Riforma: la delega non è infinita

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Noi vogliamo bene al sottosegretario Bobba. Non lo si conosce personalmente, ma ha una faccia rassicurante, un bell’accento piemontese, non fa figure di tolla come il suo Ministro (che direi sovrasta di alcune spanne), ha una qualche conoscenza del non profit – minore di quella che vanta – ma maggiore di chiunque altro nel Parlamento. E questa la dice lunga di come siamo messi.
Comunque abbiamo Bobba e ce lo teniamo.
Certo poi ci fa tornare sui nostri passi e iniziamo ad inquietarci quando leggiamo il sunto dell’assemblea della UNEBA che ha visto Bobba intervenire e parlare della Riforma.
Ad un certo punto si legge: “Bobba ha fatto poi il punto sull’iter e sui contenuti dei decreti, e confermato ancora una volta la sua sensibilità alle istanze di Uneba.” Ora, cari amici di Uneba, sappiate che lo fa con tutti. E’ un democristianone! Non si presenta mai ad un convegno per dire “ma che cavolo di richieste mi presentate!”, e sì che qualche idea balenga l’avrà sentita.
Ma il meglio lo dà quando afferma: «Dobbiamo completare tutto entro il 15 maggio per inviarlo alle Camere, poi ci saranno le osservazioni delle commissioni parlamentari. Ed eventualmente la possibilità di fare decreti correttivi entro un anno».
Non ha detto nulla di sbagliato, tutto vero. Ma, per capirci, la possibilità di fare decreti correttivi entro un anno dalla loro approvazione è un’opzione da considerare non come ultima spiaggia per riscrivere fuori tempo massimo i decreti, ma come “correzioni” di virgole, di integrazioni da approfondire un pò meglio.
Se il testo – temo per quello del Codice Unico che sarà quello che interesserà maggiormente fundraiser, amministratori e presidenti di associazioni – sarà una ciofeca, non lo si potrà integrare o correggere riscrivendolo e questo per due ragioni.
Prima: non è che il parlamento vi ha fatto una formula 1+1. La formula è 1 anno per scrivere e approvare la delega. Poi un altro anno per integrare e correggere i decreti “tenuto conto delle evidenze attuative nel frattempo emerse”. Ma i decreti devono uscire già lindi puliti impeccabili entro metà maggio! Diversamente andreste fuori delega e non potreste più legiferare.
Seconda: non è che “provate” a scrivere la riforma “per vedere di nascosto l’effetto che fa” alla Jannacci. Stiamo parlando della vita di 300mila organizzazioni alle quali non si può dire prima “si fa così” e dopo un anno “ah, no scherzavamo, si fa cosà”.
I decreti devono uscire lindi puliti impeccabili entro metà maggio! Le leggi si devono capire. Il mandato l’avete per (art 2, c 1, lett d) “semplificare la normativa vigente, garantendone la coerenza giuridica, logica e sistematica”. Non fate nulla che non vada in questa direzione.
Se Codice Unico si chiama, abrogate tutta la 383, tutta la 266, tutta la 460 e compagnia cantando reinserendole armonizzate in un unicum nel nuovo testo di legge. Non lasciateci tronconi di una legge da una parte e brandelli di una legge dall’altra. Già bisognerà capire come inserirete le ex ONG nel Codice Unico. Se le citate e le lasciate nella 125/14 il Codice Unico nasce già non unico, il che non è una meraviglia.
Non vi pensate di far modificare a ONLUS, ODV e APS (ad occhio 60/70mila organizzazioni) gli statuti solo perché qualche buontempone si fa venire in mente che devono inserire la locuzione “ente del terzo settore”.
E soprattutto, evitate di scrivere nel testo di legge “in quanto compatibile”, cioè di rimandare ad altra legge e incrociare le dita che in qualche modo, secondo qualche allineamento dei pianeti quella legge possa considerarsi applicabile al caso del terzo settore “in quanto compatibile”. Ce lo dovete dire voi se è compatibile o no; che facciamo? Tiriamo a dadi? I giorni pari è compatibile e i giorni dispari no?
Ecco. Preferiremmo un allungo di delega attraverso un omnibus (una legge che contenga disposizioni varie e nella quale si proroghi anche di un anno la delega a legiferare) piuttosto che un Frankenstein mal congegnato e poi corretto in corsa.

Carlo Mazzini

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