Riforma Terzo Settore: il 1° di ottobre si aprono le danze: ballo lento?

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Andando a spulciare nelle convocazioni delle Commissioni, ho trovato che l’1 ottobre quale ultimo argomento la XII commissione della Camera inizierà ad affrontare il ddl C 2617 recante “Delega al Governo per la riforma del Terzo settore, dell’impresa sociale e per la disciplina del Servizio civile universale”.

Realtà e fantasia si danno battaglia anche su questo fronte.

E’ realtà il fatto che sia stata annunciata ad aprile dal premier Renzi la volontà di riformare il terzo settore che disse “dovrebbe chiamarsi il Primo settore”; è stato allora, ricordate?, che abbiamo assistito alla prima triste ola di palafrenieri e tifosi in ordine sparso.

La realtà ci ha portato all’inizio di maggio le linee guida della riforma, commentate nel giro di un mese da enti e persone che hanno contribuito inviando annotazioni, critiche e ambiti di miglioramento al Ministero del Lavoro e delle Politiche Sociali che proprio in questi giorni si è affrettato – per così dire, il tempo è una variabile soggettiva – a darci uno spaccato delle risposte. Le trovate qui.

A fine giugno doveva esserci la discussione in Consiglio dei Ministri, ma il Terzo Settore che doveva essere il Primo è slittato nella discussione ai primi di Luglio. Per vedere un testo di disegno di legge abbiamo atteso i primi di Agosto, tra un trolley e una prenotazione in albergo, annunciato dal Ministro del Lavoro Poletti. Alla Camera è stato presentato il 22 agosto e il testo reale l’abbiamo letto nella prima decade di settembre. Poi il nulla. Adesso sappiamo che dal 1° Ottobre si inizierà a discutere sul testo nella Commissione. Il relatore è l’onorevole Donata Lenzi, del PD, bolognese, laureata in legge. E’ onorevole dal 2005, in questa legislatura ha votato diversamente dal proprio gruppo parlamentare 11 volte, cioè lo 0,23% delle volte, è molto presente in Assemblea (85%).  Tutti dati che trovate in Openparlamento. Ha esperienze sul non profit? Boh? E’ un male se non le avesse? Direi di no se guardassimo ai profili dei nostri cari, vecchi parlamentari amici del non profit (i nomi non li faccio, chi legge li conosce).

Questa è la realtà, per così dire, in lento divenire.

La fantasia è che entro l’anno avremo la legge (che è legge delega, quindi da sola non vale una cicca senza i decreti legislativi che verranno scritti nelle stanze dei Ministeri). Entro l’anno avremo la legge è frase detta dall’on. Bobba, Vice Ministro del Ministero del Lavoro con delega al non profit. Lo ha detto a Rimini a fine agosto.

La fantasia è che il riflesso (positivo, sperano i promotori e noi tutti, anche se scettici) si abbia a breve, già nel 2015. Purtroppo non sarà così, quindi facciamo un patto. Noi non mettiamo fretta, consapevoli che tra l’annuncio iniziale e uno straccio di testo ancora tutto da discutere ci hanno messo 6 mesi buoni! Loro, e parlo dei politici e portatori d’acqua, non ci prendano per il naso a dire che c’è la luce in fondo al tunnel. Il lavoro da fare è ancora tanto come disse giustamente l’onorevole Patriarca a Vita all’inizio di Luglio. Anche lui – come accade agli orologi rotti che due volte al giorno indicano l’ora esatta – ogni tanto ne azzecca qualcuna (a voler essere pignoli, l’onorevole che siede su tre poltrone ha una frequenza di successo un po’ minore, vabbè).

Questa danza lenta è cominciata, e questo è l’importante.

Per finire, mi ha fatto sorridere l’intervista alla Ministra Boschi realizzata nel corso di una festa dell’Unità alcuni giorni fa. Parlando della Riforma del Terzo Settore – sapere che c’è anche lei dietro alla riforma non mi tranquillizza granché – afferma (trovate qui l’intervista tra il minuto 0:29 a 1:07 qui) alcune cose del tipo: “abbiamo presentato il disegno di legge delega a giugno che adesso è all’esame della Camera”. Abbiamo visto che non è così (il testo è stato presentato ad Agosto e iniziano a parlarne ad ottobre!).

Raggiunge il massimo quando con l’incedere della maestrina dalla penna rossa sentenzia che la stabilizzazione del 5 per mille e l’assenza di tetto sono richieste dagli enti del terzo settore (io direi che lo chiedono anche i cittadini, ma andiamo oltre), e con fare severo e senza ridere aggiunge “in cambio chiediamo maggiore trasparenza alle associazioni rispetto ai loro conti, maggiore democraticità nelle loro strutture”.

Capiamoci. “In cambio”? Di quale cambio parla? Vi diamo i soldi se siete più trasparenti? Caro Governo, sei tu che devi verificare se siamo trasparenti e democratici, ma ex ante, con i mezzi che possiedi (Agenzia delle Entrate, enti gestori dei registri ecc.) Qui non c’è alcuno “scambio”. L’onere della prova è del Governo. Quanti sono gli enti che hanno cercato di fregare il 5 per mille e non ne avevano diritto perché truffaldini? Avete i numeri? Tirateli fuori. Avete i nomi? Tirateli fuori.

E poi, vogliamo dircela tutta, ma proprio tutta? Da quale pulpito arriva questa predica? Chi ci dice di essere più trasparenti? Un rappresentante di un partito politico? Vi verrebbe mai in mente di associare tra di loro le espressioni “trasparenza dei conti” e “partito politico”? Per non parlare della coppia scoppiata “democraticità” e “partito politico”, un vero e proprio ossimoro.

Ministra, citofoni “minoranza del PD” per farselo spiegare.

Carlo Mazzini

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