Modificare lo statuto per avere meno rappresentanza? Anche NO!

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Ci vogliamo tanto bene nella nostra associazione e soprattutto ci fidiamo tanto uno dell’altro. La nostra è un’associazione storica, fondata nella sua forma attuale circa a metà del secolo scorso.
E’ un’organizzazione del quale non posso dirvi il nome e vi basti il fatto che ha finalità abbastanza generiche, ma che in sostanza tendono al miglioramento della qualità dell’associato.
E’ un’organizzazione complessa con strutture nazionali e locali e, come in questi casi succede, esiste una forma di democrazia rappresentativa.
Ora, vi evito il sistema di governo del consiglio direttivo, le funzioni dell’assemblea ecc.
Condivido però quello che sta succedendo in questo periodo. Poco tempo fa mi è stato chiesto in qualità di esperto e socio (mai più, non lo farò mai più di essere coinvolto così) cosa ne pensavo del cambiamento dello statuto proposto dal consiglio direttivo.
Nella sostanza si propone una modifica del sistema di rappresentanza. Attualmente nell’associazione locale i soci votano per una proposta e il delegato porta questa proposta che viene poi votata in assemblea nazionale. Quando il quesito non è secco (chi facciamo presidente nazionale, Tizio o Caio?) ma si parla delle politiche generali, i delegati colgono il sentiment dell’assemblea locale, lo portano in assemblea nazionale, poi inizia una discussione tale per cui i delegati sono in sostanza svincolati dal mandato.
In entrambi i casi i delegati hanno questa caratteristica: quando sono stati votati, sono stati votati per l’amministrazione dell’associazione locale e con l’impegno che sarebbero andati a rappresentare la stessa nell’assemblea nazionale. Quindi, io che ho votato Sempronio affinché fosse Presidente dell’associazione, so che se lui sarà eletto a livello locale andrà a livello nazionale e lì mi rappresenterà (con o senza vincolo di mandato).
Ma qual è la modifica proposta?
La modifica propone che io che voto Sempronio nella speranza che sia eletto (è una brava persona, ha senso civico, sa argomentare bene le questioni …) in realtà voto solo a livello locale, e anche se Sempronio sarà il più votato, non sarà automaticamente la persona delegata all’assemblea nazionale.
E chi sceglierà il nostro rappresentante? I soci che con Sempronio sono stati eletti nel Consiglio Direttivo.
Che impressione mi fa tutto ciò?
La premessa è che ogni sistema di democrazia rappresentativa è perfettibile. Certo è che chi ama il termine “democrazia” gradisce far parte di un sistema che renda il più corto possibile il tragitto tra il rappresentato e il rappresentante. Se io eleggo direttamente Sempronio, posso – se sono un socio elettore attento – stimolarlo a portare certe istanze, rimbrottarlo per certe posizioni prese. In poche parole posso farlo diventare uno strumento di democrazia quasi diretta nel senso che egli rappresenterà la linea mediana di coloro che la pensano almeno in parte come me, sarà latore di un “intorno” delle mie idee.
Il fatto che la modifica dello statuto mi allontani il rappresentato non mi piace granché e soprattutto mi chiedo: perché mai devo dare ai miei carissimi soci eletti nel Consiglio Direttivo la responsabilità di scegliere qualcuno, scollegato totalmente dalla scelta della maggioranza? Cosa sanno loro più di quanto sappia io?
Io non credo che facciano ammuina che ci siano giochi di palazzo; la nostra è un’associazione davvero fatta di volontari, di gente per bene, e tutti abbiamo fiducia uno nell’altro. Ma se io scelgo una persona che ci rappresenti e così anche la maggioranza dei miei soci, perché mai si deve entrare in un gioco di delegati che si fanno le scarpe a vicenda, pongono veti e fanno andare il “loro” rappresentante all’assemblea nazionale?
Non solo non mi va bene (mi tolgono la “vicinanza” con il rappresentante), ma non ne capisco proprio le ragioni che più di uno ha cercato di spiegarmi ma con ragioni che ho trovato pretestuose e nessuno ha risposto alla domanda: perché mi devo togliere il piacere e la responsabilità di votare un mio rappresentante?
Mi dicono che con una successiva modifica al regolamento si capirà che i consiglieri saranno obbligati a eleggere il più votato.
Mi inalbero. Capisco tutto, ma essere preso per il k no! So benissimo che è lo statuto che regola tutto il resto e che il regolamento non può andare in conflitto con lo statuto, altrimenti il regolamento soccombe. Quindi non mi stiano a raccontare quella dell’uva: la riforma dello statuto è stata fatta per togliermi quel piacere e quella responsabilità di eleggere il delegato all’assemblea nazionale.
Che dite? Faccio bene a iniziare a iniziare a dubitare della buona fede dei miei soci?

Sapete cosa vi dico? Io, all’assemblea straordinaria dei soci che si terrà il 4 dicembre, voto NO.

Carlo Mazzini

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