Buon compleanno Onlus: 10 anni di utilità sociale

0

Il 4 dicembre 1997 “nasceva” la “Onlus”; non un ente particolare, ma il profilo fiscal-giuridico dell’ente non profit per eccellenza, quello normato dal Decreto Legislativo 460 del 4 dicembre 1997 (artt 10 – 29), appunto.
Certo, veniva pubblicato nella Gazzetta Ufficiale n. 1 del 2 gennaio 1998, ma la data fatidica è proprio il 4 dicembre 1997!

Una legge che cerca di definire attività per le quali è giusto che lo Stato dia agevolazioni che vanno oltre il contentino, l’esenzioncina, lo sparuto sconto di imposte.

Una figura – quella delle Onlus – che già dal nome suggerisce un che di arcaico per via della desinenza in -us, che ci ricorda gli inciampi latini delle superiori; un termine che da molti ho sentito pronunciare incredibilmente con l’accento sulla “u”: Onlùs, con la “u” stretta, come un’imprecazione tra il bergamasco e il sardo.
Onlus, un rebus!
Quanti bilanci si potrebbero fare; una legge la cui complessità è testimoniata dai 100 e più documenti emessi dall’Agenzia delle Entrate, dal fatto che la metà delle Onlus che si sono dette tali e che hanno cercato di iscriversi all’anagrafe delle Onlus sono state gentilmente accompagnate fuori dalla porta (16mila ammessi, quasi 15mila non ammessi o cancellati: dati dicembre 2006, da Il Sole 24 Ore del 20/12/06).

Ci si affezione alle persone, agli animali, a volte – anzi spesso – alle cose.
E’ bene affezionarsi anche alle parole, quando queste vogliono dire qualcosa.

Certo, se alla domanda “il tuo ente è una onlus” voi rispondete “no, è un’associazione, semplice, tra amici”, vi guarderanno come dei paria, dei poveretti senza neppure la dignità di una desinenza latina.

Poi ti si avvicinano, furtivamente, e ti chiedono a bassa voce: “Dottore – i titoli giocano sempre un ruolo, anche nelle domande più “pruriginose” – senta; ma lei che ne incontra tante, chissà quante Onlus false ci sono in giro, vero? Chissà cosa si nasconde dietro a tante Onlus, magari famose, anche. E poi tutto questo volontariato, chissà quanti ci guadagnano”
Al che, o ti inquieti, oppure rispondi con fermezza ed educazione (dipende dal giorno) dando le seguenti nozioni:
A. Dei farabutti non mi interesso, né professionalmente, né per curiosità sociologica.
B. Non è vero che a pensar male si fa peccato ma spesso ci si azzecca, anche perché chi l’ha detto … lasciamo stare, è meglio.
C. Che il non profit sia uno specchio del paese, mi sembra cosa ovvia ed è giusto che sia così, quindi troverà il furbetto del quartierino, il deficiente dell’isolato, ma, soprattutto, un sacco di gente che fa una marea di attività che neppure ci immaginiamo e le fa onestamente, magari sbagliando qualche adempimento fiscal-legale.
D. L’area grigia – come dai numeri di cui sopra – è ampia perché non è facile azzeccare il filotto statuto -> attività -> adempimenti; e la maggior parte degli amministratori – che rischiano “del loro” notevolmente (art 28) – sono volontari.
E. Caro signore che pensa male, per invidia e ignoranza (questo lo penso, non lo dico), ho una brutta notizia per lei; il suo statuto e l’attività che mi ha descritto non sono “da Onlus”, non li potranno mai essere; retroceda a semplice associazione, grazie.

Tanti auguri, Onlus.

Carlo Mazzini

Related Posts with Thumbnails
Share.

About Author

Leave A Reply

Time limit is exhausted. Please reload CAPTCHA.

Questo sito utilizza cookie per funzioni proprie. Se continui nella navigazione o clicchi su un elemento della pagina accetti il loro utilizzo Per maggiori informazioni vai in fondo alla pagina e clicca su "Privacy Policy"

Vai in fondo alla pagina e clicca su "Privacy Policy" - Per contattarci su questioni "Privacy" scrivi a "studiouno (chiocciola) quinonprofit.it"

Chiudi