L’insostenibile lentezza dell’iter della Riforma del Terzo settore

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E’ davvero molto difficile giudicare il lavoro degli altri, ma alcuni indizi parlano chiaro, soprattutto sul lavoro di chi dice di rappresentarci in Parlamento.

Un primo indizio consiste nel “quanto” si lavora. Chiediamoci quindi quante volte si riunisce la XII commissione della Camera per esaminare, tra gli altri, il disegno di legge delega sulla Riforma del Terzo Settore.

Troviamo la risposta sul sito della Camera. Nel mese di ottobre sono state calendarizzate – fino al 16 di questo mese – 8 date; 2 nella prima settimana, 3 nella seconda e altrettante nella terza. Se andiamo indietro ai mesi precedenti, troviamo che è uso di questa e di quasi tutte le altre commissioni incontrarsi 3 giorni su 5. Non sono giorni pieni, in quanto i deputati devono presenziare anche in Assemblea.

Ma torniamo ai 3 giorni e chiediamoci quanto lavoriamo tutti noi. Mediamente 5, ovvio. I deputati e i senatori affermano che il lunedì e il venerdì sono dedicati alla presenza “sul territorio” presso i collegi che li hanno eletti.

Il tabellino di marcia della Riforma non è stato finora quello di un centometrista, è chiaro. Lo sappiamo perché abbiamo visto che dall’inizio di luglio – quando è stato votato il ddld in Consiglio dei Ministri – la Commissione XII della Camera ha iniziato a parlare della riforma il 1° ottobre.

Ora che è all’esame della Commissione, il ddld ha visto gli interventi della relatrice (I° ottobre, con un copia ed incolla della relazione del servizio studi della Camera), del sottosegretario Bobba e del deputato Patriarca (7 ottobre) e del deputato Beni (9 ottobre).

Totale 70 minuti in – ad oggi – 13 giorni. Togliamoci il sabato e la domenica.

70 minuti in 9 giorni lavorativi (lavorativi per gli altri, è chiaro!).

Sia Bobba che Patriarca auspicano che la Commissione possa svolgere in tempi rapidi un esame approfondito del provvedimento. E chi non lo auspica? Sono loro – i famosi politici “vicini al non profit” – che dicono che la riforma è urgente, che il Terzo Settore è in realtà il Primo!

Se c’è l’urgenza di riformare il non profit, se il Terzo settore è davvero così importante, se l’Italia non riparte senza un nuovo non profit, ecco: non potrebbero darsi una mossa?

Carlo Mazzini

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