Dove va a finire l’euro che ti ho donato? Domanda sbagliata

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Schermata 2013-10-30 alle 01.59.24E’ stato da poco pubblicato il numero 21 di Oxygen, rivista di Enel SpA, tutto dedicato al non profit. Il titolo di questo numero speciale è “Charity. Un nuovo modello di sviluppo”, ed è un modo a mio avviso azzeccato per festeggiare i 10 anni di Enel Cuore Onlus, l’ente che per conto del gruppo realizza importanti opere sociali.

Perché è un modo azzeccato di celebrare una ricorrenza? Semplice, perché oltre a parlare dell’embedded onlus, la rivista ha chiesto a un po’ di gente – informata dei fatti – di descrivere un mondo così poco conosciuto come quello del non profit italiano.

Poi, certo, la nota stonata c’è, e consiste nel fatto che mi hanno chiamato a scrivere un pezzo.

E io, sciagurato, ho risposto.

Ho quindi scritto un pezzo dal titolo “Orientarsi nel labirinto delle donazioni” che parte da un assunto, ovvero che parlando delle nostre donazioni poniamo la domanda sbagliata all’ente che riceve i nostri soldi.

Ecco l’inizio del mio articolo:

“Dove va a finire il mio euro donato ad una non profit? La domanda più comune posta agli amministratori degli enti è paradossalmente anche quella più sbagliata e fuorviante. Vediamo perché. …”

Confessate che fremete dalla curiosità di leggerlo, vero?

Bene, non indugiate! Trovate l’articolo seguendo questo link a pag 84 (86 per la versione online), ma prima e dopo potete leggere altri contributi (quelli) davvero interessanti.

Oppure, andate nella figura qui sotto e sfogliatelo. Buona lettura.

Carlo Mazzini

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1 commento

  1. Beatrice Lentati on

    Complimenti per l’articolo pieno di spunti e di dati e per la profondità delle tue argomentazioni.
    Mi auguro che possa raggiungere un ampio numero di persone e soprattutto tante delle persone che fanno parte dei CD di Nonprofit e CDA di Aziende. E’ da loro che dovrebbe partire una cultura della rendicontazione e della capacità di spiegare a donatori, clienti, utenti cosa c’è dietro ai centesimi ( e agli spicchi di un grafico ) in cui viene diviso un euro donato!
    Il fundraising non è solo raccolta di fondi: è educazione, sensibilizzazione, informazione , rendicontazione, marketing, profesionalità. Fatti, non parole, finalizzati a permettere a un donatore o a un consumatore (nel caso di aziende che abbiano nel loro DNA la RSI) di capire tuto ciò che desidera sapere, spiegandoglielo anche se sembra difficile (ma sta qui l’abilità di un buon fundraiser!), con parole chiare semplici e soprattutto sincere e oneste che diano loro tutti gli elementi necessari per decidere responsabilmente se e quando donare o accquistare un bene o un servizio di un’Azienda che opera in modo responsabile nella comunità da cui trae il proprio profitto . Le persone meritano il rispetto delle loro aspettative e richieste di chiarezza. Non ci vuole molto e come sempre è solo una questione di volontà da parte della Governance! Inviterei i Presidenti, i Consiglieri, i Direttori Generali tutti a riflettere senza indugio su questo loro importante ruolo e responsabilità cominciando, tra l’altro, a pubblicare i bilanci sui siti e commentandoli adeguatamente, al fine di renderli comprensibili anche alle “signore Maria” che donano 20 euro all’anno.
    Grazie sempre per la tua onestà intellettuale e professionalità nel trattare i vari temi che affronti.
    Buon lavoro.
    Bea Lentati

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