Diamo i voti alla Riforma del Terzo Settore?

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Proviamo a dare i numeri … anzi no, quelli li diamo già troppe volte … diamo i voti o i giudizi alla Riforma del Terzo Settore.

Andiamo con ordine, partendo non dal testo del disegno di legge delega – che non c’è, non è stato ancora pubblicato da nessuna parte – ma dalla sintesi riportata dal sito del Ministero del Lavoro e delle Politiche Sociali, che trovate qui.

Il testo latitante – voto insufficiente

Il Governo che batte tutti nella velocità ha già prodotto molte versioni (tutte definite “penultime”) del testo di legge nelle segrete stanze, e dato che in Italia i segreti non sono tali, personalmente ho ricevuto già alcune diverse stesure. Per dire che le idee chiare non ce le hanno, se prima dicevano che la delega (del Parlamento al Governo) doveva durare 6 mesi e ora, per fortuna, l’hanno prolungata a 12 mesi. Il Turbo Governo esporrà il testo – pare – martedì 15 luglio, commentato dal Ministro Poletti, in una qualche sede. Il Turbo Governo ha peraltro fatto propria una prassi di quelli che l’hanno preceduto, ovvero ha fatto votare un ddld nella sua versione non definitiva; i Ministri, quindi, ad oggi non sanno se quello che hanno votato sarà davvero il testo che andrà alle Camere!

Eliminazione dei voucher sociali – voto 10

Eliminazione nel senso che c’era un riferimento confuso ai voucher nelle linee guida, ma a causa delle numerose critiche o ai dubbi presentati dagli enti (in merito all’allargamento di una pratica comunque discutibile) il Governo ha fatto un passo indietro.

Pestar l’acqua nel mortaio, ovvero delle frasi fatte o dei principi già stabiliti – voto 3

Leggete questa frase “riconoscere e garantire il più ampio esercizio del diritto di associazione e il valore delle formazioni sociali liberamente costituite quale strumento di promozione e di attuazione dei principi di partecipazione, solidarietà, sussidiarietà e pluralismo”. La prima parte è garantita dalla costituzione, e ribadirlo in una legge (sotto ordinata alla costituzione) è inutile. La seconda è una frase fatta, è tautologica dato che le associazioni sono realizzate dai cittadini per promuovere la propria partecipazione ecc. Vogliamo parlare di “definire forme e modalità di organizzazione e amministrazione degli enti ispirate ai principi di democrazia, uguaglianza, pari opportunità, partecipazione degli associati e dei lavoratori e trasparenza, nonché ai princìpi di efficienza, di correttezza e di economicità della gestione degli enti”? Mettere insieme elementi che già esistono nelle normative del non profit e far passare tutto ciò come “la Grande Riforma” vuol dire farci passare come quelli con l’anello al naso. Qualcuno dica loro che “prevedere il divieto di distribuzione, anche in forma indiretta, degli utili e del patrimonio dell’ente, anche in caso di scioglimento del vincolo associativo e di estinzione” è un principio già tradotto in legge da almeno tre lustri!

Riconoscere il valore dell’economia (produzione e commercio di beni e servizi) – voto 7 per incoraggiamento

La frase è “riconoscere e favorire l’iniziativa economica privata, svolta senza finalità lucrative, diretta a realizzare in via principale la produzione o lo scambio di beni o servizi di utilità sociale o d’interesse generale”. Se non limitano questa opportunità alle sole imprese sociali, e se finalmente riconoscono – come già fa la Cassazione – che le Onlus possono vendere beni e servizi (anche come attività istituzionale) faranno fare un bel passo in avanti al non profit. Doveva essere così già con le Onlus, poi l’Agenzia delle Entrate ha messo i bastoni tra le ruote limitando persino le attività connesse!

Volontari e compensi: il cortocircuito – voto 3

Scrivono “disciplinare le modalità e i criteri dell’attività volontaria degli aderenti, nonché i limiti e gli obblighi di pubblicità relativi agli emolumenti e ai compensi”. Ma se sono volontari, di quali emolumenti o compensi parlano?

Registro unico e Autorità del Terzo Settore – voto 10:2=5

Parlano di “riorganizzare il sistema di registrazione degli enti attraverso la previsione di un registro unico del Terzo settore” ma non dicono nulla su chi dovrebbe controllare e detenere il registro unico. Nelle bozze che ho ricevuto si parlava di un’Autorità, che sarebbe stata finanziata in parte col 5 per mille. L’idea è buona, sempre che il “prelievo” dal 5 per mille  sia ridotto (il 2%, ad esempio, vale 10 milioni). E’ una buona vecchia idea del prof Zamagni che ogni tanto l’azzecca, come gli orologi rotti che due volte al giorno segnano l’ora giusta! Purtroppo nel testo a mano libera del Ministero del Lavoro non se ne fa cenno. Aspettiamo fiduciosi.

Impresa sociale che può distribuire dividendi – voto 8

Parlare dell’Impresa sociale “porta sfiga” – come ebbi a dire più volte – come poche cose al mondo. Certo che se iniziano a copiare i modelli stranieri – che prevedono remunerazioni limitate a chi apporta i capitali – la musica può cambiare!

Personalità giuridica – voto 9

Scrivono “riorganizzare e semplificare il procedimento per il riconoscimento della personalità giuridica”. Ottimo! Segnalo solo che dimenticano di aggiungere il verbo “ripensare”, nel senso che bisognerebbe capire il senso del riconoscimento giuridico attuale, e poi – solo poi – riorganizzare le procedure.

Servizio civile universale – voto sospeso

E’ uno dei capitoli di maggior costo, sarebbe opportuno toglierlo dalla delega e scrivere direttamente un disegno di legge (senza delega) separato.

Agevolazioni fiscali – voto 4 (all’italiano) e 4 all’assenza di riferimenti a quali norme

Si legga “introdurre un regime di tassazione agevolativo che tenga conto delle finalità solidaristiche e di utilità sociale dell’ente”. Regime di tassazione agevolativo: E’ il regime che deve essere agevolativo (meglio, agevolato) o la tassazione che deve essere agevolata? Mistero. Perché non si dice mai quali imposte saranno agevolate, agevolative, agevolande, agevolabili? Imposte dirette, indirette, IVA, Ires, IMU, Registro ecc? Gli enti non profit godono già di molte agevolazioni, vogliamo rimetterle in discussione? E non parlano degli adempimenti, che spesso pesano quanto le imposte! Idee confuse o mancanza di idee?

Agevolazioni per i donatori – voto 10

Leggiamo “razionalizzare e semplificare il regime di deducibilità e detraibilità dal reddito delle persone fisiche e giuridiche delle erogazioni liberali, in denaro e in natura, disposte in favore degli enti del Terzo settore”. Concordo in pieno. Poi, certo, bisognerebbe saperlo fare, saper semplificare e ridurre le oltre 30 norme, ovviamente garantendo maggiori risparmi per donazioni a favore di enti solidaristici. Ottimo il riferimento alle donazioni in natura: che affrontino bene sia la questione dell’IVA sia quella delle donazioni di servizi.

Riforma del 5 per mille – voto “non so più come dirlo! c’è già!”

Riporto il testo: “rivedere e stabilizzare l’istituto della destinazione del 5 per mille dell’imposta sul reddito delle persone fisiche in base alle scelte espresse dai contribuenti in favore degli enti del Terzo settore. E’ prevista l’introduzione di obblighi di pubblicità delle risorse ad essi destinati”. La delega fiscale è già legge. Stiamo aspettando i decreti legislativi. Uno deve contenere la riforma del 5 per mille. L’unica differenza sarebbe che nella delega fiscale il finanziamento (completo) del 5 per mille è subordinato ai maggiori risparmi fiscali derivanti dalle manovre contro l’erosione  fiscale. Qui si afferma che si garantiscono i 500 milioni all’anno. La differenza è sostanziale. Ma il D Lgs sul 5 per mille da delega fiscale potrebbe essere pronto tra poco, mentre quello sul 5 per mille dal decreto Terzo settore arriverebbe forse nella prossima primavera. E il 5 per mille 2015 come lo regolano? C’è poi da fidarsi?

Ci sono anche altri argomenti che non ho toccato perché sono formulati alla “supercazzola”. Del tipo, organizzazioni di volontariato e promozione sociale: “armonizzazione delle diverse discipline vigenti in materia”. E cosa vuol dire? Sforzatevi un poco per dire qualcosa di più concreto.

Ultimo argomento.

I soldi: voto 3 per la figuraccia

Alcuni parlamentari hanno sbracciato e sbracato nelle ultime settimane dicendo che la riforma subiva un rinvio perché quei cattivoni del Ministero dell’Economia avevano fatto notare che mancavano i soldi. Nei diversi testi pervenutimi si parla di riforma a costo zero per le casse dello Stato. Qui la confusione – soprattutto in chi ci governa, temo – regna sovrana! Ma che costi o non costi, il fatto che nel lanciare le linee guida non ci sia stato UNO tra i proponenti che abbia posto la questione, e che abbia detto pubblicamente questa riforma costa Y fantastiliardi, ma porterà a benefici economici e sociali (quantificabili) a tutta la società, ecco, questo mi sembra grave.

Carlo Mazzini

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