Regione Lombardia e le raccolte fondi: quando gli interessi sono di parte

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Alcuni giorni fa, sul sito locale di Repubblica Milano è comparso un articolo relativo alla volontà del Pirellone (Regione Lombardia) di regolamentare l’accesso ai luoghi pubblici per l’organizzazione di raccolte fondi “di piazza”.

Il PDL (progetto di legge) 209 è passato anche in aula il 15 settembre e pertanto è legge. Eccolo qui.

Vediamo di cosa si parla, come ne parla, come non si scrive né si pensa una legge.

Il Pdl introduce un nuovo articolo alla LR 6/10 (TU delle leggi regionali su commercio e fiere) relativo alla “Disciplina delle cessioni a fini solidaristici da parte di enti non commerciali”.

I comuni lombardi  entro un anno deliberano il Piano comunale delle cessioni a fini solidaristici. “Il Piano comunale promuove la corretta coesistenza fra il commercio in sede fissa o itinerante e le attività” solidaristiche ed è redatto seguendo le linee guida predisposte entro 6 mesi dalla data di entrata in vigore della legge, dalla Regione e che parleranno di:

a) garantire il carattere occasionale e provvisorio delle attività di cessione di cui al comma 1;

Non so da dove abbiano preso il termine “provvisorio”: le raccolte pubbliche di fondi devono essere occasionali e la norma che sarebbe dovuta uscire relativamente all’occasionalità non è mai uscita. Ma la cosa importante è che la norma doveva essere un decreto ministeriale, non può essere una legge regionale! Recita infatti l’art 2, c 3, D Lgs 460/97: “3. Con decreto del Ministro delle finanze, da emanarsi ai sensi dell’articolo 17, comma 3, della legge 23 agosto 1988, n. 400, possono essere stabiliti condizioni e limiti affinche’ l’esercizio delle attivita’ di cui all’articolo 108, comma 2-bis, lettera a), del testo unico delle imposte sui redditi, approvato con decreto del Presidente della Repubblica 22 dicembre 1986, n. 917, possa considerarsi occasionale.”

b) predisporre i criteri per l’individuazione delle aree comunali da destinarsi all’esercizio delle attività di cessione di cui al comma 1, in considerazione anche della presenza di attività commerciali in sede fissa;

Qui di fissa c’è l’idea – che la Confcommercio ha suggerito al normatore – che i gazebo dove vengono offerti fuori dai canoni e dai prezzi di mercato beni possano portare meno business ai fiorai del luogo. Mettiamoci d’accordo: una legge europea e una italiana consentono la richiesta – da parte di enti non profit – in piazza di donazioni anche attraverso l’offerta di beni di modico valore. Far dipendere la possibilità o meno di esercitare questa attività dal fatto se in quella piazza ci sia o meno qualcuno che vende fiori, piante o frutti non abbisognava – credo – di una legge ma di un po’ di buon senso. Invece di legiferare cose inutili, sarebbe forse bastato far presente agli amministratori comunali di valutare di volta in volta se e quanto un’attività di offerta di beni per ragioni benefiche possa essere considerata concorrenza sleale.

c) promuovere l’avvicendamento, nelle aree di cui alla lettera b), dei diversi settori merceologici oggetto di attività di cessione di cui al comma 1;

Bella questa volontà dirigista. Vuol dire che tu, Regione Lombardia, mi dici cosa devo offrire in piazza? Ma siamo matti?

d) favorire lo svolgimento delle attività di cessione di cui al comma 1 prevalentemente nell’ambito di eventi culturali o aggregativi;

Altra stupidaggine: “eventi culturali o aggregativi” di chi? La legge (art 143, c 3, lett a, TUIR) afferma che le raccolte sono effettuate “in concomitanza di celebrazioni, ricorrenze o campagne di sensibilizzazione”, riferendosi a eventi che decide l’ente non commerciale, che nessuno ha ragione o potere di contestare o indirizzare.

e) predisporre i criteri per l’individuazione di idonee distanze minime fra gli operatori commerciali in sede fissa e le attività di cessione di cui al comma 1 che propongono generi della stessa categoria merceologica;

Ci vuole una legge? Una circolare non bastava? Un invito a rendere compatibili sia l’attività di commercio che quella di beneficenza? Quando si dice che Roma padrona è la capitale della burocrazia: qui abbiamo un progetto di legge che diventa legge, che emana linee guida che vengono tramutate in Piani comunali.

f) armonizzare modulistica e aspetti autorizzativi.

Ecco il punto a mio avviso centrale, davvero. Fate in modo che per le associazioni sia più semplice capire quali documenti presentare e perché! Non fate sottoscrivere dagli enti delle auto dichiarazioni che riportano il falso (già lette) perché richiesto dal Comune. Dimenticatevi la SCIA, benedette amministrazioni. Gli enti non devono presentare la SCIA!!!

Un ulteriore articolo afferma che le sanzioni per chi non rispetterà le previsioni del piano comunale saranno comprese tra 100 e 500 euro.

 

Dagli atti presenti sul sito della Regione, risulta che i promotori siano consiglieri della Lega Nord e che la legge sia stata voluta, spinta, sponsorizzata dai rappresentanti dei fiorai e dalla Confcommercio. E da ciò si capiscono tante cose. Ad esempio il fatto che nella relazione illustrativa c’è tutta tutta una excusatio non petita con quel che segue … Leggete

Come premessa, al fine di sgombrare il campo da eventuali strumentalizzazioni di stampo squisitamente politico, è d’uopo specificare che il presente progetto di legge non intende in alcun modo vietare o limitare le attività di raccolta fondi a fini benefici, ma cerca solo di trovare una soluzione condivisa (e si sottolinea il carattere ecumenico della norma) al fine di contemperare le esigenze dei commercianti in sede fissa, già gravati da una pesante crisi economica e da una tassazione tra le più alte in Europa, con le esigenze degli organizzatori di raccolte fondi a scopo benefico, le cui finalità sono evidentemente da sostenere.

Alla faccia della coda di paglia! Ecco, sgombriamo il campo da eventuali strumentalizzazioni politiche: di ecumenico questa norma non ha nulla. E’ una regolamentazione spropositata che porterà mal di testa a tanti amministratori comunali e di enti non profit e questi ultimi si sentiranno dire “lo dice la legge”. Si noti che le Linee Guida non si capisce che “forza di legge” potranno avere, chi le promulgherà ecc. Nella LR viene detto “La Regione … predispone” le linee guida. Ma CHI in Regione.  Consiglio? Commissione? Giunta? Ultimo funzionarietto della bassa Val Brembana? Non sanno neppure fare il loro lavoro di scrivere le leggi!

Avevano la possibilità di chiedersi: iniziamo a dare indicazioni ai Comuni per semplificare il loro lavoro? facciamo gli interessi anche della popolazione e degli enti non profit e non solo delle aziende?

Rispondendo a queste domande il Consiglio Regionale sarebbe stato davvero rappresentativo degli interessi della popolazione e non solo di quelli di una parte di operatori economici. Hanno fatto proprio il contrario, assecondando i poteri forti – che come ogni potere forte si finge debole – e se ne sono fregati degli altri attori. Ma queste sono solo “strumentalizzazioni di stampo squisitamente politico”.

E’ davvero tutto molto bello!

Carlo Mazzini

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1 commento

  1. Davvero quella dell’avvicendamento dei diversi settori merceologici oggetto di attività di cessione è una perla di follia dirigista che solo certe associazioni dei commercianti potevano arrivare a concepire e, nel caso politico specifico, far arrivare a norma!

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