Ci sarà certo una ragione. Eccome.
Ma trovarla nelle pieghe della legge appare – così a caldo – difficile.
La questione è: allarghiamo la possibilità agli stranieri (quelli che necessitano del visto) di entrare in Italia, oltre che per ragioni di lavoro, anche per fare del volontariato.
Benissimo, ha una motivazione nobile e in più funzionale in quanto ce lo chiede l’UE (direttiva 2004/114/CE).
Il D Lgs 154/07 (pubblicato nella GU di ieri) va quindi ad integrare il D Lgs 286/98 e aggiunge, appunto, un articolo (27-bis) per prevedere le possibilità di entrata “per praticare il volontariato”.
Tutti ci aspetteremmo che tra gli enti che possono accogliere questi stranieri ci siano anche le organizzazioni di volontariato ex L 266/91.
E invece, no.
Ci sono gli enti ecclesiastici e quelli riconosciuti in base alle intese con le confessioni religiose di cui all’art 8 della Costituzione, le ONG, e le associazioni di promozione sociale (ma solo quelle nazionali).
Non ci sono le organizzazioni di volontariato. Le quali, è una mia supposizione, scontano la mancanza legislativa di un controllo centrale (non esiste un registro nazionale) e pertanto, invece di affidare compiti di controllo o di riscontro ai livelli locali (regioni), l’Amministrazione centrale dello stato glissa e si affida ad altre tipologie di enti (meritevolissimi, per carità) che non hanno però lo status sancito dalla legge di enti di promozione del volontariato.
Certo, nella stessa legge le organizzazioni di volontariato sono comunque citate (direttamente o nelle leggi citate) per le attività di accoglienza degli immigrati (assistenza sanitaria, emergenza abitativa, educazione interculturale …).
Strabismo di legge!
Ecco il testo.
Carlo Mazzini
