Legge di stabilità 2015: 5 per mille stabile e tetto a 500 milioni

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Questa sì che è una buona notizia!

Le bozze che girano per il web e la conferma autorevole di Bonacina su VITA vanno tutte verso un’unica direzione.
Nel disegno di legge di stabilità 2015 c’è l’intenzione (anzi ci sarebbe proprio l’articolo di legge) di rendere perpetuo il 5 per mille (a partire dal 2015 e per gli anni a venire) con incorporato un tetto che è stato fissato a 500 milioni, anche in quel caso a partire dal 2015.
Tra le tante promesse di Renzi, questa sarebbe una delle più gradite se davvero diventasse effettiva. E a dire il vero non si vede come potrebbe non diventare reale, concreta.
E’ difficile pensare che qualche forza politica si possa mettere di traverso su questa decisione.
Dato che tante volte in passato abbiamo rampognato il Governo – di qualunque colore, anche il più sbiadito – è giusto, anzi è normale che diciamo che questa volta l’hanno fatta giusta (o hanno intenzione di farla).
Così si riducono a zero tutte le cautele del passato mosse dai diversi parlamentari e forze politiche che dicevano che il Ministero dell’Economia non permetteva di rendere stabile e perpetua una misura come il 5 per mille. D’ora in poi – sempre che si avveri tutto ciò, naturalmente – nel bilancio dello Stato avremo sempre e comunque un “- 500” che ogni anno dovrà essere finanziato in qualche modo, sperabilmente con il gettito Irpef, così come è per l’8 per mille. Per quest’ultimo, infatti, lo Stato non deve ogni anno trovare le somme corrispondenti per finanziarlo, ma lo dà come spesa “naturale” a carico della fiscalità generale.
Direte: sì, ma l’8 per mille destinato allo Stato ha subito una serie di tagli negli ultimi anni, motivato per coprire le spese dei canadair, della neve a Roma e altre spese che non trovavano risorse in altri capitoli di spesa.
Bravi! (come mi piace avere lettori così attenti!!!)
Infatti, una volta diventata legge, nei prossimi anni bisogna vigilare affinché non facciano porcherie immonde, come successe alcuni anni fa proprio con il 5 per mille, falcidiato da un fantomatico finanziamento (alle Regioni!) per attività di assistenza a favore dei malati di SLA.
Dobbiamo chiederci anche se 500 milioni bastino oppure no.
Per avere un’idea della realtà delle cifre, basta andare a leggere cosa dichiara il Ministero dell’Economia alla Corte dei Conti, quando candidamente – e senza vergognarsi neppure un poco – ammette di aver tagliato in questi anni cifre considerevoli.
A pag 29 della relazione sulla Destinazione e gestione del 5 per mille, resa pubblica sotto Natale dello scorso anno dai magistrati contabili, si legge

“Per l’anno finanziario 2011, … l’Agenzia delle entrate ha comunicato al Ministero dell’economia e delle finanze (…) che l’effettiva disponibilità delle somme destinate al contributo de quo, in ultronea applicazione del d.P.C.M. 23 aprile 2010, come previsto dal decreto legge citato, era pari, nel totale, alla quota parte di euro 395.012.422 (dei 487.850.599,97 erogabili), …”

 

Per il 5 per mille 2011, quindi, le somme destinate al 5 per mille dai contribuenti erano quasi 490 milioni.
A quanto ammonteranno le somme che i contribuenti destineranno alle organizzazioni nel 2015?
Nel 2012, le statistiche fiscali ci dicono che l’ammontare dell’imposta netta incassata dallo stato è aumentata di uno zero virgola qualcosa (0,03%). A parità di erogatori nel 2012 si sfiorerebbe di nuovo i 490 milioni.
Cosa speriamo per il 2014 corrente (5 per mille 2015)? Che la gente dichiari un reddito in linea con gli scorsi anni? Che i contribuenti sottoscrittori del 5 per mille non aumentino in numero? Che non sia aumentata l’imposizione o che deduzioni e detrazioni abbiano inciso di meno?
Per chi facciamo il tifo?
Per il gioco al rialzo, e quindi per le organizzazioni nella speranza che incassino di più?
O per il gioco al ribasso, cioè per chi scrive e vota le leggi, sperando che non faccia l’ennesima figuraccia tra uno o due anni quando si scoprirà che la barriera dei 500 milioni era troppo bassa?
Per ora godiamoci il presente. Una buona notizia, un buon viatico – si spera – anche per la Riforma del Terzo Settore.

Carlo Mazzini

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