Riforma del volontariato: i primi passi del DDL margheritino

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E’ uscito da poco su Vita il testo del disegno di legge (DDL) proposto da alcuni senatori del gruppo della Margherita al fine di riformare la L 266/91, ovvero la legge quadro sul volontariato.

Premettiamo due questioni:
1. è un DDL, e come tale – alla pari di certe riunioni di condominio – si sa quando inizia ma non quando finisce, cioè non sappiamo se e quando diventerà legge;
2. i commenti su questo sito – miei e degli altri estensori dei prossimi “pezzi” – sono del tutto indipendenti dalle preferenze politiche di chi scrive, che poco interessano ai sottoscritti, figurarsi poi ai lettori.

La seconda premessa è fondamentale per lasciarmi la libertà di dire che questa riforma presenta inserti pericolosi, che minano quanto consolidato nella prassi degli ultimi 16 anni.
Perchè, mi chiedo, modificare la definizione di “volontariato” eliminando il riferimento cardine della terzietà, ovvero la citazione di attività prestata “esclusivamente per fini di solidarietà”? (art 2, c 1)
Perchè bisogna ammettere deroghe alla gratuità per i volontari a favore di chi ricopre cariche nazionali nell’organizzazione? (art 3, c 1) Se si è amministratori operativi si diventa “direttori generali”; se si è “rappresentanza politica”, non basta – chiedo – il rimborso delle sole spese sostenute? Perchè, allora, la deroga ai livelli nazionali e non anche a quelli regionali, con regioni molto impegnative, per l’estensione, per la complessità dell’organizzazione …?
Quali limiti alla deroga? Gettoni di presenza, agganciati magari a qualche meccanismo di riconoscimento delle prebende dei consiglieri comunali? Attenzione: il salto nell’iper-spazio della spesa folle, della rappresentanza autorappresentativa, dell’autoreferenzialità è iniziato.
Altra questione (cogliendo petalo da petalo dalla margheritina); reintroduzione del sistema concessorio di definizione della attività produttive e commerciali marginali.
Bisognerebbe – secondo gli estensori – di volta in volta andare a bussare al portone del Ministero dell’Economia per ottenere un decreto di esenzione!
Alla faccia dello statalismo!
Ma nessuno di loro ha mai sentito parlare del DM del 25 maggio 1995 che – nella sua imperfezione – stabilisce cosa si può e come si può fare attività simil commerciale?

Molte altri argomenti andranno trattati; per ora, vi lascio al testo del DDL con le aggiunte (in rosso) e le abrogazioni (barrate).

Buona lettura

Carlo Mazzini

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