Quattro passi nel delirio

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L’ottimista proclama che viviamo nel migliore dei mondi possibili; il pessimista teme che possa essere vero.

James Branch Cabell

Ci sono ragioni per essere ottimisti? Non credo, almeno per quanto concerne la situazione delle regole del non profit.

Oggi ve ne do quattro ragioni.

Tariffe postali:

Detto che le Poste hanno fatto di tutto per bloccare l’attuazione di una legge (le puntate precedenti le conosciamo, vero?), il Governo ha appena posato una pietra tombale sulla speranza di ripristino delle tariffe agevolate per il non profit, licenziando il DPCM col quale alcuni (pochi) provvedimenti hanno visto allungare la propria efficacia (già prolungata dal Milleproroghe) fino alla fine dell’anno in corso.

Ovviamente, il provvedimento che rendeva efficace il DM di dimezzamento delle tariffe per il non profit non è stato prorogato. Pertanto possiamo dire addio alle agevolazioni tanto sperate.

Chi ringraziare?

Il Governo, le Poste, chi aveva una qualche voce per dire qualcosa (morettianamente: dì qualcosa per il non profit!) quindi Agenzia per le Onlus, rappresentanze vere o presunte del Terzo Settore.

Alle Poste il Premio “Cinico 2011”.

 

5 per mille

Il Ministro Sacconi ha affermato che il 5 per mille diventerà presto legge, ma che di anno in anno si dovranno cercare i soldi per finanziarlo. E che le organizzazioni non contino troppo su questa forma di finanziamento!

Spieghiamo due o tre cose al Ministro, preso evidentemente da sindrome letargica.

Questi soldi sono dei contribuenti e lo Stato è solo un intermediario (così disse la Corte Costituzionale). Finché vogliono chiamarlo 5 per mille devono garantire la somma (che guarda caso è il 5 per mille delle imposte versate dai contribuenti che scelgono l’opzione).

Quindi “a farci affidamento” sono prima di tutti i contribuenti, che sono cittadini che sono … elettori.

Spieghino a loro che il 5 per mille in futuro può non essere il “5 per mille”.

Sacconi, nello sproloquio veneziano, parla anche di riforme del volontariato e del codice civile (vedi dopo) e poi ”Allo stesso tempo – ha riferito il ministro – stiamo concludendo la regolazione in materia di sicurezza e salute nel lavoro e sarebbe stato colpevole assimilare del tutto i volontari al lavoratore dipendentementre invece abbiamo scelto di assimilarli prevalentemente al lavoratore autonomo”.

La memoria dei fatti raccontano l’opposto. Solo dopo la sollevazione del volontariato la norma – scritta dal suo Ministero – che prevedeva l’assimilazione del volontario al dipendente ai fini di sicurezza sul lavoro è stata finalmente cambiata! Capisco il circo, ma i salti mortali con avvitamento, no!

 

Codice civile

Girava da tempo l’annuncio di prossima uscita di riforma del Codice Civile – ovviamente sulla parte che ci interessa, le persone giuridiche. Pensate che ad Aprile 2010, Alfano disse: «La riforma del libri primo del codice civile è quasi pronta». Per togliere quel “quasi” ci hanno messo un anno!!! Alcuni giorni fa il Governo ha approvato un disegno di legge di modifica appunto del Codice Civile.

Se le premesse sono quelle che ci hanno anticipato, vi è solo una ragione per promuovere la riforma. La riforma di acquisizione di personalità giuridica che passerebbe dalle Prefetture ai notai. Devo dire che preferisco i notai, almeno questi hanno solidissime basi giuridiche. Ho sentito tali e tante affermazioni dagli uffici preposti alle Persone Giuridiche in Prefettura, che potrei farne un libro per Natale, un best seller del tipo e dello spessore “io speriamo che me la cavo”.

A parte ciò, quali sono i contenuti della riforma, non avendo ancora letto il testo ma solo gli annunci del Ministro Alfano?

Come riportato anche da Nonprofitonline, “Un ulteriore punto estremamente qualificante del disegno di legge – conclude Alfano – consiste nella previsione di una specifica disciplina dell’attività di impresa esercitata dagli enti privi di scopo di lucro”.

Qualcuno dica al Ministro che da tempo c’è questa possibilità e che è fuffa, aria fritta affermare quanto segue: “Con riferimento, invece, alle associazioni non riconosciute, il provvedimento sottoposto ora all’esame del Parlamento prevede una riduzione al minimo della disciplina imperativa, in ossequio a una maggiore autonomia statutaria, maggiori garanzie dei diritti d’informazione degli associati e appositi rimedi contro la loro esclusione, nonché un aumento delle forme di autocontrollo e autodisciplina”.

Lo sanno anche i sassi che se la disciplina imperativa è in capo al fisco, puoi riformare quanto vuoi il codice civile che sempre sulla disciplina fiscale vai ad inciampare! La norma Onlus ha funzionato – con mille pecche – proprio perché nasceva “fiscale”!!!

 

Partecipazione delle Onlus in Imprese sociali

L’Agenzia per le Onlus se ne è uscita con un Atto di Indirizzo nel quale afferma che le Onlus possono  (o meglio non vi sono ragione ostative al fatto che non possano) detenere partecipazioni significative in Imprese sociali.

Potete scaricare il file dal sito dell’Agenzia, direttamente da qui.

Ora: chi è così decerebrato da voler costituire un’impresa sociale?

Non mi riconoscono un’agevolazione fiscale

Non mi consentono di dividere l’utile

Mi caricano di adempimenti inutili su Bilanci Sociali e controlli fin eccessivi

E questo flagello di Impresa Sociale dovrebbe essere detenuta da una Onlus? Va bene aiutare gli svantaggiati, ma qui mi sembra si esageri! Vi rimando a pag 15 di Norme e Tributi nel Sole 24 Ore di oggi. Un articolo di Elio Silva (clicca qui) e un’intervista a Zamagni chiariscono i contenuti, un mio breve commento spero palesi alcuni dubbi.

 

Segnalo infine un intervento sul Venerdì di Repubblica di venerdì 1 aprile, all’interno dello speciale sul 5 per mille. Vi è un tale, che si dichiara esperto della legislazione del non profit, e anche promotore di un sito, che parla, parla, parla … Non prendetelo troppo sul serio, come al solito.

Carlo Mazzini

 

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