Cercare volontari: un libro più che utile (a parte il titolo)

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Laura Lugli, Nuove frontiere del volontariato – Cercare, trovare e fidelizzare i donatori di tempo, Libreriauniversitaria.it Edizioni, 2016
Non sono capace di fare recensioni dei libri. Ma cominciamo …

Il libro di Laura Lugli parla di come trovare, coccolare e impiegare i volontari.
Come inizio non è male se non fosse che mi ricorda quella famosa battuta di Woody Allen: <<Ho fatto un corso di lettura veloce e ho potuto leggere “Guerra e pace” in venti minuti. Parlava della Russia>>
Ecco, avete capito perché non sono capace di recensire un libro? Perché vado subito altrove!
Facciamo così: vi dico una ragione per non comprare il libro e una per comprarlo.
Partiamo dalla seconda.
E’ un libro estremamente utile sul tema del people raising e ancor prima di leggerlo (scorrerlo) l’ho già consigliato a due responsabili di volontari di due enti non profit. Ad una ho persino detto: “devi assolutamente leggerlo, parla del tuo lavoro e ti darà un sacco di spunti nuovi”. E questa persona: “davvero? dai, raccontamene un pò”. E io – tra me e me imbarazzato perché non potevo dire che non l’avevo ancora aperto – ho risposto: “no guarda, non saprei neppure da dove incominciare!” (il che, se ci pensate, era vero!)
Quindi: è il libro che mancava sul people raising: lo dico convinto, dopo averlo letto (scorso). Mi ha sorpreso la profondità / verticalità con la quale l’autrice affronta l’argomento e al contempo (ah, da quanto non scrivevo “contempo”! Capite che non son proprio fatto per scrivere recensioni) e al contempo, dicevo, essere leggera, della leggerezza di Calvino (tiè, anche la citazione colta).
A mio avviso molti responsabili di volontari si ritroverebbero in numerose considerazioni, in prassi consolidate nel tempo ma mai teorizzate (e qui Laura le fa diventare “norma”). Un pò come quei relatori assolutamente geniali che ti dicono cose che sapevi già ma mettendole così bene in fila e in ordine che dici tra te e te “ma che bravo questo relatore! Ha messo in belle parole i miei pensieri confusi”. Inoltre la Lugli aggiunge un bel pò di nozioni nuove, citazioni dotte che ci fanno capire che è da decenni che si studia (soprattutto all’estero) il comportamento dei volontari e come organizzarli al meglio.
Ecco: questa è la ragione per comprare il libro.
Arrivederci.
Ah, dimenticavo: la ragione per non comprarlo.
Ha un titolo che non vuol dire un cazzo (posso dire cazzo? vabbè l’ho detto).
“Nuove frontiere del volontariato” ma che è? John Wayne? Sa di stantio, di polverosi paper universitari, di ammuffite scartoffie dettate da baroni dell’ateneo. Perché intitolare un libro “Nuovo” rispetto ad un fenomeno sociale che comunque muterà e si rinnoverà di suo. Pensa alla seconda edizione: dovrebbero già cambiargli il titolo “Il fu nuovo …” o “L’asserito nuovo …”. Ecco, quando un libro si intitola “Nuovo …” io già lo guardo male, lo scarto (con qualche eccezione, ad esempio il Nuovo testamento devo ammettere che ha avuto un discreto successo).
Non solo “Nuove” ma anche “frontiere”. Ora: o è un modo subliminale per attaccare Salvini, ma lì l’autrice avrebbe sbagliato di grosso a pensare che si possa attaccare subliminalmente Salvini, dato che dovrebbe esserci in questi qualcosa anche al di sopra del limen, e ne dubitiamo alla grande.
Oppure le è stato imposto perché all’Istituto Universitario Salesiano Venezia piacciono questi titoli che fanno tanto accademia. Immaginatevi i testi della facoltà di ingegneria edile: “Le frontiere del calcestruzzo” “Oltre la brugola” “La chiave inglese non aderisce alla brexit”.
Io avrei suggerito qualcosa di diverso:
“come domare quello strano animale che è il volontario”
“volontario: il petrolio del non profit”
o chissà quanti altri.

E allora, teniamoci il titolo, ma soprattutto leggiamo tutto il resto del libro.
Ah, ringraziamo la Epson, produttrice di inchiostro per stampanti, per aver fatto finire l’inchiostro al prefattore (l’amico Luciano Zanin) il quale la stava prendendo un pò tanto lunga.

Carlo Mazzini

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