Quo usque tandem …

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Fino a quando abuseranno della nostra pazienza? A leggere l’articolo di Valentina Melis di oggi (15.4 pag 5) su Il Sole 24 Ore, c’è proprio da chiedersi a quale gioco stiano giocando. L’articolo parla ancora una volta di richieste di autorizzazioni alla Commissione Europea non partite, non inviate. Vi ricordate? La riforma del III settore sarà realmente attiva al verificarsi delle due condizioni:

  1. il Registro unico nazionale del terzo settore (RUNTS per amici e conoscenti) sarà operativo
  2. la Commissione europea darà l’ok alle richieste di autorizzazione dei nostri ministeri in relazione ad alcune norme sulla fiscalità di vantaggio delle attività commerciali degli enti del terzo settore

Condizione 1. Lo stato dell’arte consisterebbe nell’affidamento della parte informatica del database all’Unioncamere, mentre con le Regioni il Ministero del Lavoro starebbe definendo le regole d’ingaggio per fare in modo che le regole del RUNTS vengano applicate in modo uniforme su tutto il territorio nazionale. Al verificarsi della condizione 1. bisognerà peraltro aspettare l’anno successivo.

Condizione 2. Commissione europea. E’ esperienza comune – credo – che se non si chiede non si ottiene. Le richieste sarebbero dovute partire all’indomani della pubblicazione del Codice del terzo settore e del decreto sull’Impresa Sociale (Agosto 2017).

Il Sole 24 ore scoprì già nel luglio 2018 che nessuna richiesta era stata inviata alla Commissione europea e la motivazione comunicata era che si stava aspettando la promulgazione delle modifiche ai due decreti. Modificati i due decreti (agosto 2018), si disse che le richieste di autorizzazioni erano in partenza.Nulla di tutto ciò. Dato che vi furono nei mesi scorsi pressioni per modificare qualcosa (soprattutto nel Codice) e qualcosa in effetti è cambiato, allora al ministero si sono presi l’ulteriore pausa di riflessione e ora si dicono pronti (“è in corso di predisposizione”) ad inviare la richiesta di autorizzazione. Cosa c’è di irritante in tutto ciò?

Partiamo da alcuni dati di fatto.

  1. L’iter della legge delega e dei decreti legislativi è stato travagliato; tutto ciò ha portato a buoni testi, ad alte aspettative ma anche ad uno sfibramento della pazienza
  2. Ai decreti legislativi devono seguire le due condizioni di cui sopra e oltre una trentina di decreti attuativi / linee guida 
  3. Entro pochi mesi più di 60mila organizzazioni (onlus, ODV e APS) dovranno adeguare gli statuti per poter entrare nel RUNTS
  4. Alcune circolari o lettere direttoriali del Ministero del lavoro hanno indicato le modalità corrette di interpretazione della legge in termini di adeguamento statutario, andando a minare non poco l’autonomia statutaria di cui all’art 2, c 1, lett c) della L 106/16 (che è la legge delega)
  5. Dall’Agenzia delle entrate non è arrivata alcuna indicazione di prassi sui regimi fiscali prossimi venturi.

Se queste sono le basi, capite bene che l’organizzazione che cerchi di capire come adeguare gli statuti, cosa sarà di lei all’avvio della riforma, su cosa si baserà la sua economia rimane sorpresa dal sapere che mentre lei cerca di fare i compiti con diligenza e con non poche difficoltà, c’è chi recita la parte del temporeggiatore. Quindi, considerato che si tratta di una responsabilità sia politica che burocratica, inteso che non si possono continuamente richiamare le responsabilità del governo precedente (che ha sì responsabilità – il primo invio dovevano farlo loro – ma ormai è passato quasi un anno), atteso il fatto che non ci si può fermare ad ogni scorreggina che modifica gli articoli, si chiede tanto ai responsabili politici che a quelli burocratici di darsi una smossa.

“Vivere è un esercizio burocratico” – Ennio Flaiano


Carlo Mazzini

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