Riforma costituzionale e non profit: la partita di Giro

0

Sorprende aprire Vita online e trovare un’intervista di Stefano Arduini al vice-ministro Giro che mette in relazione non profit e riforme costituzionali. Sorprende perché non c’è relazione ma Giro fa finta di trovarla. E’ vero che la migliore battuta umoristica era stata quella della madrina della riforma costituzionale (Min Boschi) che alcuni giorni fa, sull’onda dello sdegno e dell’emozione per i ripetuti attacchi terroristici, aveva fatto viaggiare insieme, sullo stesso vagone logico, la riforma costituzionale e la sicurezza! Insuperabile.

Ma Giro è lì, a pochi passi.

Sottolineo solo poche frasi, fior da fiore.

“Il potere diffuso è divenuto deresponsabilizzante e autoreferenzialità, una parte delle malattie del paese. La gente se ne è accorta da tempo e lo ha rifiutato, talvolta in maniera veemente. Si è aperta la strada ad avventure, a salti nel buio. La politica deve dunque riformarsi, darsi una nuova autorevolezza. Ciò può avvenire soltanto da un riconcentrare il potere – molto relativo invero – e da una ritualità nuova, meno accondiscendente con se stessa, più pronta ad interfacciarsi con le sfide reali.”

Quindi è vero che la riforma serve a concentrare i poteri, e se lo dice lui, perché non crederci? Ora non è che la cosa mi disponga tanto bene, dato che tutto si deve fare meno che concentrare i poteri. Mi hanno sempre insegnato che i poteri bisogna equilibrarli. Ma passiamo oltre.

“Per questo occorre spiegare le ragioni del SI’ in maniera chiara, come una svolta per tentare di essere più vicini ai bisogni e meno alle ritualità, più esposti alle sfide e meno autoreferenziali. Una politica più autorevole che aiuti di più i cittadini e si ammanti di meno delle sue cerimonie. Non bisogna cadere nella trappola dei sostenitori del NO che vogliono un dibattito solo politicistico, tutto interno alle logiche dei palazzi, come un referendum sulla figura di Renzi o simili cose.”

Ora, a parte il termine desueto policistico (che esiste ed è dispregiativo di politico), e a parte che il referendum sull’attuale governo l’ha voluto proprio il capo del governo (“me ne vado a casa se perdiamo il referendum”), se concentriamo il potere è chiaro che questo diventerà sempre più autoreferenziale, non ci vuole un genio per capirlo; ma Giro, che di politica ne capisce molto più di noi, ritiene proprio il contrario.

Il salto triplo carpiato con avvitamento lo lascia alla fine, parlando del non profit.

“Molto più interessata al referendum è la società civile organizzata, quella delle ONG o del Terzo settore, quella dei corpi intermedi per intenderci. In questo vasto mondo, un po’ come nella politica, c’è chi è nostalgico dei vecchi cerimoniali che davano loro una briciola del potere diffuso. Così ha maturato un atteggiamento contrario, ma si tratta di pura sopravvivenza.”

Qui proprio non lo capisco, perché io al massimo sono policistico, mentre lui è un politico di lungo corso. Non capisco a chi si riferisca. Tra i fautori del NO “c’è chi è nostalgico dei vecchi cerimoniali che davano loro una briciola del potere diffuso”: non saranno mica quelli che hanno accettato le poltrone di Ministro della cooperazione internazionale (2011 – 13: Riccardi, fondatore di Sant’Egidio) o Mario Giro (uomo di Sant’Egidio), attuale viceministro degli esteri con deleghe alla cooperazione internazionale? Quest’ultimo, guarda caso, non è un omonimo dell’intervistato, è proprio lui. Ma poi va avanti.

“Molti invece vedono nelle riforme un’occasione di rilancio: una politica più autorevole saprà aiutare a rifare forte il collante del paese e suscitare dalla base forme di rappresentanza ora indebolite. Perché non è vero che i corpi intermedi stiano meglio dei partiti: la crisi della politica impotente è anche quella della società civile organizzata. I due aspetti sono legati.”

Un attimo: peggio dei partiti non sta nessuno, e lo dico con dispiacere. Poi, parlare di corpi intermedi così, senza citare le mille tipologie degli stessi è un po’ superficiale. Una cosa è la crisi di rappresentatività dei sindacati ma anche delle associazioni che rappresentano le aziende. Altro è il mondo del non profit che ha davvero tanti problemi (tra cui quello di non riuscire a farsi rappresentare degnamente da un’unica formazione), ma non quello di rappresentare le istanze di chi aiuta. No, questo no. Il non profit da sempre anticipa i bisogni della società, nel senso che legge e registra quello che succede quando incontra le persone che aiuta. Potrebbe essere più efficace nelle risposte, certo. Potrebbe avere una comunicazione con il potere più pregnante. Sarebbe opportuno che riuscisse a comunicare con i cittadini senza far leva nei soliti stereotipi, evitando di scimmiottare i markettari del for profit. Sicuro.

Ma quando parla della società, il non profit sa di cosa parla, perché ci mette le mani dentro, patisce sconfitte e condivide vittorie con le persone che aiuta. E questo, un componente di Sant’Egidio dovrebbe saperlo.

Caro Vice Ministro, siamo sempre qui ad aspettare la relazione tra il referendum costituzionale e il non profit, così come staremmo sempre aspettando – a suo buon cuore, naturalmente – i bilanci di Sant’Egidio che secondo le linee guida – che ha licenziato lei – dovrebbero essere online e che online finora non sono stati messi! Ne parlai quasi 6 mesi fa qui e da allora nulla è cambiato. Confidiamo nella riforma costituzionale, che farà perdere le vecchie abitudini a tutti!

Carlo Mazzini

Related Posts with Thumbnails
Share.

About Author

Leave A Reply

Time limit is exhausted. Please reload CAPTCHA.

Questo sito utilizza cookie per funzioni proprie. Se continui nella navigazione o clicchi su un elemento della pagina accetti il loro utilizzo Per maggiori informazioni vai in fondo alla pagina e clicca su "Privacy Policy"

Vai in fondo alla pagina e clicca su "Privacy Policy" - Per contattarci su questioni "Privacy" scrivi a "studiouno (chiocciola) quinonprofit.it"

Chiudi