I pro e i contro (per il non profit) della legge di Stabilità 2016 approdata al Senato

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Come ogni anno, siamo qui a leggere assieme il disegno di legge di Stabilità, che con notevole ritardo (11 giorni) rispetto ai termini di legge è arrivata al Senato. Si tratta di una lettura obliqua, cioè con attenzione particolare a come questo complesso di disposizioni migliorerà in meglio o in peggio la vita delle organizzazioni non profit.

Pronti? Via.

I PRO – cosa ci piace

All’articolo 21, il Governo vuole rendere perpetua la misura “Art Bonus” che come ricorderete intende avvantaggiare i donatori – in denaro – che intendono sostenere i beni culturali pubblici, favorendone la manutenzione, protezione e restauro, anche nel caso in cui detti beni siano affidati o concessi a soggetti privati senza scopo di lucro. La misura del credito d’imposta è e sarà sempre del 65% (precedentemente al terzo anno – 2017 – sarebbe stata del 50%).

All’articolo 24, comma 10, viene alzato il limite entro il quale le donazioni di beni (oltre a quelli facilmente deperibili) effettuate da aziende non richiedono il complesso iter di cui al DPR 441/97, art 2, c 2 (comunicazione scritta all’amministrazione finanziaria e alla Guardia di Finanza). Il limite di cui sopra viene elevato da 5.164 euro a 15.000 euro. Pertanto, per donazioni sotto detta soglia, l’azienda potrà donare (senza che detta donazione ricada nei casi di presunzione di cessione) senza dover fare suddetta comunicazione. Rimane l’obbligo di far uscire il bene con DDT e – per la Onlus – di emettere dichiarazione sostitutiva di atto notorio relativa a quantità e qualità dei beni coincidente con il DDT. Nei confronti di cessione di beni facilmente deperibili, dal testo sembra di capire che comunque essi siano sempre esentati dalla suddetta comunicazione.

I CONTRO – cosa non ci piace

All’articolo 33, comma 4 si conferma che il lupo perde il pelo ma non il vizio. Sull’8 per mille, lo Stato riduce quello di sua competenza (che serve per le emergenze, per la scuola, per il patrimonio culturale ecc) di 10 milioni, evidentemente “per far cassa”, cioè per utilizzarlo per altre finalità non previste dalla legge dell’8 per mille statale. Non gli passa per la testa di fare la stessa cosa con l’8 per mille “religioso” … chissà perché!

5 per mille cultura: sembrava, da voci di corridoio, che fosse prevista una ristrutturazione di quell’abominio che è il 5 per mille alla cultura, che attualmente non prevede l’indicazione del soggetto destinatario del finanziamento, come ben sanno i lettori di questo sito. Niente da fare. Sarebbe stata una misura dal costo nullo (cioè zero), sarebbe stato allinearsi con ciò che aveva indicato la Corte dei Conti (per ben due volte), ma evidentemente qualcosa ha fermato questa disposizione.

Vita ci informa che dell’aumento – promesso dal premier Renzi – del fondo per il servizio civile pari a 100 milioni non c’è traccia.

Il Governo riduce all’art 33, c 8 anche il tetto massimo al 2 per mille per i partiti. E’ un altro modo per far cassa con soldi che comunque non arrivano non vengono assegnati, data la bassa propensione dei cittadini a versare detti soldi ai partiti.

Per ora, per quello che sono riuscito a capire, le questioni sono queste.

Certo, il non profit aspetterebbe la famosa Riforma del Terzo Settore, ma ormai quella è da derubricarsi sotto il capitolo “leggende”.

Carlo Mazzini

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