Onlus, ETS e tostapane

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Onlus e Riforma: più si va avanti e più cresce la confusione anche nelle menti di coloro che ritengo brillanti ed informati.

Ci ricordiamo tutti delle Onlus (molti di voi lo sono ancora), croce e delizia che ci accompagna da fine anni ’90 e che vedranno la fine del tunnel di una norma (460/97) per nulla aggiornata ai tempi, reclusa e sottomessa da circolari e risoluzioni castranti dell’Agenzia delle entrate.

Più di 20mila soggetti si stanno chiedendo cosa fare, se iscriversi o meno al RUNTS, e se farlo ora o dopo.

Mettiamo in ordine i fatti e facciamo così un po’ di chiarezza.

Il 31 marzo del …

C’è una data, nascosta nel grembo del Destino, che inizia per “31 marzo” ma della quale non conosciamo l’anno, che a ben pensarci non è una mancanza da poco. E’ la data entro la quale la qualifica delle Onlus andrà a cadere e se gli enti non si “trasformeranno” in ETS (non rileva quale sottotipo) dovranno erogare tutto il patrimonio maturato durante la loro permanenza nell’Anagrafe delle Onlus.

L’anno dipende dall’autorizzazione che la Commissione europea potrà dare in merito alla norma fiscale della Riforma che regola la parte commerciale del Codice e alcune agevolazioni per le imprese sociali.

L’autorizzazione della Commissione dipende a sua volta dalla gentile richiesta (appunto di autorizzazione) che ci auguriamo che i signori del Ministero del Lavoro e delle Politiche Sociali ci facciano la gentilezza di inviare alla Commissione europea quanto prima; non intendiamo mettere fretta a nessuno. Si sa: la gatta frettolosa fa i gattini ciechi e la fretta è cattiva consigliera. Ma facciamo notare che dopo 5 anni i gatti che si temevano ipovedenti sono diventati tigri isteriche.

Quali soluzioni per le Onlus?

Entro il 31 marzo dell’anno successivo in cui incasseremo (se incasseremo) l’autorizzazione della Commissione, le Onlus non potranno più qualificarsi così. Quali soluzioni?

  1. facciamola finita, chiudiamo l’organizzazione. E’ un’ipotesi, eh! Siete stanchi, non c’è più ragione per andare avanti, la Riforma più che una causa è una scusa per fermare la macchina e scendere.
  2. ora o verso la fine dell’esistenza dell’Anagrafe delle Onlus (primi mesi 23? 24? 25?) diventiamo impresa sociale
  3. ora o verso la fine dell’esistenza dell’Anagrafe delle Onlus (primi mesi 23? 24? 25?) diventiamo ETS

Eliminiamo ipotesi 1.

Per i casi 2 o 3 la questione non è il “se” ma il “quando”.

La balla del fisco

Molti, anche ben informati ripeto, stanno suggerendo alle Onlus di aspettare a diventare ETS (caso più semplice) perché la parte fiscale non è ancora definita.

Balla.

Non nel senso del pittore, ma nel senso di fandonia, fake news …

Anche qui i fatti. Tutto ciò che riguarda le donazioni e le agevolazioni sulle stesse non è sotto autorizzazione della Commissione. Quindi, erogazioni liberali, Social bonus, varie agevolazioni su bollo, registro, successioni ecc, titoli di solidarietà, social lending, fondi statali per non parlare del 5 per mille: queste sono “entrate” che dipendono soltanto dallo Stato italiano, non da autorizzazioni sovranazionali.

Verrebbe da dire che chi ha un modello economico di organizzazione che fa affidamento al 95% su queste tipologie di entrate (non commerciali e di natura donativa), non ha enormi interessi nella risposta della Commissione, dato che nulla cambierebbe anche se l’Europa sulla parte commerciale ci imponesse una normativa più severa di quella stabilita nel Codice del terzo settore. 

Se una Onlus, invece, fa (ora) affidamento su entrate di natura commerciale (decommercializzate ex art 150 TUIR), come è il caso delle RSA, è giusto chiedersi come girerà la normativa fiscale perché il board dovrà scegliere se sarà più conveniente diventare un’impresa sociale o un ETS non commerciale con attività commerciale (anche prevalente nel caso) o, ancora, scindere attività, creare un ramo commerciale ecc.

Ad oggi questo tipo di Onlus si gode la defiscalizzazione del 150 TUIR e nel frattempo aspetta (e magari studia, crea scenari ecc).Per loro – e solo per loro – il “paradiso RUNTS” può attendere.

Per le altre Onlus, qual è la ragione di aspettare il 31 marzo di non si sa quale anno?

Aggiungiamo pure un profilo (non enorme) di incertezza dettato dall’IRAP. Nei decenni passati, alcune Regioni esentarono o ridussero il peso dell’IRAP per le Onlus. Purtroppo i “governatori” non ci hanno ancora fatto sapere se l’esenzione continuerà anche per chi Onlus diventa ETS. Anche loro: hanno avuto solo 5 anni per prendere una decisione, farsi due calcoli …

Onlus che fanno affidamento sulle donazioni

Care Onlus con entrate non commerciali prevalenti: a quanto ammonta il risparmio fiscale “IRAP” che ottenete ogni anno per il fatto di essere Onlus?

Partite da questa cifra. Ovviamente, per chi risiede in Regioni dove non c’è questo tipo di agevolazione, il profilo d’incertezza non c’è!

Poi chiedetevi, Onlus che risiedete in Regioni con agevolazioni IRAP per le Onlus, se la possibilità di poter fare finalmente una sponsorizzazione in santa pace, di creare un charity shop, di fare vero e proprio e-commerce continuativo senza contar balle su offerte minime e simil cretinate irricevibili, se tutto questo, che come ETS potreste fare (pagando le tasse) mentre come Onlus neanche in cartolina, possa farvi incassare di più del maggior probabile costo dell’IRAP non più agevolata.

E’ tutta qua la questione. E’ di una semplicità disarmante.

Sei una ONG che dipende da fondi MAECI e da donazioni?

Cosa aspetti a diventare ETS?

Sei un ente che ottiene fondi per fare o far fare ad altri ricerca scientifica?

Che ci fai ancora lì nell’Anagrafe delle Onlus?

Sei una piccola o grande Onlus operativa nell’ambiente, nell’assistenza sociale, sanitaria o in altri campi e dipendi dalla generosità di terzi?

Perché non sei nel RUNTS?

Se le risposte dei commercialisti, avvocati, esperti ecc è “… ma non si sa come andrà a finire con la Commissione europea: chi ci dà una garanzia”

Rispondete come l’ispettore Callaghan

“Vuoi una garanzia? Comprati un tostapane!”


Carlo Mazzini

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