Gente che ruba nel non profit: sai che novità!

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LdrAlta è stata l’indignazione del pubblico all’udire la scorsa settimana due notizie relative a due indagini (entrambe in Lombardia) su presunte ruberie ai danni di due Onlus perpetrate da responsabili interni alle organizzazioni.

Giusto, l’indignazione è un sentimento e sui sentimenti non possiamo dire nulla. E poi l’indignazione è sentimento congruo anche in questo caso. Togliere i soldi agli ammalati e ai bambini. Che brutta cosa. Aggiungerei che è brutto anche se li tolgono ai sani a agli adulti, ma poi mi dicono che sono cinico.

L’indignazione è stata poi affiancata da altre due reazioni, queste meno scusabili e spiegabili.

Lo stupore. Ma di cosa ci stupiamo? Negli enti non profit girano soldi; gli enti non profit sono “nel” mondo, quindi possono essere popolati sia da brave persone che da persone meno raccomandabili (e non mi riferisco alle persone indagate in questi giorni, dato che anche per loro vale la presunzione d’innocenza). Soldi + persone poco raccomandabili = rischio ruberia, malversazione, peculato e chi più ne ha, più ne metta. Perché stupirsi? Capisco – anzi giusto – indignarsi: ma lo stupore non ha diritto di cittadinanza.

Seconda reazione. “Tutte le Onlus – o gran parte – rubano; girano troppi soldi; c’è gente che viene pagata profumatamente lì dentro”.

Queste sono frasi molto comuni, soprattutto nei forum che seguono le notizie di cui sopra; internet si rivela essere il luogo più semplice dove dare aria ai denti, dove vomitare i due concetti che faticosamente si riesce a mettere insieme con frasi contenenti persino soggetto, predicato e complemento. Tenete conto che le tre frasette di cui sopra non vengono mai messe tutte assieme da un unico soggetto, sarebbe troppo, gli si scaricherebbero le pile.

Ma tornando alle tre frasi, perché ci interessano (meno gli sconsiderati che le scrivono)? Ci interessano perchè incredibilmente fanno opinione.

Fate gli indignati! Fatto? Bravi, ne avete donde. La gente tende l’orecchio.

Pronunciate la frase ad effetto, massimalista e senza alcun aggancio alla realtà. Fatto? Bravissimi; siete pronti per guidare un partito.

I più timidi pensano di voi tra sè e sè “forse esagera, certo però che …”.

A parte la facilità di noi italiani ad andare dietro chi si dice sganciato dal potere e poi ne è parte integrante, la questione più profonda è il miscuglio tra l’invidia e l’imbarazzo dei soldi.

L’invidia è lo sport nazionale.

L’imbarazzo dei soldi. Quello guadagna tot. Quell’altro fattura un altro tot. E allora? Ha rubato? Li guadagna senza merito? Oppure – tu che dici che quello che è a capo di una Onlus e guadagna un tot – sei mosso da un sentimento strano, di imbarazzo, che ora colpisce – come oggetto – il capo della Onlus, ma che potrebbe colpire ognuno di quelli che ti stanno attorno?

Mentre non giustifico l’invidia, comprendo l’imbarazzo. Quando vedo giovani guidare macchine strepitose, penso subito “vedi come tira (in tutti i sensi) il mercato della droga”. E’ una reazione automatica, che posso farci? Più in generale penso che se ci fosse più trasparenza da parte dell’amministrazione finanziaria (pubblicazione dei dati reddituali dei contribuenti), nel giro di pochi anni registreremmo una riduzione dell’evasione alimentata dai cittadini (cosa che succede in USA che hanno un’economia sommersa stimata nel 9% dell’economia, noi 3 volte tanto), e, consapevoli di ciò, troveremmo la ragione per essere tutti più sereni, perché misureremmo con maggiore tranquillità la bella macchina del vicino.

Paro paro, se chi controlla – giusto, chi controlla? ora che non abbiamo l’Agenzia del non profit che (anche le pietre lo sanno) peraltro neppure lei controllava per mancanza di mezzi non solo economici – se chi controlla il non profit obbligasse le organizzazioni ad una dichiarazione annuale (UNA, non MILLE) dove inserire tutti i dati tra i quali (che noia, quante volte l’ho scritto!) oltre a quelli più classici anche quelli relativi ai possibili conflitti d’interesse, le parentele tra CdA e fornitori, compensi eventuali di CdA, compensi di manager ecc, se tutto ciò si sapesse, avremmo qualcosa di più da dire, una base di dati credibili per fare analisi credibili.

Non penserete mica che il censimento Istat servirà a qualcosa in questa direzione, vero? Come ho già scritto, questi geni dei numeri hanno pensato bene di mettere sotto un’unica voce le attività commerciali e le raccolte pubbliche di fondi. O in altra voce hanno accomunato il 5 per mile e le sponsorizzazioni! AAARGH Cosa credete che ne verrà fuori? Un dato inutilizzabile, fuorviante, FALSO!

Mi ripeto – e qui la finisco.

Abbiamo bisogno:

– di cancellare l’EAS (non chiedetemi il perché altrimenti vi prendo a ceffoni) e sostituirlo con un simil modello Form 990 usato dall’IRS in Usa

– creare Authority con poteri e gente sveglia, non dipendente da politica (ok, questa è grossa, me ne rendo conto)

– fare un unico elenco di enti non profit controllati dalle diverse amministrazioni, mantenendo le diverse caratteristiche.

Ecco: una volta ottenute queste tre misure, la gente guarderebbe con maggior coscienza e conoscenza il non profit, noi ne sapremmo di più del terzo settore (in Inghilterra conoscono tutti i dati aggiornati trimestralmente; ora sanno quanto hanno incassato e speso le charities al 31 marzo 2013: avete capito bene!!! TRE MESI FA)

Lasciate che vi racconti – per finire – un piccolo fatto accadutomi pochi giorni fa.

E’ noto che l’Agenzia delle Entrate, per ragioni che non si conoscono e che non ha mai ritenuto di dichiarare pubblicamente, non mette online l’Anagrafe delle onlus. Ora, qualsiasi persona dalla mente semplice semplice capirebbe che la pubblicazione delle organizzazioni iscritte all’Anagrafe delle Onlus è la pre-condizione per il controllo esterno dei cittadini sulle onlus stesse. Qualcuno, all’Agenzia delle Entrate, non lo pensa, o più semplicemente “non pensa”.

Un mio cliente (Onlus) dovrebbe fare una donazione ad altra Onlus richiedente, ma il sito della richiedente non dà sufficienti informazioni, quello che raccontano a voce è un pò contraddittorio e non mandano quel minimo di documenti (statuto, rendiconti) che permetterebbero un’istruttoria almeno documentale.

Dico al cliente: Non preoccuparti, chiamo io l’Agenzia delle Entrate, Direzione Regionale del … (importante regione, non è la Lombardia, per capirci).

“Pronto, buongiorno, chiamo da Milano. Faccio parte di una Onlus che dovrebbe fare una donazione ad altra Onlus del (regione). Vorrei sapere se, come dicono, questa organizzazione è iscritta all’Anagrafe delle Onlus”.

Così mi rispondono.

“Perché chiama noi? Chiami la DRE della Lombardia”

Ripeto. “No guardi, la onlus di cui vorremmo conoscere i dati ha sede a …, quindi sotto la vs competenza territoriale”

Secondi di smarrimento

“Ma si figuri se diamo questi dati! Assolutamente no, non potete chiederci questi dati! Chiedeteli all’organizzazione” CLIC

E chiude la conversazione.

Basito, inizio a ridere come un cretino e dico, “Ok non ce la faremo mai!”

Carlo Mazzini

 

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3 commenti

  1. Caro Carlo,
    poni una questione molto interessante che credo possa trovare risposta solo
    nella volontà di lasciare tutto esattamente così come è adesso!
    Sarebbe interessante sapere quanti politici siano Presidenti oppure dentro a CDA di non profit!….ma questa è una provocazione!!!
    Ma a tuo parere come mai le Grandi Organizzazioni non si uniscono su una battaglia del genere? Non ne avrebbero da guadagnare da un maggiore controllo? E’ una mancanza di volontà o una debolezza delle organizzazioni di secondo livello?
    Grazie come sempre per i tuoi stimolanti POST!!

    • Grazie Andrea per i tuoi complimenti
      Perché le grandi organizzazioni non si uniscono su una battaglia del genere, chiedi.
      Ti do alcune risposte
      1. perchè le organizzazioni che a torto o a ragione ritengono di rappresentare il non profit si inquieterebbero
      2. perchè le grandi organizzazioni sarebbero tacciate di prepotenza (si muovono perchè sono grandi, non perchè rappresentino interessi diffusi, a parte il loro specifico)
      3. perchè le grandi organizzazioni non vogliono esporsi o, meglio, hanno CdA che temono un’eccessiva esposizione che non sanno dove possa portare
      Tutte ragioni comprensibili, non campate in aria, per intenderci.
      Tutte ragioni che portano ad un unico prodotto: l’immobilismo.
      Vorrei ricordare un detto di un grande personaggio: “a grandi poteri corrispondono grandi responsabilità”
      Chi l’ha detto?
      Ma l’Uomo Ragno, naturalmente.
      😀
      E non c’è nessuno che ne segua la dottrina, cavolo.
      cm

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