La sfiga che porta dire “la riforma sta per diventare legge”

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La notizia è stata data da Vita e da Infocontinua ieri pomeriggio: il termine ultimo per presentare gli emendamenti è il 7 settembre (ore 13, per la precisione). Quindi è il secondo rinvio, dato che nella I Commissione avevano dapprima fissato il 9 luglio per spostarsi al 21.

Giustamente, gli amici di Vita (che nelle settimane precedenti avevano montato una campagna ad hoc facendo parlare alcuni soggetti rappresentanti realtà del non profit) hanno gridato allo scandalo e nel sito di Vita trovate un mio breve post su ciò che di buono può portare questo ennesimo ritardo; in poche parole, se si guarda al bicchiere mezzo pieno, i senatori hanno la possibilità di rileggersi il non profit e la sua riforma e arrivare preparati agli esami di settembre.

Volevo qui invece rilevare come porti sfiga da parte dei politici “prevedere” quando il disegno di legge di riforma supererà le forche caudine (confronto parlamentare) delle Commissioni e dell’Assemblea.

Ecco un florilegio

Bobba a Vita 29 agosto 2014: “Posso contare sull’appoggio di tutto il governo”, ha assicurato Bobba, “e soprattutto dei ministri Poletti e Boschi, con i quali condivido l’obiettivo di farla approvare entro l’anno”.

Alla Rai (all’interno di un blog), il 21 marzo 2015 Bobba affermava (seguendo Renzi che aveva detto la stessa identica cosa): “A Marzo, il provvedimento andrà in Aula alla Camera per l’approvazione. Nel frattempo avvieremo gruppi di lavoro per preparare i decreti legislativi. Entro metà 2015, la riforma dovrà essere operativa”.

Bobba a Vita il 9 aprile 2015: “Se non vi saranno intralci l’iter parlamentare potrebbe terminare prima dell’estate per poi passare, finalmente, alla stesura dei decreti delegati”.

Chi non si butta in previsioni ma giura e spergiura sulla bontà della sua ragione e sulla irragionevolezza dei suoi antagonisti è Patriarca, Onorevole PD e Presidente dello storico Centro Nazionale del Volontariato oltre che Presidente dell’Istituto Italiano della Donazione.

Il 9 aprile 2015, votato alla Camera il ddl della Riforma, il “nostro” si buttava a corpo morto contro le trincee nemiche, dei disfattisti, di chi ha votato contro (chiamasi opposizione, chiamasi democrazia). E da dove si buttava? Dalla testata giornalistica del Centro Nazionale del Volontariato, da egli presieduto. E da lì affermava

ROMA. La riforma del Terzo Settore sarà ricordata come uno dei punti cardine di questa legislatura, anche perché la attendevamo da anni. Sono coinvolti più di 5 milioni di cittadini volontari, 12mila cooperative sociali, più di 800mila occupati con un apporto del 4% sul pil.

Un settore strategico per il futuro del nostro welfare. Alle agevolazioni fiscali c’è la richiesta di trasparenza e rendicontazione alle organizzazioni (sic!!!! ndr). E siamo andati contro chi ha voluto fare del qualunquismo sul Terzo Settore. Abbiamo contrastato la tesi del movimento 5 stelle, che ha tentato durante il dibattito di disegnare il mondo del terzo settore e delle cooperative come un mondo corrotto, da mettere sotto controllo.

A parte le frasi iniziate e non finite, già è triste che per ragioni politiche un deputato sia Presidente di un ente non profit: lui opporrà dicendo che è il contrario, che grazie a lui CNV e IID aumentano di visibilità (che è come dire di provare a misurare i lumen di un cerino acceso sott’acqua).

Figurarsi poi, utilizzare l’ufficio stampa di un ente non profit per riferire delle proprie posizioni politiche (legittime, figurarsi).

Avrete notato che nella Riforma del III Settore non esiste un accenno in merito a

1. conflitti d’interesse

2. casi di incompatibilità

E’ un caso?

Carlo Mazzini

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