Tonfo di Renzi: cosa succede alla riforma del Terzo Settore?

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Scrivo queste note subito dopo aver appreso la notizia che A) il NO ha vinto il referendum, B) Renzi ha dichiarato concluso il suo mandato e salirà pertanto al Colle.

Nella piccola prospettiva della riforma del terzo settore ci chiediamo che fine farà la Riforma del Terzo Settore.

Alcune sicurezze.

  1. A parte il decreto legislativo sul servizio civile (già sulla via dell’approvazione), il resto (impresa sociale, 5 per mille, fisco del non profit, codice unico, ecc) è ancora in alto mare, nel senso che voci di corridoio danno per quasi conclusa la stesura sull’impresa sociale, mentre per il resto ci si trova come Battisti quando si chiedeva cosa sarebbe successo a guidare a fari spenti nella notte!
  2. Caduto un Governo, ne nasce un altro, e questo mantiene le deleghe assegnategli dal parlamento
  3. Il Governo che verrà avrà tutto il tempo – se lo vorrà – di approvare gli altri schemi di decreti legislativi entro metà maggio 2017, termine ultimo (45 gg prima della scadenza di un anno dalla pubblicazione a fine giugno 2016 della L 106/16)
  4. E’ altamente improbabile che si vada a nuove elezioni nei primi 6 mesi del 2017 dato che manca una legge elettorale (il Porcellum è stato in gran parte dichiarato incostituzionale) e tra pochi giorni c’è la possibilità che la Corte Costituzionale bocci l’Italicum (o almeno questo è ciò che ho capito).

Quello che non sappiamo è se il Governo post-Renzi di questa legislatura avrà voglia di cimentarsi su questi temi, se cioè ci saranno le condizioni politiche per farlo. E’ chiaro che sarà un Governo targato PD più frattaglie (NCD, forse Ala ecc). E quindi ci saranno le stesse forze politiche che hanno approvato la legge delega. Ma forse cambieranno i ministri e i sottosegretari. Ci sarà Bobba? Ci sarà un suo emulo che darà lo stesso impulso che ha dato l’onorevole piemontese?

Quello che non so – ma forse voi sì – è se la delega mantenga la sua efficacia anche in caso di conclusione di legislatura. Lo ignoro, ma ad oggi potrebbe non essere rilevante saperlo dato che non credo ci siano le condizioni politiche di sicurezza per i partiti dell’attuale maggioranza di vincere ad elezioni molto ravvicinate. Detto fuori dai denti: è troppo alto il rischio per il PD di perdere contro M5S se si andasse a brevissimo ad elezioni.

E’ vero che il PD ha dato prova di condotte masochistiche, ma se proponesse di andare ora al voto sarebbe un caso non di politica poco avveduta ma di malattia psichiatrica grave.

Auguriamoci quindi che tra tecnici, ministeriali e nuovo governo, questo lungo calvario della riforma del terzo settore abbia fine nel migliore dei modi, ovvero con decreti legislativi efficaci che facciano fare al terzo settore un balzo in avanti.

Ultima nota: nel discorso di commiato di questa notte, tra i meriti che Renzi ha riconosciuto al suo Governo ha citato quello di aver approvato la riforma sul terzo settore. E’ più forte di lui, non ce la fa a dire la verità per intero, ma ama dirne solo una parte. E’ stata approvata solo la legge delega di riforma, non la riforma. Senza decreti legislativi, sulla realtà dei fatti quella legge ha il peso specifico di un moscerino sul parabrezza.

Carlo Mazzini

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