5 per mille “stabile”: le condizioni inaccettabili della legge delega

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Il ddl di legge delega sulla riforma fiscale, all’esame del Senato, contiene tra l’altro la possibilità per il Governo di legiferare – con decreti legislativi – in merito al 5 per mille stabilizzato.

Su Vita leggiamo che recentemente Passera ha fatto proprio l’impegno di rendere stabile il 5 per mille. Uh, che emozione! Allora sì che ci credo! (il tono è sarcastico, per chi non lo avesse capito).

Al netto di dichiarazioni che lasciano il tempo che trovano, visto che i tecnici si sono rivelati ottimi continuatori delle peggiori nefandezze dialettiche dei politici, è tempo di leggere cosa dice il ddl.

Art 2, c 7 ddl

7. Il Governo è delegato ad introdurre, con i decreti legislativi di cui all’articolo 1, norme dirette a ridurre, eliminare o riformare le spese fiscali che appaiono, in tutto o in parte, ingiustificate o superate alla luce delle mutate esigenze sociali o economiche ovvero che costituiscono una duplicazione, ferma restando la priorità di tutela dei redditi di lavoro dipendente e autonomo, dei redditi di imprese minori e dei redditi di pensione, della famiglia, della salute, delle persone economicamente o socialmente svantaggiate, del patrimonio artistico e culturale, della ricerca e dell’ambiente. Il Governo è altresì delegato a procedere, con gli stessi decreti legislativi, in funzione delle maggiori entrate ovvero delle minori spese realizzate con l’attuazione del comma 6 (redazione annuale di relazione sulle spese fiscali, ndr) e del presente comma, alla razionalizzazione e alla stabilizzazione dell’istituto della destinazione del 5 per mille dell’imposta sul reddito delle persone fisiche in base alle scelte espresse dai contribuenti.

Leggiamo letteralmente la norma.

Secondo l’analisi del periodo – ve la ricordate? chi ha figli, ha l’acidità di stomaco ogni volta che un figlio gli si avvicina con una grammatica – la frase “in funzione delle …” indica una subordinata condizionale.

Vuol dire che la condizione perchè il 5 per mille stabile sia finanziato è che le speding review che ogni anno rischiamo di subire portino a casa soldi sufficienti per finanziare il 5 per mille (e altro ancora, si presume).

Vi è quindi una questione di “an” cui segue quella del “quantum”.

“Se” le spending review annuali permettono risparmi d’imposta, allora il 5 per mille verrà finanziato per un “quantum” commisurato al risparmio prodotto dalle spending review.

La domanda è se ci vada bene questa doppia condizione alla stabilizzazione del 5 per mille.

Non vedo come non si possa dire che siamo in presenza di doppia fregatura.

I tecnici e i politici, facendo finta che siano soggetti diversi, non ci stanno dicendo ciò che vorremmo sentire da loro, cioè che il 5 per mille è in qualche modo uno strumento dovuto dallo Stato perché è uno strumento di sussidiarietà fiscale (scusate la parolaccia) che avvicina il contribuente alla scelta (sua) di finanziare con parte dei tributi una parte di socialità rilevante per il paese.

Ci stanno dicendo – i tecnici e i politici – che se davvero c’è trippa, allora c’è il 5 per mille. E se non ve ne è abbastanza, il 5 per mille sarà ridotto ad un 4, 3, 2 per mille.

Le note di lettura predisposte dal Servizio del bilancio del Senato, nel commentare la disposizione dice apertamente:

In relazione al comma 7, si evidenzia che la razionalizzazione e stabilizzazione dell’istituto della destinazione del 5 per mille dell’IRPEF in base alla scelta dei contribuenti appaiono correlate all’andamento delle maggiori entrate realizzate attraverso l’eliminazione o riforma delle spese fiscali; non risulta quindi certo, sulla base della formulazione della norma, che la stabilizzazione dell’istituto possa avere luogo.
Care organizzazioni non profit, cari enti rappresentanti del terzo settore, siete sicuri che la norma vi vada bene scritta così?
Non vi sembra una fregatura colossale, uno specchietto per le allodole? Non è che vogliono farci fessi un’altra volta ancora?
Carlo Mazzini
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