Riforma del Terzo Settore: slitta perché mancano i soldi. Ma quali?

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Leggo su Corriere Sociale e su Volontariatoggi la notizia che la riforma tanto attesa non partirebbe con il Consiglio dei Ministri del 30 giugno, ma bisognerà aspettare quello successivo (7 luglio?). Notizia confermata dall’ordine del giorno del CdM del 30 giugno, dove non c’è traccia della Riforma del Terzo Settore.

Non è una tragedia aspettare una settimana in più per qualcosa (ma che cosa?) che si è aspettato tanto tempo.

Ciò che stupisce è la ragione del ritardo, almeno da quanto riferito dal deputato Beni (PD), già presidente ARCI, uno dei “padri” di questa riforma.

La ragione del ritardo è che non sarebbe stata prevista la copertura economica delle agevolazioni fiscali.

Ohibò, una cosuccia da nulla!

Un po’ come alla partenza delle vacanze estive: spento il gas, ragazzi in macchina. “Cara, hai chiuso la luce?” “Sì, dai, fai presto!” Eppure c’è qualcosa che ti sfugge. Ah sì! Non abbiamo la benzina e neppure i soldi per far rifornimento!

Capite bene che come partenza della riforma non profit ha tutto meno il carattere di “partenza intelligente”!

Anche Renzi, pensate che arrabbiatura! Ci credeva, lui nel non profit è cresciuto!

Dice che questo è il primo settore e non terzo (e un bel po’ abboccano commossi!). Dice che bisogna separare il grano dal loglio in riferimento ai buoni e ai cattivi nel non profit (magistratura e forze dell’ordine che ci stanno a fare?). Dice queste e altre cose che fan ben sperare, con i vari senatori e onorevoli “che vengono dal non profit” che dietro di lui fanno sì sì con la testa come i pupazzetti nel lunotto posteriore …

… e poi questi yesman dicono che c’è un problema di soldi?

In entrambi gli articoli si riferisce appunto della mancata (non prevista) copertura dei benefici fiscali.

Detta così, ammettiamolo, è lo specchietto per le allodole. Ogni volta che gente di buona volontà (non ho detto capace, ho detto di – apparente – buona volontà) ha allargato le braccia, ha aggiunto “il Ministero dell’Economia ha detto di no, che manca la copertura economica”. Possiamo dire che dove sono i peones del non profit, subito dopo sunt leones (del Ministero dell’Economia, della Ragioneria generale dello Stato).

Ma è uno specchietto per le allodole perché – da quel che so – nel testo ancora non definitivo di disegno di legge delega sarebbe ripetuta l’espressione “senza nuovi o maggiori oneri a carico della finanza pubblica” riferita prima proprio alle agevolazioni fiscali, e poi in generale a tutti i futuri decreti legislativi.

Vi chiederete come fanno a darci nuove agevolazioni senza spendere una lira. Dipende da come intendete il concetto di agevolazione. Se fosse un’agevolazione di natura procedurale, le lire (gli euro) lo Stato e il non profit le risparmierebbero assieme. Pensate se fosse semplificata la procedura di realizzazione delle lotterie e tombole, o se per una ritenuta d’acconto (UNA SOLA) la piccola associazione non fosse obbligata a presentare il 770, o, ancora, si sostituisse quel mostro dell’EAS con una procedura di dichiarazione di inizio delle attività più utile e snella.

Ma la questione è un’altra. Qui, uno dei deputati “che vengono dal non profit” ha detto – contraddicendo quanto riferito nelle bozze di ddld – che la riforma porta maggiori oneri alla finanza pubblica.

O c’è qualcosa che sfugge a noi, oppure c’è qualcosa che sfugge a loro.

Quale copertura deve avere una riforma che per legge non porta nuovi o maggiori oneri per la finanza pubblica?

Qui le ipotesi sono tre.

1. O c’è un problema per il finanziamento del 5 per mille, inopinatamente inserito – leggi qui – nella riforma del Terzo Settore quando è già legge la previsione di finanziarlo nell’art 4, c 2, L 23/14; e quindi la L 23/14 è una boutade (lì dovrebbe essere prevista la copertura dei 100 milioni che mancano).

2. O il problema è l’impresa sociale, e allora scorporatela dal ddld.

3. Oppure c’è qualcuno nei ministeri che prende per i fondelli i deputati e i senatori “che vengono dal non profit”, e capisco che in questo caso quel qualcuno ha gioco facile.

E infine, vogliamo dirlo?

La Ragioneria dello Stato “dipende” dal Governo. Renzi è il capo del Governo. I deputati e i senatori “che vengono dal non profit” o sono nel Governo o fanno parte di partiti che sostengono il Governo.

E allora, si parlassero: e soprattutto: si capissero!

E’ un loro problema, non lo facciano diventare un nostro problema.

Carlo Mazzini

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