Riforma del Terzo Settore: le parole che non si capiscono vanno al Senato

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Da quando questo Ambaradan della Riforma si è messo in moto, ho cercato di essere prudente, nel senso di non fare il “Signor No” della situazione perché in effetti si tratta (si tratterebbe) di un’occasione utile per far fare un passo in avanti non solo al III settore ma soprattutto alla società italiana.
Pensate: mettere a posto la complessa legislazione italiana sul non profit, distinguere nel III settore chi fa parte del non profit e chi dell’economia sociale, semplificare il semplificabile, consentire davvero a chiunque di amministrare un’organizzazione senza rischiare l’osso del collo, far conoscere a tutta la cittadinanza il valore anche “di sistema” del III settore …
Ora siamo arrivati alla prima prova del nove.

8 aprile 2015: è probabile che (aggiornamento) 9 aprile 2015: il disegno di legge delega ha superato oggi il primo scoglio parlamentare rappresentato dall’Assemblea della Camera.
Trovate il testo di come era uscito dalla Commissione in fondo a questa pagina del sito della Camera.
Cosa ci dice questo testo?
Non è facile dirlo. Lo abbiamo visto nascere anche se è figlio di N.N. nel senso che non si sa chi siano i veri genitori (chi sono i tecnici che ci hanno messo le mani?). Lo abbiamo visto crescere a dismisura e sappiamo che gran parte degli emendamenti che hanno avuto successo sono stati presentati dal PD.
E questo giovane virgulto ha tratti somatici davvero sorprendenti. E non hanno sorpreso solo me.
Commercialisti, notai, esperti … non capiscono il testo del ddl
Di recente ho partecipato ad un incontro organizzato dall’Ordine dei Commercialisti di Milano. Oltre ad un mio intervento – sulle semplificazioni – l’incontro ha registrato le prolusioni di esperti della Curia di Milano, di commercialiste/i dediti al non profit quanto se non più di me, esperti vari tra cui un notaio e un funzionario dell’Agenzia delle Entrate.
Ce ne fosse stato uno che avesse detto “questa è una buona riforma!” Manco mezzo. Tutti hanno rimarcato il fatto che una legge è fatta di parole e frasi che messe assieme hanno e danno un certo senso alla legge. Questo ragionamento – lapalissiano quanto volete – è l’anticamera per dire: ma con questa legge cosa vogliono fare? Quale sarà la ricaduta delle espressioni qui usate nella vita delle persone e degli enti?
Sappiate che nessuno tra i presenti ha saputo dire il significato di molte espressioni riportate nel ddl. Si è rilevato che il concetto che viene chiamato in un certo modo all’articolo 1, negli articoli seguenti prende altra forma (altre espressioni, altre parole) e forse anche altra sostanza.
In definitiva, gli esperti del non profit – togliete pure me – dicono che “da esperti” non sanno cosa veramente dica questa norma.
Anche alla Camera non capiscono il senso del ddl
Poi c’è il Comitato per la legislazione, organo parlamentare composta da 10 deputati; esprime alle Commissioni pareri sulla qualità dei progetti di legge, valutandone l’omogeneità, la semplicità, la chiarezza e proprietà di formulazione, nonché l’efficacia per la semplificazione e il riordinamento della legislazione vigente.
Il parere del Comitato su questo ddl è davvero poco lusinghiero. Dice che il legislatore dovrebbe chiarire a se stesso se si intende fare una Riforma o un Riordino, se intenda innovare o ordinare. La questione non è di poco conto, dato che gli spazi del legislatore delegato (Governo) offerti dal legislatore delegante (Parlamento) sono disegnati dalla legge delega che deve essere chiara nelle sue espressioni. Se io ti dico che deve riordinare la stanza non mi aspetto (e tu non devi farlo) che me la ristrutturi da capo a piè.
Poi, altre bacchettate sulle mani del governo e dei deputati della XII Commissione.
Quando si parla di rivedere le norme sul riconoscimento giuridico, si parla ovviamente del DPR 361/00. Ma il Comitato osserva che “sull’argomento, il Governo sarebbe già abilitato in via permanente ad intervenire modificando il predetto regolamento, senza necessità di un’apposita delegazione legislativa” in quanto il DPR può essere modificato dal Governo stesso.
Sul 5 per mille, il Comitato ripete ciò che ho detto di frequente anch’io. Esiste già la delega al Governo per riformulare la normativa (L 23/14, delega fiscale). Perché ritornare sull’argomento e perdere tanto tempo?
In generale, il Comitato afferma che la Commissione (il parere è stato precedente alla formulazione finale) dovrebbe “impiegare una terminologia uniforme e corrispondente in tutto il corpo dell’atto in esame”. Appunto.
Un’altra Commissione la decima – afferma che non ha capito – e noi con lei – cosa sono le finalità civiche dell’art 1: “provveda la Commissione di merito a meglio definire il concetto di «finalità civiche» … allo scopo di assicurare una più puntuale qualificazione giuridica del sistema degli enti da ricomprendere nella perimetrazione del Terzo settore”.
Ma c’è chi ha capito e vorrebbe aggiungere altre brutture
Nell’esame delle altre Commissioni (consultive) si leggono chicche che fanno rabbrividire. E noi che ci lamentavamo della XII Commissione. Una (XI – Lavoro) afferma che la Commissione dovrebbe riprendere una proposta di legge associata al ddl in oggetto della quale già parlammo. La Commissione – senza vergognarsene – afferma: “valuti la Commissione di merito l’opportunità di integrare le disposizioni dell’articolo 5 in materia di revisione della disciplina vigente in materia di volontariato e di promozione sociale al fine di consentire alle organizzazioni di volontariato, nel rispetto del principio di gratuità delle prestazioni dei volontari, di rimborsare loro in modo forfetario le spese sostenute per l’esercizio dell’attività prestata entro un limite massimo annuale, di valore contenuto, escludendo tale rimborso dal reddito imponibile”. AARGH
Un’altra (VII – Cultura scienza ed istruzione) afferma che bisognerebbe “prevedere la possibilità di inserire le associazioni sportive dilettantistiche nell’albo delle organizzazioni di volontariato”. Questi sono ignoranti (cultura) e matti. Ad oggi, le sportive dilettantistiche se si comportano da “volontariato” (rispettando la L 266/91) sono già ODV. Non vogliono forse far diventare tutte “di volontariato” le organizzazioni dello sport dilettantistico anche in assenza dei requisiti della L 266/91, vero?
Breve chiosa
Sarebbe una bella giornata se oggi si alzasse un deputato e dicesse:
“Cari colleghi e care colleghe della XII Commissione. Ci avete lavorato un bel po’ su questo testo, lo riconosciamo. Avete sudato molte camicie per far convergere i voti della maggioranza. Ma ora lo potete ammettere: questo testo non si capisce. Non è italiano. Le definizioni che vengono date sono “non definizioni”. Avete usato termini vuoti di significato. Avete dato una delega a 360 gradi al Governo che può fare tutto e il contrario di tutto in barba a quel poco che ci resta della Costituzione (cfr art 76). Non si capisce neppure quale legge vogliate modificare, dato che ne citate pochissime nel testo.
Abbiamo capito che siete dei simpaticoni e che l’avete fatto solo per coglierci in castagna e farci fare quattro risate assieme! Ma ora smettetela: su, dai, tirate fuori il vero testo della legge delega”
Carlo Mazzini
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