CSV finanziati dallo Stato grazie al credito d’imposta concesso alle fondazioni bancarie

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Una delle novità della legge di stabilità in discussione alla Camera interessa il non profit ed è contenuta all’articolo 74, cc 1 – 4, dove in sostanza si dà l’opportunità alle fondazioni bancarie di ottenere un credito d’imposta per i versamenti volontari effettuati a favore dei centri di servizio per l volontariato.
Come sapete, le fondazioni bancarie sono obbligate a finanziare i CSV grazie (è proprio il caso di dirlo) alla legge 266/91.
Dato che le fondazioni bancarie in questi anni soffrono dell’andamento non ottimale (eufemismo) dei risultati delle banche delle quali sono azioniste, è davvero alto il rischio, anzi la certezza, di finanziare con pochi danè i CSV e quindi di obbligarli a contrarre i servizi o persino di chiudere i battenti. Si noti, peraltro, che nella legge delega si prevede un aumento delle funzioni dei CSV senza dargli un becco di quattrino in più!
Si è quindi arrivati ad una soluzione “pubblica” del problema consentendo (solo per il 2017) alle fondazioni bancarie di ottenere un credito d’imposta del 100% per risorse aggiuntive – a quelle obbligatorie – fino a 10 milioni di euro complessivi.
Per i CSV questa misura rappresenta una boccata d’ossigeno (leggete le dichiarazioni del CSVnet qui giustamente entusiastiche) dato che aumentano le entrate del 25% (dopo anni di continue contrazioni) e per le fondazioni bancarie una soluzione win – win.
Inoltre le fondazioni hanno ottenuto – in realtà sperano di ottenere, se la norma non cambia nell’iter parlamentare – la possibilità di cedere il credito d’imposta a banche e assicurazioni, in modo da non dover aspettare l’anno successivo l’erogazione (che dovrà effettuarsi nel 2017) per ottenere il reintegro dei soldi erogati ai CSV.
Chi paga in questo giro di soldi e crediti? Lo Stato, cioè noi. Prima di stracciarci le vesti, possiamo prendere atto dell’importanza dei CSV nell’aiutare le piccole e medie organizzazioni spesso in balia di leggi che non sono facili da comprendere e da un’amministrazione dell’ente sempre più complicata da adempimenti folli.
Se le fondazioni utilizzeranno tutti i 10 milioni, ciò si tradurrà in carico pro-capite di 17 centesimi per italiano, bimbi inclusi. E’ uno di quei casi – e lo dico in totale convergenza d’interessi, dato che lavoro con i CSV – in cui mi arrischio nell’affermare che per 17 centesimi ne vale la pena; e considerate la mia provenienza genovese!
Invece il meccanismo di erogazione dei 10 milioni mi convince poco, in quanto segue il modello del primo che arriva meglio si alloggia.
Forse sarebbe stato meglio ipotizzare una modalità più perequativa di distribuzione della possibilità di ottenere il credito d’imposta. E se lo prendono solo due o tre fondazioni? I CSV che dipendono dalle altre rimangono a bocca asciutta?
Magari ci avranno già pensato all’interno dell’ACRI o con il CSVnet.
Magari.

Carlo Mazzini

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