Corte dei Conti e 8 per mille: la fiera del non sense

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Dobbiamo ringraziare la Corte dei Conti se le incongruenze dell’8 per mille vengono alla luce nella loro follia.

I primi di ottobre, i magistrati contabili si sono riuniti per esporre una lunga relazione inerente le risposte degli interessati (ministeri, chiese varie) sulle disfunzioni rilevate giusto un anno fa dalla stessa Corte (qui il mio post). E’ di oggi la pubblicazione della relazione sul suo sito.

E le risposte degli interessati li elevano ad un gradino più alto dei Monty Python. Solo che nel caso dei ministeri e delle chiese si tratta di umorismo involontario.

Il documento è diviso in due. Quella che ci interessa è la prima parte (40 pagine) in quanto la seconda parte è la riproposizione della prima indagine del novembre 2014.

Se io non pretendo che vi leggiate tutte le 40 pagine, voi non pretendete da me un riassunto ragionato delle sragioni di questi tipi. Espongo solo un’antologia delle follie esposte direttamente dai soggetti.

1. Sapete tutti che l’8 per mille funziona diversamente dal 5 per mille. L’8 consente ai beneficiari di prendere anche la parte di chi non ha espresso alcuna scelta. Di fronte a questo “prelievo forzoso” (che se non ci fosse verrebbe attribuito alle sfiatate casse dello Stato) la CEI afferma:

“… si deve osservare che la mancata espressione della propria scelta non equivale – e non può essere assimilata in via interpretativa – al rifiuto del sistema o alla volontà di non parteciparvi. La scelta del legislatore è stata quella di ripartire una quota dell’Irpef generale sul modello delle votazioni politiche, momento esemplare di partecipazione democratica, dove il numero dei votanti non determina il numero dei seggi da assegnare, che sono, infatti, assegnati tutti, anche se non tutti gli elettori si recano alle urne.”

Capite? E’ una votazione, secondo la CEI. Chi è il più bello del reame? Io, e allora vanno (soprattutto) a me i voti anche di quelli che non hanno votato. Ma con che faccia dicono e scrivono questo? Qualsiasi studioso di politica sa benissimo che la non affluenza alle urne è un’indicazione politica di malessere e che se i partiti non fossero quello che sono dovrebbero interessarsi dell’astensionismo come di un sintomo di una patologia. Dal ragionamento che fa la CEI si capisce la perfetta adesione della stessa ai “principi” (chiamiamoli così) che governano la nostra politica.

Anche l’Unione Induista Italiana è favorevole alla ripartizione dei non dichiaranti, e si esprime con particolare durezza verso quel branco di ignoranti che contribuiscono alle loro casse, a loro insaputa:

“quand’anche questa apparente mancata scelta dipendesse – almeno per una frazione – da ignoranza sulle sue conseguenze invece che da lucida, consapevole e informata decisione, tale ignoranza sarebbe del tutto inescusabile; posto che l’eventuale inconsapevolezza circa l’esistenza e la latitudine di una norma, lungi dall’essere un’esimente sarebbe invece, in questo caso, una aggravante posto che tale meccanismo di ripartizione, essendo in vigore da anni, dovrebbe essere universalmente conosciuto pur se, eventualmente, non condiviso”.

Posto che hanno scritto una frase che in italiano non gira, ci stanno dicendo: “non conosci come funziona l’8 per mille? Fatti tuoi!” Troppo buoni!

2. Un altro punto è quello relativo alla pubblicizzazione di quante risorse vengono date dalla nostra fiscalità alle confessioni religiose. Si parla di siti della Presidenza del Consiglio e del Ministero dell’Economia e quest’ultimo confessa (nota 18 pag 23) che ci sono incongruenze tra le cifre riportate dalla Corte dei Conti e quelli pubblicati dal Ministero stesso. Domanda: chi ha dato le cifre alla Corte? Il Ministero stesso, il quale, evidentemente, sbugiarda se stesso!

3. Ma vogliamo parlare dei controlli sulla gestione dei fondi? Ci frantumano gli zebedei con i rendiconti del 5 per mille e sapete cosa succede con l’8 per mille? Che vengono compilati dalle confessioni religiose dei rendiconti ma che (tenetevi forte)

A. dice il Ministero dell’Economia: “Dalla indagine, è emersa, poi, la circostanza, sconosciuta a questa Direzione, che i rendiconti trasmessi al Ministero dell’economia non sarebbero, poi, giunti agli uffici che dovrebbero trattare la materia.” Se li perdono tra uffici e direzioni! Che forza, che organizzazione!

B. le somme dell’8 per mille (chiesa cattolica) devono essere riconducibili a questi tre settori: sostentamento del clero, esigenze di culto della popolazione, interventi caritativi in Italia e nei paesi del Terzo mondo. Ma, laconica, la Corte dei Conti osserva che “Tuttavia, dall’analisi della relazione, tale maggiore approfondimento non risulta”. Cioè la Chiesa Cattolica non fa quello che le prescrive la legge e il Ministero non si scalda più di tanto. E come potrebbe? Si perdono i resoconti tra gli uffici!

4. Poi c’è la questione che i CAF fanno pubblicità ad un “certo” 8 per mille (già visto con il 5 per mille?) e che secondo un’indagine a campione dell’Agenzia delle Entrate risultano molte irregolarità (già visto con il 5 per mille?).

5. Ultima questione. Lo Stato se ne frega (scusate l’espressione) del “suo” 8 per mille (a destinazione statale, cioè per la fame nel mondo, per i beni culturali, per l’edilizia scolastica). E qui la sorpresa non è tanta, dato che se ne frega in generale di tutto l’8 per mille. Ma almeno il suo, potrebbe trattarlo meglio? No. Non fa pubblicità al suo 8 per mille (le Confessioni sì: chiedetelo a loro). Si incasina con norme – come quella sull’edilizia scolastica che gioverebbe dell’8 per mille – perché le fa uscire dopo il termine ultimo di compilazione delle dichiarazioni dei redditi. Si taglia la quota da solo. La Corte dei Conti si inalbera un poco e dice “la volontà di chi sceglie lo Stato deve essere considerata con lo stesso rispetto riconosciuto a chi opta per una confessione religiosa.” E viene fuori che in misura permanente – cioè da disposizioni di legge che si perpetuano – 102,5 milioni dell’8 per mille vengono assorbiti da altre esigenze. Altre disposizioni temporanee riducono a poco o niente la quota dell’8 per mille statale. Nel 2011 e nel 2012, la quota dell’8 per mille statale assegnata ai settori definiti dalla legge è stata pari a ZERO euro, mentre nel 2013 c’è stato l’exploit: ben 400 mila euro! Non vi dico poi il casino – quando ci sono – di assegnazione delle risorse, tra il fatto che in parte vengono assorbite dalla Chiesa Cattolica (sempre lei, anche per la parte statale) per il recupero delle chiese, abbazie e frattaglie varie e il fatto che quando vanno a obiettivi culturali tra l’assegnazione e il versamento passano anni grazie alla farraginosità delle nostre leggi.

Vi basta? Direi di sì, ma se siete curiosi, scaricatevi il file anche da qui. (attenzione: pesa 8,9 Mbyte)

Buona lettura: sono solidale con il vostro fegato.

Carlo Mazzini

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