I quattro decreti dell’impresa sociale pubblicati in GU

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Abbagliati dal 5 per mille.
Stupiti dalle elezioni.
Preoccupati da una situazione economica tutt’altro che serena.
Non ci siamo accorti che sono stati finalmente pubblicati in GU l’11 aprile scorso i 4 decreti sull’impresa sociale.
Passo epocale per il non profit.
Finalmente, eravamo preoccupati che il mostro DLgs 155/06 non figliasse, ed invece eccoli, i quattro gemelli freak inguardabili nella loro astrattezza e inconcludezza.

Decreto limite 70%
Registro Imprese
Bilancio Sociale
Trasformazione e amenità simili

Facciamo un esempio:
Decreto Ministeriale relativo al calcolo del 70%, soglia minima di ricavi sul totale dei proventi, necessitante per dirsi impresa sociale.
A parte la bruttura del calcolo di cui agli artt 1 e 2 (le donazioni dove le metto? cosa vuol dire attività economica? ecc), all’art 3, si dice che nel caso non si raggiungesse la soglia del 70% l’impresa sociale entro 30 gg deve comunicare il fatto al Ministero della Solidarietà e al Registro delle Imprese .
Bene … e poi?
Nulla, nebbia, non si sa; devo togliermi l’appellativo di Impresa sociale? posso infrangere – con modifica statutaria – l’assenza di scopo di lucro soggettivo (è sperabile)?

Secondo me la bruttura peggiore rimane la previsione del Decreto Legislativo dell’art 17:
riporto con un pò di vergogna (ma intanto non l’ho scritto io!) questa barzelletta.

1. Le organizzazioni non lucrative di utilita’ sociale e gli enti
non commerciali di cui al decreto legislativo 4 dicembre 1997, n.
460, che acquisiscono anche la qualifica di impresa sociale,
continuano ad applicare le disposizioni tributarie previste dal
medesimo decreto legislativo n. 460 del 1997, subordinatamente al
rispetto dei requisiti soggettivi e delle altre condizioni ivi
previsti
.
2. All’articolo 3, comma 2, del decreto legislativo 17 maggio 1999,
n. 153 dopo la parola: “strumentali” sono inserite le seguenti: “,
delle imprese sociali”.
(ndr: questo significa che le imprese sociali possono accedere ai fondi delle Fondazioni ex bancarie!
Fulgido esempio di managerialitàe di affidamento al mercato confidare sulle erogazioni di grant makers)

(…)

Associazioni (che non possono infrangere il muro della non commercialità ex art 149 TUIR)?
ONLUS (inchiodate giustamente al limite altissimo del 66% delle entrate connesse sul totale delle spese (ist + conn))?
Norme incompatibili, come possono rispettare i limiti se una legge dice “non + di x%” e l’altra legge dice “non meno di Y%” dove x < y? Horribile dictu, vade retro! Carlo Mazzini

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1 commento

  1. Buongiorno Carlo,
    scorrere i tuoi commenti e capire che il futuro del nonprofit e del fundraising in Italia non può essere affidato a politici e legislatori ignoranti (nel senso che propio ignorano di che cosa stanno parlando) è chiarissimo.
    Sarebbe ora che tutte le associazioni e in generale le ONLUS serie e capaci si sedessero intorno a un tavolo (di tecnici del settore escludendo teorici e politici) e predisponessero un documento di riferimento che tenga conto delle dinamiche, degli interessi e delle logiche proprie, per poi proporlo a legislatori competenti e professionali nonchè a politici sufficentemente onesti ed umili capaci di ascoltare, capire e fare l’interesse del settore e di tutti i cittadini onesti che ne fano parte e che ne beneficiano.
    Cerchiamo di non perdere l’ottimismo e di continuare a credere nell’utilità del lavoro che abbiamo scelto di fare continuando ad essere collaborativi e propositivi!
    Buon lavoro,
    Beatrice Lentati

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