IMU ed enti non commerciali: bastasse un emendamento – AGGIORNAMENTO

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Cari lettori, sapete benissimo che la questione ICI (ora IMU) ed enti non commerciali è spinosa e complessa (ne parlai ad esempio qui). Se possibile, ora la diventa ancor più “grazie” ad un emendamento approvato dalla Commissione referente (Camera) al decreto sugli enti locali (d.l. n. 174/2012), firmato dall’ineffabile Maurizio Lupi e Gabriele Toccafondi (PdL) e da altri ancora.

Per ricapitolare i fatti, il Governo Monti aveva cercato di sanare la questione introducendo con DL 1/12 il concetto per il quale le attività meritevoli dell’esenzione sono quelle realizzate negli immobili “con modalità non commerciali”. Aveva demandato a futuro DM la definizione delle modalità “non commerciali”, prendendosi recentemente una facciata dal Consiglio di Stato che aveva detto che il disegno di decreto presentatogli era troppo ampio. Successivamente – con il dl 174/12, art 9, c 6 – aveva corretto il tiro, anche se siamo ancora in attesa del famoso decreto ministeriale per capire cosa si intenda per “modalità non commerciali”.

Stando così le cose, i deputati hanno inteso modificare – in Commissione – il testo del DL in questo modo

Proposta emendativa 9.12. nelle Commissioni riunite I-V in sede referente riferita al C. 5520
pubblicata nel Bollettino delle Giunte e Commissioni del 02.11.2012

Al comma 6, sostituire le parole da: gli elementi rilevanti fino alla fine del comma, con le seguenti:

gli elementi rilevanti ai fini dell’individuazione del rapporto proporzionale, nonché i requisiti generali e di settore per qualificare i soggetti e le attività di cui alla lettera i) del comma 1 dell’articolo 7 del decreto legislativo 30 dicembre 1992 n. 504, come svolte in modo diretto e indiretto con modalità non lucrative.

Lupi Maurizio, Toccafondi Gabriele, Ciccanti Amedeo, Polledri Massimo, Bitonci Massimo
 Vita gioisce per quella che gli sembra una vittoria, ma che a mio avviso è una vera propria “vittoria di Pirro”. Vediamo perché.
La questione ICI (ora IMU) e non profit parte da ultimo da un procedimento di infrazione del 2010 ad opera dell’Unione Europea, che contesta – per l’ICI ma anche per altre norme – al Governo italiano il fatto che esentando dall’ICI gli enti non profit abbia di fatto contravvenuto il trattato di funzionamento dell’Unione Europea.
Questo è il fatto, come è “fatto” la questione dell’irrilevanza delle finalità degli enti non profit in una questione che è prettamente legislativa.
Al par. 59 della lettera (C(2010) 6960) inviata all’allora ministro Frattini si legge

In particolare, per quanto riguarda l’esenzione dall’ICI, a questo stadio la Commissione non può condividere la posizione delle autorità italiane, secondo cui il valore sociale di un’attività costituisce un valido motivo per giustificare una misura secondo la logica del sistema tributario. La nozione di aiuto di Stato, infatti, non dipende dall’obiettivo perseguito dalla misura, e in ogni caso l’esenzione dall’ICI non si applica a tutte le imprese che esercitano tali attività di alto valore sociale, ma solo ad alcune di esse (quelle svolte da enti non commerciali).

E al par 36

Analogamente, il fatto che un’entità non persegua scopi di lucro non è un criterio determinante per stabilire se si tratti o meno di un’impresa

Come dire che l’assenza di scopo di lucro non incide sulla questione in oggetto, che si fonda sul fatto che se si dà un aiuto di Stato ad un’impresa – non rileva che si qualifichi come ente non commerciale – bisogna considerare se questo aiuto (minor imposizione fiscale) altera la concorrenza nel settore.
Se l’esenzione ICI / IMU è aiuto di Stato non ammesso da quanto previsto dal Trattato – non dal regolamento della bocciofila di Sesto Calende -, c’è poco da fare: l’aiuto non è ammissibile.
Correttamente, anche se con gli errori passati e – ne sono sicuro – futuri che il Governo dei Tecnici formuleranno, si è cercato in questi anni di trovare la “quadra” tra attività commerciale e non commerciale. E’ un tragitto impervio e difficile, dato che – per fare un esempio – ciò che è commerciale per le imposte dirette (TUIR) non è detto che lo sia per l’IVA (e contrario).
In una questione tecnica, Lupi e compagni di viaggio ci inseriscono la questione “valoriale” cioè il fatto che il binomio “commerciale / non commerciale” debba essere sostituito da quello “presenza / assenza di fine di lucro”.
E’ sbagliato!
Il procedimento contro l’Italia – che le costerà soldi a palate – andrà avanti e ci vedrà soccombenti!
Quindi l’introduzione della variabile “assenza di scopo di lucro” è solo una boutade, un escamotage mal suggerito da qualcuno – qualsiasi illazione è benvenuta – che avrà vita breve; o meglio, se avrà vita lunga, esporrà l’Italia a maggiori sanzioni.
Auguriamoci che la modifica non passi all’esame dell’assemblea – e del Senato.
Ma perché l’hanno fatto?
– perchè ci sono i poteri forti che premono alle porte
– perchè si ha a cuore il non profit
– perchè siamo in campagna elettorale
Uno dei tre è sbagliato, e io so qual è!
E voi?
AGGIORNAMENTO 7 novembre
Vita dà oggi la notizia che Monti ha telefonato nei giorni scorsi da Kabul per far approvare un emendamento che cancellasse la bruttura sopra descritta. E così è stato fatto, e dico “per fortuna”.
La ragione per cui di fretta e furia il Governo ha voluto emendare l’emendamento del duo Lupi – Toccafondi è il timore che la precedente modifica (da non commerciale a senza scopo di lucro) non basti all’Europa. “E te credo”, visto i trascorsi.
Monti, inconsapevolmente, mi ha dato ragione.
Non so se ridere o piangere!
Carlo Mazzini
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1 commento

  1. A dire il vero per ben quattro volte (lo si deduce dalla lettura della lettera della Commissione al ministro Frattini) ha ritenuto più che sufficienti le spiegazioni data dal Governo italiano (di vario colore nei diversi anni) e quindi anche il discrimine della finalità non lucrativa delle attività svolte quale criterio per giustificare l’esenzione. Nel 2010, per l’ennesima volta, si riapre la questione dietro l’ennesimesima insistenza dei radicali. Cosa è cambiato rispetto a prima? La lettera al ministro Frattini non lo spiega, limitandosi alla solita clausola “allo stato attuale”. MI sembra di capire che la Commissione – esausta di fronte alla centesima denuncia dei radicali – abbia ragionato più o meno così: sentite, se archiviamo per la quinta volta questi continuano all’infinito, allora apriamo una procedura formale e approfondiamo meglio, così quando archivieremo per la quinta volta i radicali non potranno dire che non abbiamo ulteriormente approfondito. Si illudono, perchè i radicali non desistono così facilmente, ma non trovo altra spiegazione per aver introdotto questa quinta indagine.
    Ricordo peraltro che siamo ancora nella fase cosiddetta “precontenziosa”, in cui l’Europa e lo Stato membro dialogano su una ipotesi astratta di infrazione. E infatti nell’elenco delle procedure instaurate nei confronti dell’Italia non si trova traccia di argomenti riguardanti le esenzioni ICI-IMU (mentre per esempio è andata avanti quella sulle esenzioni fiscali a vantaggio delle imprese che operano in zone colpite da terremoto).
    Scommettiamo che archivieranno anche questa procedura e poi i radicali faranno la sesta denuncia e continueranno a dire “l’Europa mette sotto accusa l’Italia per gli aiuti alla Chiesa Cattolica”? (le chiamano così, loro, le agevolazioni a favore del non profit).

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