Lo strano caso delle date della clausola di salvaguardia

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Già abbiamo parlato del taglio lineare delle agevolazioni al non profit. In quell’occasione non scrissi della cd “clausola di salvaguardia” inventata dal ministro Tremonti. Cerco di spiegarla.

Sono in ballo dei soldi, dato che parliamo di una manovra che dovrebbe salvare un paese dal baratro del default (saremmo noi).

I soldi per uno Stato si possono fare risparmiando sulle spese correnti, aumentando le tasse, tagliando le agevolazioni, aumentando il gioco d’azzardo facendolo diventare legale. Tutto ciò è stato fatto in questa manovra. Inoltre si può risparmiare cambiando i presupposti di imposizione, cioè andando a realizzare una “grande riforma fiscale”, che solo a sentirla c’è solo da incrociare le dita. Oltre a quella fiscale sembra improrogabile quella sull’assistenza, intendendo soprattutto l’assistenza pensionistica.

Il Ministro Tremonti ha tirato fuori dal cilindro un meccanismo diabolico.

I politici italiani sono allergici alle riforme, il quadro politico è instabile, ogni “grande riforma” da annunciarsi ora rischia di schiantarsi sulla realpolitik così presente quando si avvicinano le elezioni (2013).

Pertanto: si annunciano le due grandi riforme che complessivamente dovranno produrre un risparmio per il paese della solita manciata di miliardi di euro.

Nell’assolutamente non remoto caso in cui queste riforme entro il 30 settembre 2013 non fossero state promulgate e comunque non avessero ancora sortito i benefici effetti auspicati, si va a realizzare ciò che ho riportato nello scorso articolo e che in parte ripropongo nel Vita di questa settimana, cioè il taglio indiscriminato delle agevolazioni. Questo è l’effetto della clausola di salvaguardia. Si salvaguarda il risparmio per lo Stato.

Il problema sono le date.

Prima parliamo di numeri: effetti finanziari della manovra (con taglio o con riforma) 4 miliardi di risparmio nel 2013 e 20 miliardi nel 2014.

L’idea di fondo è che in teoria si potrebbe arrivare a fine settembre 2013 con una riforma approvata in extremis e pertanto non è pensabile che in 3 mesi si riesca a raccogliere quanto in un anno; pertanto un trimestre è pari ad 1/4 di anno e si riesce a raccogliere 1/5 di ciò che si raccoglierà l’anno successivo.

In realtà a mio avviso non è pensabile che una riforma fiscale produca effetti (pochi o tanti) nello stesso anno – 2013 – in cui viene promulgata. I cambi di aliquota, le deduzioni / detrazioni, tutto ciò che compete alle imposte sui redditi poggia su  meccanismi che di norma partono con il nuovo anno, con l’esercizio successivo alla pubblicazione in GU della legge.

Comunque sia i 4 miliardi dovrebbero venire più dalle imposte indirette (IVA, bollo, registro e altre minori) che da quelle dirette (IRE, IRES, ICI, IRAP). Se aumenta l’IVA, per il non profit si tradurrà in un aumento di costo, per le ragioni che sappiamo, cioè per il fatto che il non profit nella realizzazione delle attività non commerciali è assimilato al consumatore finale.

L’amletico dubbio è cosa preferire tra un taglio sulle agevolazioni e una riforma fiscale, “tra o marso e a muffa”, dicono a Genova (tra il marcio e la muffa).

Voi direte che la riforma fiscale sarà promulgata nel 2012 e i benefici effetti si sentiranno a partire dal 2013; i chiari di luna attuali dal punto di vista politico non fan sembrare reale questa ipotesi, e poi il 2012 è l’anno precedente le elezioni. Secondo voi mettoni in carreggiata una legge che va ad aumentare le imposte l’anno prima delle elezioni? Stiamo parlando della destra, non del centrosinistra!

 

Comunque andrà a finire, ciò che sorprende è il silenzio di gran parte delle cd rappresentanze del non profit; alcuni hanno giustamente sottolineato il rischio – dei tagli – sulla popolazione più povera, più precaria. Ma pochi – tra cui il CINI – hanno messo in luce il fatto che questo è l’ennesimo colpo all’economia del non profit, già messa in difficoltà da aumenti spropositati delle tariffe postali, dal meccanismo dell’EAS, da controlli sempre meno sensati su Onlus, da tetti al 5 per mille e dai tagli alla cooperazione.

Certo, ci sarebbe un ente persino pubblico, anche dotato di una certa autorità garantita dalla legge; questo potrebbe dire la propria, far sentire alto il proprio parere e magari dire al Governo di andarci piano con i tagli al non profit. Mi rendo conto, parlare ancora dell’immobilismo e del mutismo dell’Agenzia del Terzo Settore è inutile; ma io sono un illuso, spero sempre in un sussulto, in un segno tangibile di vita.

Ad oggi – almeno pubblicamente – niente, e quindi continua il mistero di questa consigliatura che sarebbe dovuta essere quella più autorevole e che avrebbe portato maggiori innovazioni e che invece si è risolta in un fiasco totale, in un’incapacità plateale di stare sul pezzo; sembra di avere davanti Bernardo, il servo sordomuto di Zorro. Mi correggo; quello era utile e – almeno a gesti – si faceva capire.

Per finire.

Giusto parlando di Authority. Diversamente dal Terzo Settore che evidentemente non conta proprio nulla (il settore in sè, non solo l’Agenzia), è diventata Authority il Garante per l’Infanzia e l’Adolescenza (L 112/11, gazzetta ufficiale del 19.7.11).

Evviva, tutti contenti; le associazioni già dicono cosa dovrebbe fare l’Autorità ecc.

Andate a vedere chi firma la legge – essendo il suo compito istituzionale – che istituisce l’Authorità garante dell’infanzia e adolescenza. La prima firma; un indizio soltanto. E’ indagato a Milano per sfruttamento della prostituzione minorile.

Carlo Mazzini

PS: dato che parliamo di Agenzia del Terzo Settore e della sua rilevanza … leggo su Business People (del 31.7 da pag 44 in poi) un ampio articolo dove si snocciolano interessanti dati sul fundraising (confronti tra varie nazioni) e si fa parlare sul tema (per fortuna) Valerio Melandri, poi si leggono alcune dichiarazioni della president – commercialista Poletto di Cdo Opere sociali, che inanella un discreto numero di banalità (ma lo fa con fare pensoso), e infine si cita il Presidente dell’Agenzia del Terzo Settore, tal Alberto Zanardi. Mitici: manco sanno come si chiama, ma riportano tra virgolette il suo pensiero!

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