo articolo sul 5 per mille e le sue “stranezze”. Vita commenta giustamente che definire – come fa l’autrice – il 5 per mille quale “tassa fantasma” non aiuta certo la sua promozione, in quanto proprio di tassa non si tratta.
Io trovo che l’articolo è certamente interessante anche se presenta diverse incongruenze.
Prima di tutto è sperabile che l’affermazione “Le associazioni non profit si stanno organizzando per chiedere di abolire il tetto” sia falsa o inesatta; l’iniziativa di Vita di cui ieri riferimmo è per alzare il tetto.
Non può essere abolito, in quanto il provvedimento del 5 per mille è “di spesa” e a fronte di ogni spesa il legislatore deve dire quanto spende e dove trova le risorse per sostenerla. Quindi l’unico modo è alzare il tetto in modo che sia capiente; sugggerirei la misura del 90% del dovuto dai contribuenti, in quanto si sa che un 10% di anarchici menefreghisti è una costante della popolazione italiana.
La parte finale porta poi un pò di confusione nelle nostre teste: si dice “all’ottobre scorso conosceva l’opzione 5 per mille un italiano su due: il doppio del 2005, dice la Doxa. Ma soltanto uno su tre ha fatto donazioni nell’ultimo anno, la metà di due anni fa”.
Di cosa stiamo parlando? Nel 2005 il 5 per mille vagolava nella mente di Tremonti e non era ancora stato inserito nella legge finanziaria che poi è stata presentata, discussa e votata negli ultimi tre mesi dell’anno.
E poi cosa c’entrano le donazioni? Non è che stiamo confondendo la legge sulla deducibilità delle donazioni con il 5 per mille? Quest’ultimo – lo ricordo ai più distratti – è una espressione di vincolo di destinazione di risorse delle quali non possiamo più disporre liberamente in quanto comunque destinate all’erario. Come dire che è azzardato – non solo tecnicamente – definire “donazione” il 5 per mille.

Comunque, nonostante questa poca foschia dalle parti di Via Solferino, è utilissimo che si parli nella stampa generalista del 5 per mille, come abbiamo ricordato anche ieri in relazione all’uscita di un articolo di Ennio Marrese su Il Venerdì.

E come dicemmo ieri, i cd “rappresentanti del non profit” non vengono sentiti, coinvolti.
Solo le singole associazioni (ieri Save the Children, oggi Sodalitas ecc.) che rappresentano se stesse e non altri; o al massimo qualche sparuto esperto.

Carlo Mazzini

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