Riforma: i commercialisti dicono bene la loro con utili suggerimenti

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Il CNDCEC – ingarbugliato acronimo che definisce il Consiglio nazionale dei dottori commercialisti e degli esperti contabili – ha di recente pubblicato e presentato un documento “molto pensato” (da una loro commissione interna) relativa alle osservazioni per la predisposizione dei decreti attuativi della riforma del terzo settore.
Come dire: danno consigli al legislatore su cosa e come scrivere nei decreti sulla materia della quale sono portatori di conoscenza.
Essendo un documento di 75 pagine (oltre a 60 di allegati), per natura dell’oggetto non troppo avvincente, consiglio a amministratori non profit, fundraiser e compagnia bella di andare di volta in volta a leggere le parti che possono interessare.

Qui il testo.
Lasciatemi mettere in rilievo soprattutto gli aspetti positivi.
I commercialisti hanno dato la stura alla loro “pratica” – ad esempio nella parte di controllo / vigilanza – andando a suggerire buone prassi (cfr anche il primo allegato). Interessante ad esempio è il riferimento alla dimensione dell’ente – più volte riportato – sulla parte dell’obbligo di avere o meno un organo di vigilanza e un organo di revisione contabile agganciandosi al 2435-bis del cc. Non sfugge che sia pro domo loro, ma sono proposte da discutere e non campate in aria.
Hanno presentato bene alcune problematiche Onlus, forse dilungandosi troppo sull’esistente (un pò da professorini) e proponendo alcune soluzioni su come cambiare il regime attuale e le storture che subiamo da 18 anni, soluzioni che però volano un pò alte (pagg 45 / 46).
Una ola bisogna farla quando propongono l’eliminazione dell’EAS!!!
Fanno bene a tirare le orecchie all’Autorità nazionale anti corruzione che all’inizio di quest’anno si è pensata di sostituirsi al Parlamento dicendo che gli enti non profit aggiudicatari di servizi sociali hanno l’obbligo (!!!) di applicare la L 231/01 (pag 24).
Una tiratina d’orecchi devono riceverla invece quando parlando in un allegato di ONG citano ancora la vecchia legge, ormai morta e sepolta (non più L 49/87 ma 125/14).
E un ultimo appunto, davvero amichevole.
Lo sforzo è stato davvero importante e il documento interessante; auguriamoci che qualcuno li stia a sentire e discuta con loro sul merito delle proposte.
Ma perché ancora utilizzare l’espressione “no profit” che è sbagliata?

Carlo Mazzini

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