Presidenti: tutto fa board

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Si parla tanto di professionalizzazione del non profit; vengono offerti dal sistema universitario corsi, seminari e “master” sul terzo settore con sempre maggior frequenza. Libri (molti), siti (pochini, in verità), strumenti per la gestione, per l’amministrazione degli enti; tutto ciò è reperibile nelle bancarelle virtuali e reali del non profit.
Ma chi istruisce il board? Chi insegna a chi ne fa parte (e che di norma partecipa ad un numero non esiguo di CdA di altri enti) le regole del comando? Chi gli fa presente che alla nostra organizzazione deve essere dedicato il tempo che merita, e che, data la forte componente etica del loro mandato, bisognerebbe viverla come fosse l’unica attività.
Tempo fa si diceva che in Italia tutti sono presidenti di qualcosa. Credo che il costume non sia cambiato, il che significa che, sulla base della crescita del non profit degli ultimi anni, un esercito di sovrani sono stati elevati al soglio imperiale delle associazioni. Un rapido calcolo: se gli enti non profit sono ca. 200 mila, contando che per ogni ente vi è la necessità di un Presidente e la sciagura di uno o più Vice Presidenti, arriviamo a subire una popolazione di Pres e di VicePres pari ai residenti di Venezia e Firenze messe assieme.
Tornando al micro, soprassediamo sulla consapevolezza di tali personaggi sugli oneri legali connessi alla responsabilità di rappresentare un’associazione (sia questa il Circolo di Badminton di Coriate di Sotto o il Club internazionale degli Astrofisici); invitiamo alla riflessione in riferimento al ruolo e all’influenza che una buona Presidenza ha sulla vita e sulla gestione di un’organizzazione.
O forse è più istruttivo vedere il bicchiere nella sua parte vuota.
Quali sono le conseguenze di una Presidenza mal gestita, perché latitante o troppo opprimente? E’ inutile dire che non dovrebbe essere così, dare indicazioni su come ci si comporta da Presidente. E’ forse più utile iniziare a raccogliere i fenotipi di presidenza degli enti non profit, darne delle definizioni, comprenderne le possibili distorsioni, suggerire le auspicabili correzioni.
Mi riprometto di dedicare a questi “animali” in inesauribile via di riproduzione alcuni profili; come al solito, tra il serio ed il faceto.

Carlo Mazzini

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