Quando l’associazione più che “madre” è matrigna

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E’ risaputo, lo abbiamo ripetuto più volte.
Ci sono pochi consessi litigiosi più di un’associazione non profit (per tacer delle riunioni di condominio).
In particolare, non è facile staccarsi dalle organizzazioni di secondo livello, quando queste – a dir delle figlie (prodighe?) – non fanno più l’interesse delle affiliate.
In questi casi volano gli stracci, ci si strappa le vesti, si grida al tradimento.
E’ il momento doloroso nel quale si pensa di non aver più bisogno dello scudo protettivo della “grande” associazione, che da musa ispiratrice (e a volte portatrice di benefici anche fiscali) si trasforma in una catena, in un ente che non ha più niente da dare ma che pretende comunque molto (spesso parti consistenti di quote associative).

Mi rendo conto, il discorso sarebbe più complesso, ma io l’ho comunque affrontato per dare una risposta ad un ente “minore” che si è pensato maturo per fare il grande passo.

Pubblicato su Vita cartaceo (n. 19/07), potete scaricare qui la risposta.

Carlo Mazzini

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