L’IMU, la Chiesa, Repubblica, Comunione e Liberazione

3

Giusto per rimettere le cose al loro posto.

Ieri, una giornalista di Repubblica ha fatto un bel pò di confusione scrivendo un articolo non corretto dal punto di vista dei fatti, articolo su ipotetici sconti alla Chiesa in materia di IMU che il Governo avrebbe proposto o suggerito nella conversione in legge di un DL.

Alla giornalista, in sostanza, sono saltati i termini temporali.

La storia è quella che ho riportato in un recente post, dove rilevavo che l’intenzione di far pagare meno soldi alla Chiesa e al non profit era stata di Lupi (quello che ride sempre nei talk-show) e Toccafondi, due onorevoli in quota PDL ma, cosa più importante, in quota anzi quotissima Comunione e Liberazione.

Il Governo è intervenuto nel week end scorso (5-6 nov) di fretta e furia per evitare che ci si riferisse all’assenza di scopo di lucro e si ristabilisse il binomio “commerciale / non commerciale”; il Servizio studi della Camera così puntualizza

Le disposizioni in commento sembrano quindi dettate dall’esigenza di superare i predetti rilievi. In particolare, per effetto delle norme introdotte, il regolamento del MEF dovrà anzitutto individuare, per gli immobili non frazionabili ad utilizzazione “mista”, gli elementi rilevanti ai fini dell’individuazione del rapporto proporzionale tra attività commerciali e non commerciali, per poter correttamente applicare l’IMU.

Le modifiche apportate inizialmente in sede referente miravano ad affidare alle norme secondarie anche l’individuazione dei requisiti atti a qualificare i soggetti destinatari dell’agevolazione e le attività insistenti sull’immobile come svolte, in modo diretto e indiretto, con “modalità non lucrative” (anziché, come disposto dalla formulazione originaria del testo, con “modalità non commerciali”).

A seguito del rinvio del testo all’esame delle Commissioni I e V, è stato ripristinato l’originario testo della norma: dunque, in relazione agli immobili a utilizzazione “mista”, per i quali non è possibile individuare la frazione su cui si svolge l’attività non commerciale esente da imposta, la disciplina regolamentare avrà il compito di individuare i requisiti atti a qualificare le attività come svolte con “modalità non commerciali” (in relazione alle quali sussiste l’esenzione).

Il Governo ha ribadito il suo comportamento anche in una nota di ieri.

La giornalista di Repubblica ha ritenuto invece che la questione dell’assenza di lucro fosse stata proposta dal Governo. Ha sbagliato. Può essere stata parzialmente indotta in errore dal fatto che mesi fa Monti accennò al fatto che bastava che un ente facesse le attività senza utili e non avrebbe pagato l’IMU. E’ chiaro che trattavasi di bestialità atecnica detta da un tecnico; è vero che l’aveva riportato in un discorso, ma mi chiedo perchè ci debba essere così tanto pressapochismo da parte di tutti quando si parla di non profit.

Altra ragione per cui la giornalista è stata indotta in errore (ma a mio avviso doveva comunque informarsi meglio) è la questione del DM all’esame al Consiglio di Stato, Dm che è oggetto proprio della disposizione contenuta nel DL in votazione alla Camera. Il DM riporta – verosimilmente – il contenuto della Circ 2 del 2009 emessa dal Min Economia, relativa ai requisiti di commercialità ai fini ICI.

Quei requisiti erano solo in parte accoglibili, ma hanno un grosso pregio: mettono sul piatto la questione. Se fai questo in un certo modo, l’attività è commerciale, se lo fai in quest’altro modo, l’attività non è commerciale (sempre ai sensi IMU).

Che poi quei principi debbano essere rivisti, concordo; ma è da lì che bisogna partire.

Per gli amici giornalisti, mi permetto di riportare un memorandum:

– la questione esenzione IMU enti non commerciali riguarda non solo la Chiesa, ma tutto il non profit (configurato come e.n.c.)

– è giusto quindi denunciare le continue pressioni per far passare porcate – e quella di Lupi, Toccafondi per conto di CL era una porcata, dettata da un infantilismo tecnico demoralizzante – ma bisogna dire chi è l’autore di queste porcate e i mandanti

– cosa più importante: la questione dal punto di vista tecnico è davvero complessa, al netto dei poteri forti (Chiesa) che sono interessati a influenzarne l’esito.

Quindi, ce la si può prendere perchè spesso la Chiesa non paga l’ICI/IMU su attività da considerare tout-court commerciali, e io da cittadino cattolico praticante me la prendo con la Chiesa.

Ce la si può prendere con quei gruppi (CL) che mandano avanti onorevoli che abbozzano soluzioni che non risolvono, anzi incasinano.

Ma in ogni caso bisogna metter ordine sulla linea temporale dei fatti e sugli attori; altrimenti si riportano fatti che non hanno la dignità di fatti.

Carlo Mazzini

Related Posts with Thumbnails
Share.

About Author

3 commenti

  1. Andrea Razeto on

    “…la questione esenzione IMU enti non commerciali riguarda non solo la Chiesa, ma tutto il non profit…”
    Concordo e aggiungo

    Forse mi sono perso qualcosa in precedenza, eventualmente anticipo le mie scuse, ma vorrei capire meglio quanti e quali altri enti non pagano l’IMU.
    A me risulta che anche i sindacati e i partiti politici, che tra l’altro utilizzano spesso immobili di proprietà dei comuni, godano del doppio favore: non pagare l’IMU e non avere le grane della proprietà pagando bassi affitti.
    C’è poi la questione delle banche, attività certamente commerciali, che godono dell’incremento del valore dell’immobile ipotecato con il mutuo ma non pagano l’IMU per tutti gli anni dell’ipoteca. Tecnicamente giusto, perchè non ne hanno la proprietà, ma logicamente ingiusto, perchè ne godono dei benefici.
    Un altro aspetto incredibile è che l’emigrato che vive in Italia debba pagare l’IMU sulla casa di proprietà del suo paese di origine.
    per non parlare degli edifici “okkupati” nella mia città (Genova) abbiamo situazioni pazzesche al riguardo, con edifici storici medioevali diroccati e puntellati da impalcature da anni, ma con il primo piano okkupato e deturpato da graffiti (via Fontane). Chi paga l’IMU per questi ?
    In ultimo vedo i proprietari di una prima casa di residenza, che pagano l’IMU su un bene non voluttuario ma di necessità, magari anche ipotecato con il mutuo.
    Allora mi dico: giusto che la Chiesa paghi quando ne fa un uso commerciale / profit, e i luoghi di culto di per sè non lo sono; giusto che non paghi tutte le volte che fa beneficienza e supporto a chi ha bisogno, in questo periodo ce ne fossero; ma perchè non si fanno le stesse battaglie e indagini su tutti i punti sopra detti ? Perchè l’accanimento è sulla Chiesa e non si risolvono anche e prima tutte le questioni sopra ? per vendere giornali ?
    Sono d’accordo prima di scrivere un articolo su un quotidiano importante come Repubblica bisongerebbe informarsi bene, ma intanto quell’articolo ha fatto opinione : tutti penseranno che la Chiesa e il Governo si sono messi d’acordo per gli sconti.
    …o forse quando si legge un giornale bisognerebbe farsi più domande…
    Grazie
    Saluti

  2. …e la pagano anche gli enti ecclesiastici (le ricevute esibite lo dimostrano). Anche qui chi non paga è un evasore d’imposta.

Leave A Reply

Time limit is exhausted. Please reload CAPTCHA.

Questo sito utilizza cookie per funzioni proprie. Se continui nella navigazione o clicchi su un elemento della pagina accetti il loro utilizzo Per maggiori informazioni vai in fondo alla pagina e clicca su "Privacy Policy"

Vai in fondo alla pagina e clicca su "Privacy Policy" - Per contattarci su questioni "Privacy" scrivi a "studiouno (chiocciola) quinonprofit.it"

Chiudi