Riforma Terzo settore: pronti a pagare il volontario?

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A volte ritornano: chi? Quelli che vogliono pagare i volontari, e son più testardi dei muli, hanno una pervicacia che sarebbe meglio che indirizzassero altrove. Ma facciamo ordine.

Stamane (11/5), nel corso della riunione del Consiglio dei Ministri (AGGIORNAMENTO: forse nella riunione di domani) dovrebbero essere licenziati alcuni schemi dei decreti legislativi molto attesi, dei quali uno – davvero fondamentale – è quello recante il Codice del Terzo Settore, cioè l’insieme delle disposizioni giuridiche e fiscali che regolamenteranno la vita degli enti del Terzo settore.
Avremo modo di esaminare nel tempo i testi, detto che essi devono fare un iter abbastanza corto (45 gg) ma denso di “insidie” (Conferenza Stato Regioni, Commissioni competenti di Camera e Senato).
Nelle ultime (in ordine di tempo) due versioni che mi sono arrivate, persino in quella di fine aprile, c’è un articolo che tratta del volontariato, inteso come attività generale dei volontari applicabile a tutte le organizzazioni e non solo alle cd organizzazioni di volontariato. Nella definizione di attività di volontariato (che continua ad essere considerata, libera, volontaria e gratuita) è stato inserito una deroga – che non viene chiamata così – e che afferma:

“Ai fini di cui al comma 3 (lì si parla dei rimborsi spesa che devono essere documentati, ndr), le spese sostenute dal volontario possono essere rimborsate anche a fronte di una autocertificazione resa ai sensi dell’articolo 46 del d.P.R. 28 dicembre 2000, n. 445, purché non superino l’importo di 10 euro giornalieri e 150 euro mensili e l’organo sociale competente deliberi sulle tipologie di spese e le attività di volontariato per le quali è ammessa questa modalità di rimborso. La disposizione di cui al presente comma non si applica alle attività di volontariato aventi ad oggetto la donazione di sangue e di organi.”

Finalmente ce l’hanno fatta! E’ da anni che alcune organizzazioni spingono per pagare i volontari anche con un argent de poche (poi gli spiego cosa vuol dire).
Qualche considerazione.
1. Molti politici e una fetta sempre più ampia della società (soprattutto giovani) esprimono la volontà di disintermediare anche la solidarietà, senza riconoscere alcuno status alle organizzazioni
2. C’è il rischio che chi inizia anche solo a sospettare che ci sia TANTO marcio nel regno del non profit possa prendere questo argomento a favore del “tanto sono tutti uguali”
3. La forfetizzazione porta con sé problemi infiniti nell’organizzazione (“l’hai riconosciuta a lui e a me no”; nel giro di un mese un piccolo ente con 10 volontari spende 1.500 al mese!!!)
4. Questi geni non hanno pensato alla fiscalità, pare. Quindi c’è da capire se queste somme siano (come credo) soggette a ritenuta a titolo d’acconto da parte delle organizzazioni (cfr Cassazione 23890/2015)

Detto ciò, aspettiamo le reazioni di
– Forum del Terzo Settore, che ha in pancia alcune delle organizzazioni che in passato hanno proposto queste o simili “soluzioni”,
– CSVnet, che riunisce i Centri di Servizio e che ha spinto ancora l’altro giorno ad un’adozione sollecita dei decreti legislativi (avendo quale orizzonte il proprio ombelico)
– Convol e MOVI, storici rassemblement un pò âgé, che ad ogni folata di vento gridano al lupo al lupo per il rischio che il volontariato corre, e che proprio adesso che il lupo è arrivato dovrebbero farsi sentire con brevi e ficcanti considerazioni (ok sono ottimista).

E Bobba? Avrà qualcosa da dire rispetto a questo punto?
Detto che non voler pagare il volontario “a forfait” non è posizione ideologica, ma significa avere una ferma convinzione su determinate idee e valori, forse i politici dovrebbero servire proprio a questo: dire “io ho questa idea che viene da questo valore, quindi promuovo questa azione”.
Cavolo: è sul quindi che scivolano sempre!

Forse c’è una ragione in più per chiedere la proroga e prendersi 6 mesi per ragionare e non vergognarsi di ciò che esce, non credete?

Firmate la petizione promossa da ASSIF


Carlo Mazzini

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