Manovra a danno di donatori e del non profit

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Ormai è quasi legge – presto sarà all’esame della Camera –  la manovra che include tagli lineari alle agevolazioni fiscali.

Ma di cosa si parla? Di tante cose. Concentriamoci su questo fatto: un legislatore pasticcione ha sedimentato negli anni diverse norme agevolative, esenzioni, riduzioni d’imposta ecc spesso scoordinate tra loro e ora scopre che – anche a causa di detti pasticci – ha portato sull’orlo del baratro un intero paese. E allora cosa dice? Invece di dire “in poco tempo raggruppo ed elimino ciò che ritengo dannoso, inutile ecc” afferma serio e per nulla imbarazzato “taglio linearmente del 5% il primo anno (2013) e del 20% il secondo anno”.

Per dirla meglio: per una certa misura agevolativa lo Stato perde 100 dinari l’anno. Decide – assetato di dinari – di perdere 95 il primo anno e di ridurre la perdita ad 80 il secondo anno.

Sono oltre 400 le agevolazioni fiscali (esenzioni, riduzioni, deduzioni, detrazioni) e circa una sessantina interessano il non profit o i suoi sostenitori.

Nella quasi legge viene riportata uno schema interessantissimo (e dagli effetti lugubri per il non profit) perché per la prima volta sappiamo quanto il non profit costa, anzi costerebbe allo Stato in termini di agevolazioni.

In fondo ho estratto le pagine della tabella che ci interessano. Ma vediamo gli effetti della manovra attraverso alcuni esempi.

La + dai – versi: è stata utilizzata da quasi 600.000 tra persone e aziende, e – per quello che ho capito – il taglio del 20% produrrebbe un risparmio di 62,7 mln di euro. Dato che il reciproco di 20% è 5 vuol dire che basta moltiplicare per 5 il valore di minor costo dello Stato per capire quanto è normalmente il costo della singola agevolazione. Circa 310 milioni di euro. Più difficile è dire a cosa corrispondono in termini di donazione questi 310 milioni di euro. Le persone fisiche hanno diversi scaglioni di reddito dal 23% al 43% e i soggetti IRES hanno il 27,5%. Certo il Ministero ha i dati, ma figurati se li comunicano!

Come fanno a tagliare una deduzione del 5% e poi del 20%? Per una detrazione è semplice. La detraibilità per le erogazioni alle Onlus, alle APS e ad altri enti al 19% la decurti del 5% (del 19%) e ti viene una detraibilità dello 18,05. L’anno dopo il taglio è del 20% e quindi la detrazione si riduce a 15,2%. A fronte di una donazione di 1.000 euro, ora puoi risparmiare 190 euro, poi 180,50, e infine 152. Un bel modo di incentivare le donazioni.

Torniamo alla deducibilità. Come faranno? Gli uffici hanno le cifre reali, le donazioni medie, la distribuzione delle donazioni ecc. Potrebbero mettere una franchigia (come per le spese sanitarie) e il risparmio per lo stato è salvo. Certo, così si penalizzano le donazioni delle persone con meno possibilità, ma (sembra di sentirli) “tant’è mica possiamo accontentare tutti! E poi se uno è povero cosa cavolo dona!”

Altra agevolazione: la L 398/91 consente alle associazioni di ottenere un risparmio enorme di imposta in quanto si calcola una redditività sul fatturato di attività commerciale pari al 3% e su quello si calcola il 27,5% di imposta. Ogni 100 euro fatturati (cui aggiungere l’IVA) vado a pagare meno di 1 euro di IRES. Pacchia. Che ora si attenua, o almeno mi aumentano prima del 5 e poi del 20% il coefficiente di redditività, che passerebbe al 3,15% e poi al 3,60%; le imposte ogni 100 euro passerebbero dalle attuali 0,83 euro a 0,87 a 0,99 euro. Sostenibile, direi. Con la manovra lo Stato risparmia 31 milioni di euro.

Poi ci sarebbero le raccolte pubbliche di fondi o le quote sociali (rispettivamente fuori dall’IRES grazie agli artt 143 e 148 del TUIR, e il 148 contiene altre cose come la decommercializzazione dei corrispettivi da soci).

Le cifre del 143 non le sa persino il Ministero e non si capisce cosa faranno – se faranno; imposta secca del 5% e poi del 20%, una ritenuta a titolo d’imposta? E la stessa cosa per il 148 la cui decurtazione varrebbe con la decommercializzazione pro-onlus 54 milioni di risparmio.

Detto che le cifre della popolazione che gode di queste due agevolazioni ci appaiono molto basse (solo quasi 31mila enti, quando più di 200mila hanno fatto l’EAS! Evidentemente abbiamo 170.000 masochisti!), per recuperare questo ventesimo e poi questo quinto di imposta c’è il rischio che facciano il massimo dell’ingiustizia: tassare le entrate (le quote sociali!!!) senza permetterci di dedurre i costi!

E’ chiaro che sarebbe improponibile. Vivo solo di quote sociali per un totale di 100; ho costi per 95 per le mie attività, cui devo aggiungere a regime 20 di imposte! Default il secondo anno. Mi conviene fare l’impresa perchè in quel caso le imposte me le calcolano sul 100-95!!!

Qui qualcosa si inventeranno, staremo a vedere.

Passate una buona lettura.

Carlo Mazzini

Avvertenza: la prima colonna è il numero di agevolazione, la seconda il rif di legge, la terza colonna descrive l’agevolazione, la quarta l’anno di vigenza, seguito dalla natura delle agevolazioni. Poi si trovano gli effetti finanziari ex post (direi quindi definitivi) che vuol dire il risparmio per lo stato (o il maggior costo per l’ente o il donatore), il numero di frequenze quindi di beneficiari ad oggi di quella agevolazione, e il procapite di effetti finanziari, i beneficiari.

Erogazioni a favore del Terzo settore

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

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2 commenti

  1. Pingback: Manovra: l’analisi di Mazzini sugli effetti per il non profit — VolontariatOggi.info

  2. Mi domando, ma le associazioni dovranno dotarsi di un registratore fiscale per le quote o basterà emettere fattura? 🙁

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