L’interpretazione di Gabriele Sepio, fornita al Corriere della Sera – “Buone Notizie” (10/10/2017) – mi lascia a dir poco perplesso: la sostanza è che, grazie a ciò che è stabilito nell’art. 101, comma 2, d.lgs. 117/2017, sarebbe possibile riesumare la “+ dai – versi”.
Il problema della deduzione delle donazioni effettuate tra il 3 agosto e il 31 dicembre 2017, lo abbiamo affrontato qui, qui e qui
Quanto affermato e anticipato sul corrierone sembra che sarà confermato attraverso la emananda circolare esplicativa sulla Riforma del Terzo settore.
La mia perplessità (e quella di altri colleghi) risiede nel fatto che il contenuto dell’art. 101 è una sorta di norma di salvaguardia che permette di uscire dagli empasse che giocoforza si produrranno nelle prime fasi di applicazione della norma. Serve cioè a regolamentare ciò che il legislatore non ha affrontato.
Ma la questione dell’abrogazione della “+ dai – versi” è diversa: lì il legislatore delegato è intervenuto per eliminare con precisione chirurgica (cfr. art. 99, comma 3) un pezzo dell’art. 14 del d.l. 35/2015 e con altrettanta precisione chirurgica ha scritto (art. 104, comma 1) che il nuovo regime sulla deduzione degli oneri decorre con effetto 1° gennaio 2018.
Affermare che due norme chirurgicamente scritte possano essere disattese da una norma di salvaguardia è quantomeno singolare e suona più come la battuta di Ugo Tognazzi in “Amici Miei”.
Diversamente allora perché mai scriverle, queste norme chirurgiche? Non facevano prima a scrivere “si cambia dal 1° gennaio 2018”?
E’ assai più probabile che si sia verificato un errore nel coordinamento delle due norme (che ci può stare) ma l’affermazione secondo la quale si fornirà un’interpretazione autentica mediante una circolare ministeriale, francamente, suona come il detto veneto “xe péso el tacon del buso”.
C’è tempo per rimediare con una norma che rimetta ordine al coordinamento prima che si chiuda l’anno corrente ed è ciò di cui abbiamo bisogno.
Gianpaolo Concari
