Shylock, l’IVA e gli aiuti ai terremotati

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Il 26 agosto Enrico Mentana al TG LA7 ha raccontato cosa succede a Cavezzo (MO) dove è stata ricostruita una scuola con le donazioni raccolte anche attraverso LA7 e dove si è scoperto (!) che sui beni relativi alla ricostruzione si paga l’IVA. Anche il Corriere della Sera sta dando rilievo alla questione, essendo – con LA 7 – i promotori del Comitato Un aiuto subito.
Nel caso specifico si tratta della ricostruzione di una scuola per la quale, con i 300 mila euro di IVA che si dovrebbero pagare ai fornitori, chi sta seguendo il progetto dice che potrebbe fare ancora qualche bella cosa. Sicuramente è così: 300 mila euro sono una somma di tutto rispetto. Da qui la filippica di Mentana e di altre testate giornalistiche sul fatto che gli aiuti umanitari non dovrebbero essere sottoposti a IVA.

Io faccio il bastian contrario: che la cosa sia odiosa non v’è dubbio. Che non sia equa non proprio.

Prima di lanciarsi in filippiche mediatiche occorrerebbe capire se, a livello comunitario, la questione è trattata o meno, perché l’IVA è un’ imposta comunitaria.
Non ho approfondito al momento la questione ma mi sembra di no, nel senso che non mi pare siano previste esenzioni per gli aiuti in caso di calamità.
Perciò se la materia non è trattata in qualche direttiva, vuol dire che l’Italia non può stabilire esenzioni motu proprio e quando lo ha fatto (IVA zero sull’acquisto delle ambulanze), è stata “bastonata” e ha dovuto cambiare le carte in tavola (è stato concesso un credito di imposta al fornitore del mezzo, pari al 20% del valore del mezzo di soccorso).

Tra l’altro, non tutti sanno che, se si stabilisce un’esenzione (ricordo che le esenzioni IVA sono indicate nell’art. 10 del d.P.R. 633/72), il problema si ribalta in capo al cedente dei beni o servizi: a lui si applicherà il pro-rata IVA e quindi lui perderà parte della detraibilità IVA sugli acquisti.

Ciò detto, molti anni fa (1980) ricordo che per le cessioni di beni per la ricostruzione dell’Irpinia si stabilì che fossero “non soggette” all’imposta (che è diverso dall’esenzione).
Non ricordo bene cosa fu stabilito per la ricostruzione dell’Umbria e delle Marche in occasione del terremoto del 1997.
In occasione del terremoto de l’Aquila non è stata riproposta una cosa simile.
Evidentemente non c’erano fondi per farvi fronte e le risorse sono state impiegate in modo diverso.
Su l’Aquila forse sono state sprecate ma questa è un’altra storia.

A ben vedere allora bisognerebbe non tassare tutti gli acquisti effettuati per l’assistenza ai richiedenti asilo, per l’acquisto delle ambulanze ecc.
Un discreto “macello” direi.

Va anche detto che il sistema prevede che l’IVA sia recuperata anche sulle donazioni di beni che le imprese effettuano (salvo alcuni casi) anche in caso di calamità.

Quella è una iattura davvero, non tanto per l’ammontare dell’IVA da versare ma per il sistema di calcolo dell’imposta. Si chiama “rettifica della detrazione”.

Tant’è che io consiglio alle imprese di donare una somma di denaro pari al valore della merce da donare e con la somma ricevuta l’ente beneficiato acquista i beni e i servizi, paga l’IVA e tutti sono felici e contenti.

Shylock così avrà avuto la sua libbra di carne.

 Gianpaolo Concari

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