Impresa sociale, firmati i decreti. Firmata la fine del non profit per come lo conosciamo ora?

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Vita ci conferma che sono stati firmati i decreti attuativi dell’Impresa Sociale, e sono dal suo sito scaricabili solo se si è abbonati.

4 decreti per 4 questioni
1. qualificazione dei ricavi (da attività di Impresa Sociale) che devono formare almeno il 70% dei ricavi complessivi dell’ente; questa è una condizione senza la quale – o decaduta – non ci si può (più) dire Impresa sociale; la vedremo meglio dopo

2. linee guida per la redazione del bilancio sociale dell’IS

3. linee guida su operazioni di trasformazione ecc

4. atti e documenti da depositare presso Ufficio del Registro delle Imprese

Lasciatemi commentare solo il primo punto.
Dicevamo che per dirsi IS bisogna svolgere attività economica in uno dei settori 10 settori (art 2, c 1, lett a – l, D Lgs 155/06) o prestare servizi strumentali alle IS (lett m), servizi resi da enti composti almeno da un 70% di organizzazioni che sono IS. Dimenticate questo 70% che vi confonde con un altro 70%.
I 10 settori (qui il D Lgs 155/06 –scaricatelo) devono essere l’attività ampiamente prevalente dell’IS.

Ecco i settori

1. Si considerano beni e servizi di utilita’ sociale quelli prodotti o scambiati nei seguenti settori:
a) assistenza sociale, ai sensi della legge 8 novembre 2000, n. 328, recante legge quadro per la realizzazione del sistema integratodi interventi e servizi sociali;
b) assistenza sanitaria, per l’erogazione delle prestazioni di cui al decreto del Presidente del Consiglio dei Ministri in data
29 novembre 2001, recante «Definizione dei livelli essenziali di assistenza», e successive modificazioni, pubblicato nel supplemento ordinario alla Gazzetta Ufficiale n. 33 dell’8 febbraio 2002;
c) assistenza socio-sanitaria, ai sensi del decreto del Presidente del Consiglio dei Ministri in data 14 febbraio 2001,
recante «Atto di indirizzo e coordinamento in materia di prestazioni socio-sanitarie», pubblicato nella Gazzetta Ufficiale n. 129 del 6 giugno 2001;
d) educazione, istruzione e formazione, ai sensi della legge 28 marzo 2003, n. 53, recante delega al Governo per la definizione delle norme generali sull’istruzione e dei livelli essenziali delle prestazioni in materia di istruzione e formazione professionale;
e) tutela dell’ambiente e dell’ecosistema, ai sensi della legge 15 dicembre 2004, n. 308, recante delega al Governo per il riordino, il coordinamento e l’integrazione della legislazione in materia ambientale e misure di diretta applicazione, con esclusione delle attivita’, esercitate abitualmente, di raccolta e riciclaggio dei rifiuti urbani, speciali e pericolosi;
f) valorizzazione del patrimonio culturale, ai sensi del Codice dei beni culturali e del paesaggio, di cui al decreto legislativo 22 gennaio 2004, n. 42;
g) turismo sociale, di cui all’articolo 7, comma 10, della legge 29 marzo 2001, n. 135, recante riforma della legislazione nazionale del turismo;
h) formazione universitaria e post-universitaria;
i) ricerca ed erogazione di servizi culturali;
l) formazione extra-scolastica, finalizzata alla prevenzione della dispersione scolastica ed al successo scolastico e formativo;
m) servizi strumentali alle imprese sociali, resi da enti composti in misura superiore al settanta per cento da organizzazioni che esercitano un’impresa sociale.

E come si fa a qualificare questa prevalenza?
Il legislatore ha inteso definirla in due tempi.
Nel D Lgs ha detto:

Art 2, c 3
Per attivita’ principale ai sensi dell’articolo 1, comma 1, si intende quella per la quale i relativi ricavi sono superiori al
settanta per cento dei ricavi complessivi dell’organizzazione che esercita l’impresa sociale.

e ha rimandato a nuovo decreto ministeriale il computo della percentuale (definizione di denominatore e numeratore).

Il nuovo decreto dice a questo proposito (art 2, c 2, DL) che non sono da definirsi ricavi nè al numeratore nè al denominatore quelli provenienti da
a) proventi da rendite finanziarie o immobiliari
b) plusvalenze di tipo finanziario o patrimoniale
c) sopravvenienze attive
d) contratti o convenzioni con società ed enti controllati dall’organizzazione (IS) o controllanti la medesima

Inoltre sono considerati al numeratore (art 2, c 1) i ricavi provenienti da attività “da IS”, quindi ricompresi nei settori sopra riportati.

Mi chiedo da due anni a questa parte se le entrate decommercializzate, le donazioni, le liberalità, i contributi da enti ecc siano computabili o meno nei ricavi come sopra definite. Il decreto non ne parla, e fa male.
Il dubbio che non vi rientrino è legittimo in quanto se si va a leggere l’art 1, c 1 del D Lgs 155/06 si parla di “attività economica organizzata al fine della produzione o dello scambio …”. Cosa è attività economica? E’ economica l’attività – credo – realizzata col fine di ottenerne un profitto, quindi con spirito imprenditoriale, con alea di impresa, con prezzari che prendano in considerazione break even point, condizioni del mercato (domanda e offerta) e altre variabili che tanto ci fanno penare quando dobbiamo stendere un piano di impresa.

Dato che scelleratamente l’art 17 del D Lgs 155/06 afferma che le Onlus e le associazioni ex TUIR (art 148) possono acquisire la qualifica di impresa sociale subordinatamente al rispetto dei requisiti soggettivi e delle altre condizioni previste nelle leggi di riferimento, ci si chiede come una Onlus (non cooperativa né cooperativa sociale che possono diventarle facilmente anche in via automatica) possa dirsi Impresa sociale, cioè possa caratterizzarsi per lo svolgimento di “un’attività economica organizzata”, volta cioè a perseguire il profitto come condizione caratterizzante l’attività.

Parbleu

Ma non si parlava di “non profit”, di assenza di scopo di lucro oltre che per il divieto per i soci di “dividersi” utili o fondi (lucro soggettivo), anche nel senso di non perseguire lo scopo di profitto come principale o esclusivo (lucro oggettivo)?

E come la mettiamo con i limiti di svolgimento di attività connessa – per le Onlus – ma soprattutto con quelli recati dall’art 149 TUIR relativo la perdita di qualifica di ente non commerciale?

Qualcosa è cambiato, e non è detto che sia cambiato in meglio.

Carlo Mazzini

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