Abbiamo la legge di riforma del terzo settore. E ora?

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Habemus tertiae partis legem: et nunc?

Poco fa la Camera ha definitivamente licenziato il testo della legge delega della riforma del Terzo Settore.
Dall’approvazione del ddl in Consiglio dei Ministri sono passati 1 anno, 10 mesi e 14 giorni, cioè 685 giorni.
Cosa ce ne facciamo di questo testo se non si capisce che cosa dica in realtà, e di come inciderà nella vita delle organizzazioni non profit?
Chi scriverà i testi dei decreti legislativi e cosa ci scriverà? Verranno aumentate le potenzialità di fundraising del non profit?
Quello che ho capito io (che è poco anche a causa delle mie limitate facoltà mentali) è che a furia di ripetere la stupidaggine di “separare il grano dal loglio” il terzo settore di domani sarà più ridotto e chi non ne farà parte sarà soltanto “ente non commerciale”.
Quali diritti, quali agevolazioni si riconosceranno alle piccole organizzazioni che per una serie di motivi non rientreranno nel registro unico del Terzo Settore? Questo è il quesito fondamentale che dobbiamo porci. Che fine fa il principio dell’articolo 18 della costituzione (libertà di associarsi)?
Vi lascio con questi quesiti e con il testo – salvo errori e omissioni – della riforma del Terzo Settore.
Carlo Mazzini
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